In questo articolo parlerò dell’amore tradito, quello che mette fine ad una relazione importante e lascia in balìa di un malessere profondo.
Parlerò di una delle esperienze più dolorose della vita, che anche quando non ha i clamori della cronaca, porta con sé il dramma della sconfitta e l’amarezza dell’abbandono.
Il tradimento è devastante. Certamente il modo più doloroso per mettere fine ad una relazione. E non ci sono parole in grado di consolare il cuore di chi lo subisce, perché l’infedeltà, quando si consuma e rende visibile agli occhi dell’amato, ha già avuto un impatto devastante sulla sua vita.
La storia di Medea
In “Medea”, tragedia andata in scena per la prima volta ad Atene, nel 431 a.C., Euripide, con toni forti e al contempo delicatissimi, descrive in modo esemplare il passaggio dalla cieca passione all’odio violento di una donna vittima del tradimento coniugale e dell’abbandono. Giasone, suo marito, la ripudia per sposare Glauce, la figlia del re di Corinto. Il vecchio monarca gli offre la successione al trono in cambio del matrimonio con la sua giovane figlia e Giasone accetta la sua proposta. Medea non può opporsi alla sua decisione. Al suo rinfacciargli tutta l’ipocrisia e la mancanza di coraggio con la quale aveva vissuto il loro amore, Giasone riesce solo ad opporre banali ragioni di convenienza. In un attimo Medea vede crollare tutto ciò che faticosamente aveva costruito e, morsa da un dolore feroce, attua la più disumana delle vendette: uccide la giovane sposa e i figli avuti dal marito, dopo di che, pur straziata nel cuore, gli mostra i cadaveri dei piccini, per vedere impresso nelle pieghe del suo volto distrutto dal dolore, la stessa angoscia e la stessa desolazione che aveva provato lei, quando, dopo averlo tanto amato, era stata abbandonata e delusa profondamente.
Una storia struggente quella di Medea, che solo i più superficiali possono definire una donna “pazza” e senza scrupoli. Le sfaccettature del personaggio sono tante e tali da farne uno dei più straordinari della letteratura greca classica.
Il tradimento è il più atroce delitto all’amore. Non solo e non tanto per il gesto in sé, banale se vogliamo, ma per le implicazioni che esso assume nel contesto della relazione. E’ evidente infatti che, anche quando si ritorna dalla persona amata, quell’azione ritenuta senza importanza, abbia in realtà provocato un danno irreparabile all’intimità della coppia, che non è data solo dal sesso, ma dalla complicità e dalla certezza di poter solo con l’altro provare una certa emozionata vicinanza di cuore e mente.
Chi tradisce prova l’ebbrezza della passione, talvolta della trasgressione, ma anche senso di colpa, smarrimento e confusione su “cosa si voglia veramente”. Chi viene tradito, quando lo scopre, prova invece dolore, rabbia, frustrazione e a volte desiderio di rivalsa o, piuttosto, rimarrà immobile, negando addirittura l’evidenza, pur di non perdere la persona amata: in ognuno di questi casi si sentirà derubato, svuotato di qualcuno o qualcosa che considerava ormai parte di sé.
E anche la terza persona, colui o colei che si è inserito nella coppia soffre. Soffre perché consapevole di non avere del tutto chi vuole, sentendosi essa stessa tradita. Inoltre perché, anche nel migliore dei casi, la terza persona che arriva, invece che accrescere la propria autostima nella luce di un amore, si umilia nelle tenebre di un’eterna attesa che, il più delle volte, non finisce mai.
Tradimento: le differenze tra uomini e donne
Ci sono notevoli differenze tra uomini e donne che vivono relazioni extraconiugali. Le donne legano il tradimento ad un coinvolgimento emotivo e amoroso, ad un’insoddisfazione nel proprio rapporto di coppia ufficiale e hanno solitamente più difficoltà a viverlo clandestinamente, anche se tendono a nasconderlo meglio. Gli uomini invece legano per lo più il tradire alla ricerca del puro piacere sessuale e non iniziano una relazione extraconiugale perché insoddisfatti del proprio rapporto di coppia ufficiale o matrimonio che sia. Non hanno grandi difficoltà a viverlo clandestinamente e anzi, va detto, che è proprio la clandestinità ad aumentare il piacere della relazione. Rispetto alle donne, gli uomini sono meno “accorti” nel nasconderlo e vengono più facilmente scoperti.
Le ferite provocate dal dolore di un tradimento si rimarginano molto lentamente e, anche quando non portano ad una separazione, costringono ad un cammino faticoso verso un nuovo sé che avanza e si pone in modo nuovo verso la realtà della propria vita.
Nel libro Marte e Venere si innamorano di nuovo, lo psicologo americano John Gray, spiega come anche le emozioni negative derivate da una separazione o da un divorzio possono aiutarci a cambiare la direzione della nostra vita. Occorre però “dare alla tristezza la possibilità di esprimersi, aprendo di nuovo il cuore alla dolcezza dell’amore”. Come farlo? Sicuramente è necessario comprendere fino in fondo le differenze esistenti tra i sessi nel vivere anche queste tappe dolorose della vita. Mentre infatti “gli uomini possono accelerare il processo di guarigione ascoltando il dolore degli altri”, dice Gray, “le donne trovano beneficio soprattutto nell’essere ascoltate”. Per superare il senso di prostrazione che un simile stato suscita, occorre darsi del tempo. Il tempo di imparare dagli errori e valutare in modo nuovo se stessi. L’unica certezza, in questi casi, è che “anche un doloroso divorzio può aprire le porte d’accesso ad una ricca e appagante nuova vita di coppia”.
Hai mai fatto esperienza del tradimento, compiendolo o subendolo? Come l’hai affrontata? Come ne sei uscito?
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