“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste, le parole sono importanti”.
Se non sapessimo che queste frasi appartengono ad una delle scene più famose del cinema italiano, urlate da Nanni Moretti alla giovane giornalista che lo stava intervistando, penseremmo che siano state pronunciate da qualche saggio o profeta per quanto ci sembrano autentiche.
Lì, il protagonista le pronunciava per criticare l’uso e l’abuso di frasi fatte e luoghi comuni ma, a guardare bene, la verità che si nasconde dietro a quel monito è anche un’altra e non si cela solo dietro la considerazione che le parole sono importanti. O meglio, bisogna trovare le parole giuste non solo per metterci al riparo da possibili liti o incomprensioni quando interagiamo con un’altra persona ma anche per arrivare ad avere una diversa percezione di noi stessi.
Cade in errore, infatti, chi pensa al linguaggio solo come ad uno strumento “neutro” che utilizziamo per esprimerci e per comunicare con gli altri: le parole sono capaci di molto di più. Hanno un loro peso e potere e per questo sono in grado di incidere profondamente nella realtà che ci circonda.
Ma le parole che usiamo hanno potere anche su noi stessi e sul modo in cui percepiamo le situazioni che ci accadono. Esse ci permettono infatti di migliorarci o di aiutare gli altri a migliorarsi scuotendo quelle convinzioni limitanti che impediscono di cambiare in meglio. Già, ma come?
Robert Dilts, uno dei maggiori esperti mondiali sulla Programmazione Neurolinguistica, li chiama sleight of mouth, letteralmente “giochi di parole”: dei modelli linguistici che ci aiutano a inquadrare in un’altra cornice quelle credenze che ci fanno rimanere ancorati solo ad una porzione di realtà, impedendoci di vedere il resto.
Uno di questi modelli linguistici consiste nello spostare l’attenzione dal problema al risultato. Facciamo un esempio che ci aiuti meglio a comprendere ciò di cui stiamo parlando.
Immaginate di essere grandi appassionati di sport e di volervi cimentare in una nuova attività sportiva che avete sempre seguito ma mai sperimentato: il golf.
Avete davanti a voi un percorso di cinque buche e il vostro maestro afferma che occorrono venti colpi per terminare il percorso. Forti della vostra attitudine alle discipline sportive, vi prefiggete come risultato quello di impiegare esattamente venti tiri per portare a compimento il percorso. Accade però che di colpi ve ne occorrano molti di più e, per questo, vi sentite frustrati e inadatti a questo sport.
Il problema non sta nella vostra scarsa predisposizione al green, ma nel tipo di risultato che vi aspettavate dalla situazione: l’idea di portare a termine il gioco in modo egregio pur non avendolo mai praticato. Rispetto a questo risultato, l’idea che vi porterete a casa di questa esperienza è quella dell’insuccesso, del fallimento, del non essere abbastanza capaci.
Le cose però cambiano se, anziché tendere verso il risultato della perfezione, adottiamo quello di aver scoperto qualcosa di nuovo e di essere riusciti a capire, ad esempio, la differenza tra quando usare un “legno” e quando un “ferro”.
Scegliere questo secondo tipo di risultato va a modificare il modo in cui interpretiamo l’esperienza vissuta e quello che prima ci era apparso come una completa sconfitta rispetto all’imperativo del “farlo perfettamente”, può essere considerato una vittoria rispetto alla prospettiva di “scoprire qualcosa di nuovo”.
Se il vostro maestro vi dicesse che il risultato del gioco è apprendere qualcosa di nuovo anziché dimostrare di essere in grado di eccellere in ogni sport, avrebbe applicato il modello di spostamento ad un altro risultato teorizzato da Dilts.
Di esempi come questi sono piene le nostre vite. Che si tratti di golf, di un progetto da consegnare a lavoro o di un compito da fare a scuola, ogni giorno siamo sottoposti a imprese sfidanti. Avere strumenti efficaci per capire meglio noi stessi e trovare soluzioni alle convinzioni limitanti che ci creiamo è un fattore determinante per innescare cambiamenti positivi nella nostra vita e ottenere risultati fuori dalla norma.
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