A cura di Life Strategies
Il tradimento è una delle esperienze più dolorose che, purtroppo, capita di affrontare. Spesso è un vero e proprio incubo, capace di scatenare un’onda di emozioni intense, che vanno dal dolore al risentimento, fino allo stordimento e alla rabbia.
Il disorientamento, a volte, è così forte da scatenare reazioni di autolesionismo.
Quando ciò avviene, siamo talmente inghiottiti dal trauma che, per realizzare cosa sta accadendo, cerchiamo ogni dettaglio sul tradimento. Che sia il controllo furtivo del telefono del partner o la continua verifica di ciò che ci viene raccontato, non facciamo altro che infliggerci ulteriore dolore. I pensieri intrusivi e l’iper-vigilanza sono quei meccanismi che fanno sì che il controllore sia costantemente in preda all’ansia e all’irritabilità, che al primo indizio sfocia in rabbia esasperante. Al contrario, il controllato cade nell’evitamento, anche quando vorrebbe confessare il tradimento. Quest’ultima reazione, presente in chi è colpevole di tradimento, innesca un altro paradosso: la colpa è del controllore. Infatti, da un lato, il controllore precipita in una spirale di angoscia e di sensi di colpa; dall’altro, il controllato può sentirsi nel giusto a non dire la verità. E lo fa per non scatenare uno stato peggiore nel controllore, nei confronti del quale poi scaricherà la colpa di una reazione esagerata.
Le derive della rabbia da tradimento
La rabbia non è mai una buona consigliera e spesso la scarichiamo sotto forma di vendetta impulsiva. Capita, quando si viene traditi, di reagire al dolore con una vendetta che danneggia la vita personale o professionale del partner. Il diffondere voci negative, però, non ha un impatto solo sul partner, ma anche sulla reputazione di chi quelle voci le mette in giro.
Una delle più frequenti derive è l’isolamento sociale: quando scegliamo di isolarci completamente per evitare di affrontare la situazione, aumentiamo la depressione da solitudine e il dolore che ne consegue.
Quando l’autostima scende e la rabbia sale
Come abbiamo visto, quindi, la rabbia è una risposta emotiva primaria che si attiva in situazioni percepite come ingiuste o minacciose. Nel contesto di un tradimento, essa agisce come un meccanismo di difesa che mira a ripristinare un senso di giustizia. Tuttavia, se non controllata, la rabbia può sfociare in azioni impulsive e distruttive.
Secondo Giorgio Nardone è però possibile fare in modo che la rabbia non sia nostra nemica, ma un’alleata. Anzi, questo è il primo passo per trasformare il dolore in azione costruttiva. Interpretare il tradimento non come un attacco personale, ma come un’opportunità per valutare e rafforzare la propria identità personale e i propri valori è lo step successivo (il cosiddetto riframing del dolore).
Per facilitare la risoluzione del conflitto e la guarigione emotiva è molto importante utilizzare il dialogo non per esprimere vendetta, ma per comprendere le ragioni dietro al tradimento e per esporre i propri sentimenti in modo costruttivo (secondo il modello del Dialogo Strategico).
La rabbia, così come tutte le altre emozioni primarie, può essere una nostra alleata.
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