A cura di Life Strategies
Nei fortunati momenti in cui apriamo gli occhi, quei momenti in cui ci accorgiamo che da troppo tempo non si realizzano alcuni dei nostri desideri, iniziamo a sospettare di essere fermi in un destino.
Quando non riusciamo ad attrarre chi e ciò che ci interessa, ci rendiamo conto di essere attratti, invece, nelle trame del destino.
È così che lo percepiamo: statico, denso, inesorabile e a volte crudele.
Etimologicamente il termine destino deriva proprio dal verbo “stare”.
“Si direbbe destino, nel senso latino del termine: un susseguirsi o un ripetersi di situazioni che derivano (de-) da qualcosa che permane (-stin-) nell’animo o nell’anima e che in quelle situazioni sembra voler attirare l’attenzione della coscienza. Può essere una paura, un impulso segreto, una dote o una vocazione.”
Igor Sibaldi
CAOS, COSMO, FORTUNA, SORTE
Nelle mitologie, come ad esempio in quella greca, da un Caos iniziale privo di ordine si genera il Cosmo ordinato. Da un’apertura, da una voragine aperta sull’abisso (sono due i significati etimologici della parola greca “caos”) si genera un Universo ordinato: il Cosmo (dal greco “kosmos” che vuol dire ordine), il quale si muove con le sue leggi che le religioni, le filosofie e le scienze cercano di individuare.
La dea greca Tiche, protettrice di un futuro abbondante delle città, si sdoppia in due dee romane: la dea Fortuna (dea del caso, bendata), che distribuisce gli eventi belli della vita, e quella della Sorte più legata a un destino.
L’Universo procede come da una danza circolare tra Caos originario e il suo Ordine cosmico successivo.
È proprio questo che vorremmo perseguire nella vita: partire dal nostro caos e imparare a prevedere, guidare, correggere il nostro futuro per non stare fermi in un destino.
La scienza stabilisce come caotici i sistemi dinamici complessi imprevedibili. È proprio il lavoro della “teoria del Caos” che cerca di trovare, nell’apparente disordine e casualità del caos, ordini nascosti espressi da funzioni matematiche. Proprio per questo si parla di “caos deterministico”, dove nel determinismo si esprime il principio di causa-effetto.
Frutto del caso o immersi nel caos?
Nonostante la somiglianza tra i due termini caos e caso, i loro significati sono diversi. Il caso (dal latino casus che significa “cadere”) è ciò che accade e che è totalmente imprevedibile e indipendente dalla manifestazione precedente delle variabili.
La matematica cerca di imbrigliare gli eventi casuali (come il lancio di una moneta oppure dei dadi)) con il calcolo delle probabilità del verificarsi di un evento.
La differenza tra caso e caos sta nel fatto che di un sistema caotico si può trovare una funzione che lo descrive e che permette alcune previsioni.
“La teoria del caos”, sviluppata intorno agli anni Sessanta, si propone di studiare sistemi dinamici complessi turbolenti e nasce proprio dall’esigenza di prevedere i fenomeni metereologici, dinamici e complessi, per cercare un’eventuale logica nascosta; di cercare anche una prevedibilità, malgrado l’apparente “casualità” e disordine delle manifestazioni atmosferiche. Anziché essere trattati con i classici modelli matematici lineari (fenomeni fisici ripetibili che restituiscono gli stessi risultati a parità di condizioni iniziali), oppure probabilistici (eventi casuali), la “teoria del caos” scopre che i fenomeni cambiano molto in base a minimi mutamenti nelle variabili iniziali. Invece di svilupparsi in modo totalmente casuale, però, questi si assestano intorno a valori fissi prevedibili.
Alcuni credono nel destino preordinato da una divinità, da un karma, da un fato, da un ordine cosmico prestabilito che nemmeno gli dèi possono trasgredire e modificare (la dea greca Tiche, le Moire greche). Altri credono nella possibilità, parziale o totale, di un libero arbitrio – per esempio entro dei limiti stabiliti dalle divinità – eppure, indipendentemente da religioni, filosofie e teorie, il destino, come dice la parola stessa, ti tiene fermo in un “circuito”. Quest’ultimo si costruisce con le nostre scelte: a partire dalle piccole abitudini di quando eravamo neonati, generatesi dall’incontro del trattamento ricevuto da chi ci accudiva e dalle nostre strategie di sopravvivenza, fisica e soprattutto psichica. Le possiamo chiamare vere e proprie “strategie di vita” che si addensano attorno a un “destino”.
Le scelte si accumulano tracciando strutture che finiscono con il limitare l’ampiezza delle nostre possibilità, come se si stessero stabilendo sui binari della ferrovia, senza mai distaccarsene.
Allora l’apparente casualità delle vicende della vita e il caos che caratterizza i sistemi imprevedibili nei quali si può rilevare un ordine sembrano finire in un circuito prevedibile: il destino!
Continueremo a parlare delle nostre possibilità nel prossimo appuntamento live con Igor Sibaldi, a Milano e in diretta streaming, che puoi scoprire cliccando qui.