La felicità è come la porta per la tana del Bianconiglio?

felicità

Felicità.

Fa strano leggerla, questa parola, quasi stonasse, come un accessorio che no, su quel vestito, proprio non ci sta. Non vedi che non ci azzecca nulla? 
È un termine, felicità, che sembra alieno, una parolaccia, un tabù.

In un’intervista per Life Strategies, che presto pubblicheremo, Giulio Cesare Giacobbe, psicologo e psicoterapeuta abilitato sia in Italia sia negli Stati Uniti, ha parlato della felicità in un modo particolare, paragonandola a Wonderland, il Paese delle Meraviglie del celebre romanzo di Lewis Carroll che ha Alice come protagonista.

Voleva intendere che la felicità è meravigliosa? Che è di un altro mondo stupendo, fatto di conigli che parlano e di fiori che cantano? Un mondo magico, quindi?

No, niente di tutto questo. Ma, spiega Giacobbe, la realizzazione della felicità e il Paese delle Meraviglie hanno in effetti una cosa in comune: la porta di accesso. Una porticina quasi invisibile alla maggior parte delle persone.

Una mente frastornata e invasa da pensieri, paure, preoccupazioni e da problemi, difficilmente riuscirà a vedere questo canale di ingresso verso la felicità.

Ma cos’è la felicità?

Ci dice il professore che la felicità consiste nell’essere presenti ora, in questo momento, nella realtà in cui siamo. Ecco perché, per lo psicologo, le tecniche di svuotamento della mente sono così importanti all’interno di un percorso terapeutico e di crescita personale. A costituire la nostra sofferenza psicologica, infatti, sono proprio paure, preoccupazioni e problemi, ovvero confusione distrazione, ira e odio, desiderio e libidine. (Vinayapitaka, Vibhanga Sutta)

Felicità: le 4 Contemplazioni

La confusione e la distrazione, l’ira e l’odio, il desiderio e la libidine si superano praticando le 4 Contemplazioni.

Quali sono?

  1. La contemplazione del respiro
  2. La contemplazione della compassione
  3. La contemplazione dell’impermanenza
  4. La contemplazione della morte

Come praticare le 4 Contemplazioni

“Per superare la confusione e la distrazione, pratica la contemplazione del respiro: con essa la tua mente si schiarirà e la tua concentrazione diventerà potente.
Per superare l’ira e l’odio, pratica la contemplazione della compassione: essa fa luce sulle cause dell’ira e dell’odio presenti nella tua mente e in quella di coloro che li hanno suscitati in te.
Per superare il desiderio, pratica la contemplazione dell’impermanenza: essa fa luce sull’inizio e la fine di tutte le cose.
Per superare la libidine, pratica la contemplazione della morte: essa fa luce sul disfacimento di tutte le cose.”

dal “Canone Pali”, la grande raccolta di insegnamenti attribuiti al Buddha o ai suoi primi discepoli.

Comprendere che confusione, distrazione, ira, odio, desiderio e libidine costituiscono e danno vita al pensiero negativo è uno step fondamentale, ma non sufficiente. Occorre un passo in più, vale a dire la costruzione e l’edificazione di un pensiero positivo.

I 4 Incommensurabili

No, per pensiero positivo non intendiamo ciò che viene tanto decantato negli ultimi anni, quasi fosse uno slogan contro paura e depressione. Identificato dallo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone quale psicotrappola, il pensiero positivo funziona, ma occorre già essere mentalmente predisposti ad accoglierlo. Dire “pensa positivo” a una persona che si trova in uno stato di evidente depressione o disagio psicologico non farà altro che peggiorare la situazione, perché questa avrà la certezza di non riuscirci: più tenterà di pensare positivo, meno ci riuscirà. Il pensiero positivo è, in questo senso, una forzatura razionale a cui il sistema paleo-encefalico non riesce a rispondere.

Ma allora che cosa intendiamo per pensiero positivo?

  1. La gentilezza amorevole
  2. La compassione
  3. La gioia compartecipe
  4. Il non attaccamento.

“La gentilezza amorevole, la compassione, la gioia compartecipe e il non attaccamento sono meravigliosi e profondi stati mentali. Io li chiamo i Quattro Incommensurabili. Praticandoli, diventerai una sorgente di vitalità e di felicità per tutti gli esseri.”

(Suttapitaka, Majjhima-Nikaya, Cularahulovada Sutta)

Dall’eliminazione sistematica del pensiero negativo alla costruzione sistematica del pensiero positivo, il passaggio è difficile, ma non impossibile.

Quando il prof. Giacobbe, partendo proprio dai sui studi riguardanti la filosofia orientale, ci ricorda l’importanza dell’osservazione del proprio pensiero, non sta dicendo che si tratta di un’impresa facile e immediata. “Noi siamo ciò che pensiamo. Tutto quello che siamo sorge dai nostri pensieri. I nostri pensieri costruiscono il mondo” insegnava Buddha. “La nostra attenzione”, scrive Giacobbe, “è normalmente calamitata dai nostri pensieri”: ecco allora che si comprende l’insegnamento “noi diventiamo i nostri pensieri”.

Un pensiero che attraversa la coscienza non è innocuo, ma potentissimo. Se, ad esempio, iniziassimo a pensare continuamente “sono un fallito”, ci spiega il professore, inizieremmo anche ad assumere quel pensiero per vero, e diventeremmo quel pensiero! La sofferenza psicologica è questa: quando il nostro Io, anche quello più inconscio, inizia a identificarsi con i nostri pensieri, calamitato da essi.

Per facilitare e iniziare ad abbracciare la volontà di ottenere il vuoto mentale all’interno delle nostre giornate, Giacobbe pone l’accento sull’importanza della respirazione e delle tecniche di rilassamento.

Il controllo della mente: piccole e semplici esercitazioni

Esercizio n. 1

  1. Calmo il respiro
  2. Mantengo la mia attenzione sul respiro
  3. Sono consapevole dell’automatismo dei miei pensieri.

In caso di pensiero negativo invadente: esercizio n. 2

  1. Prendo coscienza che la mia mente è invasa da un pensiero negativo
  2. Sviluppo nella mia mente il pensiero positivo antagonista.

E per ottenere il vuoto mentale?

  1. Faccio otto respiri profondi fino a calmare completamente il mio respiro
  2. Prendo atto che ho raggiunto il vuoto mentale.

Mantra da ripetere e che accompagna il respiro

Io controllo (inspirazione)
la mia mente (espirazione)
Io sono (inspirazione)
un Buddha. (espirazione)

Il professor Giulio Cesare Giacobbe ci ha guidato alla scoperta delle tecniche di svuotamento della mente, di vuoto mentale e di osservazione del mondo in un corso che puoi rivedere cliccando qui!

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