3 cattive abitudini che alimentano lo stress

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Stress: che cos’è il PPSD

Diciamocelo pure: il periodo appena trascorso non è stato dei più sereni. Pochi giorni fa, la rivista Vogue ha pubblicato un articolo con un titolo più che evocativo per i nostri animi: “PPSD, il disturbo da stress post-pandemico”.

Il Covid-19 ha di certo stravolto le nostre vite: “In quest’ultimo anno molte persone hanno sofferto di traumi più o meno gravi,” dice a Vogue lo psicoterapeuta Owen O’Kane, che ha coniato il termine PPSD, “ma il problema più grande è che si tratta di una condizione inarrestabile, e per questo motivo credo che il disturbo da stress post-pandemico prima o poi esploderà. In questo momento non viene riconosciuto come un vero problema perché stiamo tornando alla normalità. Ma come per tutti i traumi, il suo impatto sarà più evidente quando la pandemia sarà superata”.

I sintomi, spiega lo specialista, sono pressoché identici al classico: “aumento dell’ansia, scarsa motivazione, sentirsi sfiduciati o impotenti, disturbi del sonno, cambiamenti nell’appetito, intorpidimento, sentirsi più arrabbiati o irritabili, negatività o pensieri catastrofici, difficoltà a socializzare, sensazione di non farcela, pensare cose come Non mi interessa niente di niente”. Ma, aggiunge: “Se soffrivate già di ansia o depressione, i sintomi potrebbero essere anche peggiori”, aggiunge. “Se prima della pandemia non avevate problemi del genere, ma in questo momento avete sintomi simili, potreste soffrire di PPSD.”

Il suo consiglio, così come quello di altri psicoterapeuti e psichiatri, è di rivolgersi ovviamente a uno specialista.

Stress: 3 cattive abitudini non invalidanti

Quando non ci troviamo in questo caso, può capitare che – nel riprendere pian piano quella normalità a cui eravamo abituati prima – riemergano quelle piccole, ma fastidiose, abitudini che causano stress. Stress al lavoro, nelle relazioni, a casa: uno stress non patologico ma che comunque merita tutta la nostra attenzione.

QUI puoi leggere 4 consigli dello psicologo John Gottman che possono aiutare una relazione ad essere più felice e duratura.

Quali sono gli elementi da gestire per limitare gli effetti negativi dello stress sul nostro benessere?

Ecco 3 cattive abitudini non invalidanti, che, con alcuni nostri piccoli accorgimenti, abbiamo il potere di smussare e trasformare in stimoli positivi!

1. Disordine mentale

Andare a dormire ogni sera pensando confusamente a tutte le cose che dovremo fare l’indomani, come se tutti gli impegni avessero la stessa priorità e ci richiedessero lo stesso sforzo sia in termini di attenzione, che di tempo, è la prima abitudine da cambiare.

Questo comportamento non solo non aiuta la nostra organizzazione quotidiana, ma ci carica anche di ansia, danneggiando persino il sonno notturno. Il disordine mentale, inoltre, è alimentato dal disordine fisico che ci circonda sia a casa sia al lavoro, come se fossero uno lo specchio dell’altro.

Disordine mentale: una possibile soluzione e un consiglio

Invece di lasciarci travolgere da una nebulosa to do list immaginaria, possiamo provare a mettere nero su bianco questi pensieri e, soprattutto, a ordinarli ponendoci le giuste domande.

Scriviamo tutto quello che ci viene in mente e poi, tramite colori diversi, diamo ad ognuno di essi la giusta priorità, chiedendoci:

C’è qualcosa che non possiamo assolutamente rimandare o delegare a qualcun altro?

Alcune attività avranno la priorità massima, e dovranno essere svolte per prime, mentre altre potranno essere del tutto eliminate dalla nostra lista oppure spostate a un giorno successivo.

Nel fare questo, cerchiamo anche di stimare un tempo limite da assegnare ad ogni azione, in modo da acquisire maggior consapevolezza delle risorse e dell’impegno necessari per svolgerla: si rivelerà molto utile per gestire la nostra giornata in modo sempre più efficiente e soprattutto sereno, liberi dal panico dell’ultimo minuto!

Si tratta di una piccola pratica quotidiana che, col passare dei giorni, potrà aiutarci a diventare più coscienti dei punti di forza su cui puntare e di quelli critici su cui lavorare, riportando ordine sia nella nostra mente sia nella nostra stanza preferita!

2. Perfezionismo e confronto con gli altri

In una società così competitiva, la pressione si fa inevitabilmente sentire: fin dagli anni della scuola veniamo abituati a pensare che essere bravi e appassionati in quello che facciamo non basti, perché quello che ci viene richiesto è essere perfetti.

Quando, poi, tale atteggiamento si riversa sulle relazioni personali, a cominciare dai confronti tra fratelli, cugini, compagni di classe, vicini di casa e via dicendo, lo stress causato dal paragone con gli altri non può che trascinarsi nel tempo, fino a diventare un’abitudine controproducente.

Infatti, pretendere di essere i migliori, non accettare i nostri difetti e limiti, non ammettere la possibilità di sbagliare in nessuna sfida della vita, non ci permette di fare del nostro meglio, anzi: ci blocca persino dal tentare di raggiungere un qualsiasi obiettivo, perché il timore di fallire diventa troppo grande.

“Sforzarsi di raggiungere l’eccellenza ti motiva, sforzarsi di raggiungere la perfezione è demoralizzante.”
Harriet Braiker

Perfezionismo e confronto con gli altri: una possibile soluzione e un consiglio

La massima “nessuno è perfetto” è un modo di dire assolutamente veritiero: per quanto ci impegniamo e cerchiamo di mantenere sotto controllo ogni elemento della nostra vita, non potremo mai prevenire ogni imprevisto o errore.

In realtà, a pensarci bene, tutto questo ha degli aspetti positivi, perché ad ogni piccola caduta o battuta d’arresto impariamo a rialzarci e ripartire più velocemente della volta precedente, accumulando esperienze preziose che permettono, a chi sa sfruttarle, di reagire in modo sempre più efficace.

Per chiudere una volta per tutte con l’ansia del perfezionismo, quindi, ripensiamo alle circostanze in cui, nonostante difficoltà o sbagli iniziali, siamo riusciti nel nostro intento: potrebbe essere quella volta in cui abbiamo deciso di superare la fobia dell’acqua imparando a nuotare, oppure quando ci siamo dedicati ad un lavoro manuale, come la pittura o il bricolage, migliorando giorno dopo giorno a discapito dei primissimi risultati, magari un po’ deludenti.

Inoltre, alcune domande strategiche possono aiutarci ad evitare atteggiamenti troppo rigidi nei nostri confronti: ad esempio, il modo in cui parliamo a noi stessi è quello in cui ci parlerebbe il nostro migliore amico o il nostro partner?
Abbiamo mai ricevuto complimenti per qualcosa che, a nostro parere, avremmo potuto fare meglio?
È mai capitato che qualcuno ci chiedesse un suggerimento, un’opinione o un aiuto riguardo a qualcosa?

Tali riflessioni possono cambiare il nostro modo di guardarci e permetterci di farlo attraverso gli occhi degli altri. In questo modo, muoveremo il primo passo verso una più profonda accettazione dei nostri limiti e una maggior consapevolezza delle nostre capacità.

3. Soffocare le emozioni

Questa cattiva abitudine è, in parte, una conseguenza del perfezionismo: infatti, pretendere di essere sempre perfetti o, addirittura, di superare le aspettative altrui, genera un vero e proprio conflitto interiore, perché siamo divisi tra ciò che vogliamo e ciò che gli altri ci chiedono.

Pur di soddisfare i desideri delle persone, finiamo per soffocare le nostre emozioni, ignorando i segnali di stress e inquietudine, che meritano invece la nostra attenzione se vogliamo raggiungere un autentico equilibrio psico-fisico.

Soffocare le emozioni: una possibile soluzione e un consiglio

Un esercizio utile per diventare più consapevoli delle nostre emozioni è il seguente:

  • Troviamo un posto familiare in cui rifugiarci in assoluta tranquillità. Può essere un luogo chiuso o all’aperto. L’importante è sceglierlo perché lì ci sentiamo a nostro agio;
  • Ora che abbiamo il posto giusto, sediamoci con la schiena dritta e i piedi ben poggiati a terra. Se vogliamo possiamo togliere le scarpe e percepire il contatto con il suolo; allo stesso modo, possiamo tenere gli occhi aperti o chiusi, in base a ciò che sentiamo più naturale. Lasciamoci guidare dalla spontaneità;
  • Iniziamo a meditare. Respiriamo col diaframma, lentamente, e cerchiamo di liberare la mente dai pensieri per dare spazio alle nostre emozioni. All’inizio è sufficiente restare in silenzio per qualche minuto. Poi, col tempo, impareremo a farlo ad un livello sempre più profondo: l’importante è non avere fretta e rispettare i nostri tempi. La meditazione, in un primo momento, ci può sembrare di­fficile: stare immobili in silenzio può sembrare una perdita di tempo. Eppure, si tratta di uno degli esercizi più efficaci per riprendere contatto con noi stessi: basta avere un po’ di pazienza e perseverare. L’importante è lasciar scorrere le nostre sensazioni liberamente. Teniamo a mente che non esiste una formula prestabilita, da seguire in modo rigido: concentriamoci su di noi e il resto verrà da sé, senza ragionarci troppo!

Praticando questo esercizio con costanza, alla fine, impareremo a ritagliarci del tempo solo per noi ogni volta che vogliamo. Il nostro unico scopo sarà quello di fermarci ed ascoltarci, dimenticando cosa dovremmo fare o cosa pensano gli altri, diventando più consapevoli delle nostre emozioni, di ciò che le suscita e di come esprimerle, evitando che prendano il sopravvento su di noi.

Quelli qui descritti sono 3 piccoli consigli che tutti noi possiamo mettere in pratica durante quelle giornate in cui abbiamo bisogno di lasciar andare pensieri stressanti: applicandoli miglioreremo non solo il nostro benessere psico-fisico, ma anche la nostra concentrazione ed efficienza nelle varie occupazioni quotidiane.

La gestione delle emozioni, le tecniche che possono indurre il cambiamento delle nostre percezioni e della realtà che ci circonda sono al centro dei corsi proposti, insieme ai maggiori esperti di crescita personale, da Life Strategies. Per restare aggiornato e scoprire il programma dei prossimi appuntamenti, iscriviti alla nostra newsletter!

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