Usa il potere di un dolore

dolore

Capita a tutti, prima o poi, di avere un momento di sconforto e malinconia. Un momento in cui tutto appare sfocato e le forze vengono meno.

Quando soffriamo i giorni diventano infiniti e le notti eterne. Abbiamo uno stato d’ansia costante, che sembra paralizzare ogni azione, fino allo stordimento e all’abbandono.

Purtroppo non c’è modo di superare un grande dolore, se non attraversandolo tutto.

Si può cercare questo o quel rimedio miracoloso, ma solo guardandolo in faccia e sfidandolo potrà essere vinto e messo al servizio di una causa più grande, che è quella della nostra vita.

È inutile girarci intorno. Il dolore è una condizione universale e appartiene ad ogni essere umano. Si esprime in tanti modi e appare sotto diverse sembianze, ma è impossibile evitarlo. Quando si manifesta è già tempo che lo affrontiamo.

Vedo persone intrappolate in uno stato di infelicità assoluta e per nulla intenzionate ad uscirne. Ascolto affatto rassegnata i racconti che fanno a sé stesse e agli altri e trovo in ogni parola pronunciata il seme di una profezia che si auto-adempie.

La sofferenza che proviamo è la reazione ad una serie di eventi che accadono, ma anche ciò che non accade può essere causa di dolore, se lo abbiamo desiderato ardentemente.

Qualunque ne sia la motivazione, il dolore fa parte della vita e prima impariamo ad affrontarlo e meglio è.

Personalmente ringrazio tutte le sofferenze che ho provato nel corso della mia, perché oggi che le guardo dalla giusta distanza, posso dire con assoluta certezza che sono state propedeutiche a realizzare quanto desideravo per la mia felicità.

Quando soffriamo perdiamo di vista ciò che conta davvero, ciò che era importante per noi. Viviamo sospesi nel limbo di una lunga serie di scopi disattesi e perdiamo tempo a rimuginare su cose che non cambieranno.

Sono dell’idea che il dolore vada affrontato con temperamento e arginato prima che debordi, avvolgendo ogni aspetto della nostra vita.

La prima cosa da fare è accettarlo.

Inutile dire “perché a me?”. Ho capito anzitempo che serve solo a trasformarlo in risentimento. Tanto più che non c’è persona al mondo che non lo abbia provato, almeno una volta, nella sua vita. Al cospetto della sofferenza siamo tutti uguali.

Altra cosa da non fare è dare ascolto alla vocina che ci trattiene in basso quando sentiamo la voglia di volare in alto. È il senso di colpa e compare quando gli diamo spazio per crescere e prosperare.

Il rumore delle persone che ti danno consigli sarebbe da evitare. Fare silenzio dentro e fuori noi stessi è un primo passo verso la risoluzione del problema.

Analizzare gli aspetti positivi del male che avvertiamo può rappresentare la svolta. E se a dirlo sembra quasi un paradosso (cosa c’è di positivo nel dolore?), ti assicuro che non lo è, l’ho sperimentato più volte nella mia vita.

Infine direi che l’azione è l’unico antidoto possibile alla paralisi. Fare, in questi casi, è meglio che non fare. Aspettare che il vento torni favorevole non serve a nulla se smetti di guidare la nave. Quando la tempesta avanza, la cosa migliore da fare è tenere ben salde le mani al timone della propria vita.

Non mi aspetto che, leggendo queste parole, tu possa ritenerlo facile, ma che lo possa considerare possibile. Del resto, se ci sono riuscita io, puoi farcela anche tu.

Chi ha cambiato il mondo non lo ha fatto senza ostacoli. Lo ha fatto malgrado questi…

Forse dovremmo pensare al dolore che proviamo come ad un ostacolo lungo la strada per la felicità… e tentare di ridimensionarlo.

A volte un problema ci appare più grande di quello che è, solo perché siamo coinvolti emotivamente e non abbiamo la lucidità necessaria a viverlo come una condizione di passaggio.

Ecco perché, quando stiamo tanto male, dovremmo pensare a chi avrebbe mille ragioni per stare peggio di noi e invece vive felice.

La domanda più giusta da porsi sarebbe “ma cosa ci manca per essere felici?”. Rispondere sembrerebbe facile, se fossimo al cospetto di una condizione standard, ma poniamo che a domandarcelo sia Simona Atzori, la ballerina nata senza braccia, cosa le diremmo? Che ci manca un scatto di carriera? Un fidanzato? Un obiettivo di vita?

Sara Pagnanelli e Simona Atzori
Sara Pagnanelli e Simona Atzori

Ho conosciuto Simona nel 2015. La sua dolcezza e forza di volontà sono un esempio per tutti. Nonostante la grave menomazione fisica, ha realizzato i sogni che aveva nel cuore, trasformando i suoi limiti in un punto di forza.

Quando sei con lei comprendi che il senso della vita non è quello che spesso gli diamo.

Del resto, ti chiede con un sorriso disarmante, “perché ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c’è?”.

È nostra responsabilità essere felici. Non esistono unguenti miracolosi, esiste solo la voglia di intraprendere un percorso di crescita personale che ci faccia accettare chi siamo e migliorare la nostra esistenza, partendo dalle piccole azioni del quotidiano.

Si le azioni! Questo è il tema dei temi.

Chi aspetta che la felicità arrivi da qualche parte non sarà mai neppure moderatamente soddisfatto.

La felicità implica decisioni da prendere, volontà di cambiare la propria vita, azioni da mettere in atto.

La felicità appartiene alle persone in movimento, non certo a quelle intrappolate nella loro zona di confort a rimuginare su ciò che non hanno.

Conosci la storia di Walt Disney?

Walt Disney e Topolino©
Walt Disney e Topolino©

È noto che quando decise di creare il primo parco dei divertimenti a tema fu ostacolato da tutti. Il sogno di costruire un luogo felice dove adulti e bambini potessero gustare insieme l’esperienza delle meraviglie della vita, fu visto come un progetto troppo costoso e per niente realistico, tanto che in molti, da suo fratello Roy (socio in affari) ai tanti con cui lavorava e lo consigliavano ogni giorno, crebbe l’idea che fosse del tutto impazzito. Walt non si arrese. Sapeva che la sua Disneyland sarebbe stata uno spettacolo unico al mondo, in cui le persone avrebbero potuto stare sulla scena e partecipare all’azione, divenendo esse stesse attori di un film in carne e ossa. Realizzare il suo sogno gli costò, oltre il denaro, la credibilità e la fiducia di chi lo aveva sempre sostenuto. Convincere tutti della bontà della sua iniziativa fu un’impresa più ardua della costruzione stessa del parco e gli costò notti insonni e delusioni di ogni tipo, ma nulla scalfì il suo sogno. Rimasto solo a lottare contro tutti, umiliato dai tanti che gli negarono i finanziamenti necessari ad edificarlo, Walt rispose con il suo incrollabile entusiasmo. Era convinto che tutto sarebbe andato bene, che sarebbe stato un qualcosa di straordinario e che avrebbe rappresentato un concetto inedito di divertimento. Alla fine ebbe ragione. Disneyland fu aperta al pubblico il 15 luglio 1955 e fu un successo globale.

Disneyland©
Disneyland©

In seguito, ai tanti che gli chiesero come avesse fatto a non arrendersi quando tutto era contro di lui, cosa gli avesse dato forza e coraggio quando le circostanze erano completamente sfavorevoli al suo obiettivo, rispose: “tutte le avversità, i problemi e gli ostacoli che ho incontrato nella mia vita mi hanno dato la forza di andare avanti”.

Credo che debba essere così per ognuno di noi.

Impariamo ad amare i nostri problemi, perché trovarne la soluzione ci farà essere più forti. Impariamo ad apprezzare le nostre ombre, perché serviranno a mettere in evidenza i tanti punti luce che abbiamo. Infine, impariamo a godere delle nostre sconfitte, perché contengono il germe delle nostre vittorie future.

Con questo messaggio voglio lasciarti oggi. Nella certezza che l’unico giudizio che conta è quello che hai di te stesso.  Lavora affinché sia positivo e incoraggiante!

Se puoi sognarlo, puoi farlo”.  Walt Disney

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