A cura di Life Strategies
Ci chiediamo quanto sia libera la determinazione del nostro futuro. Alcune persone e alcune culture preferiscono non dare peso ai desideri, altre, invece, sì. Per esempio, Gesù nel Vangelo ripete più volte “chiedete e vi sarà dato”, facendo intendere che chi non chiede nulla non ottiene nulla.
La preghiera è fatta per chiedere, esattamente come il desiderare. Per intendere bene il significato del verbo desiderare bisogna riferirlo a qualcosa che non si ha a portata di mano, altrimenti si tratterebbe solo di volere, cioè di scegliere tra le possibilità già a nostra disposizione.
Ci chiediamo pertanto se i nostri desideri e la nostra volontà hanno un potere sul futuro oppure se c’è solo la forza del Fato. Da millenni la saggezza umana cerca di interpretare i destini degli individui e di inserirsi nell’interazione tra le forze dell’alto e le forze del basso per migliorare i propri “destini”.
La stessa Angelologia di cui abbiamo parlato molto ci aiuta a indicare a grandi linee settantadue “destini” (vocazioni, missioni, talenti), legati alle date di nascita, entro i quali è bene muoversi per avere una vita che fluisce nel migliore dei modi in tutti i campi.
L’umanità tenta da sempre di studiare questa collaborazione tra le forze dell’alto e quelle del basso per creare il nostro destino. Gli Antichi la sapevano lunga sulle parti di una grande Psiche, ben più estesa della mente razionale cosciente, che in qualche modo fornisce impulsi alla mente umana per poterle indicare continuamente il “miglior destino”, voluto appunto da qualcosa che si trova davanti a noi, in senso temporale, e che ci “prepara la strada”.
Psicologia, traumi, proiezioni
Che crediamo al Fato, al destino, oppure no, le psicologie vedono gli eventi della vita come condizionati da eventi passati: su di essi gravano gli eventi traumatici (le ferite psicologiche dimenticate) che bloccano l’energia vitale così da proteggerci dalla paura di ripetere quelle esperienze passate che per alcuni motivi contingenti (per esempio, quando si è molto piccoli) non hanno avuto modo di essere capite, elaborate, digerite. Così facendo, però, impediscono maggiori realizzazioni future.
In ebraico, per indicare la parola peccato si impiega una parola che vuol dire energia bloccata, che non è altro che il significato di trauma; la parola peccato in greco è data dalla parola “errore nel mirare a qualcosa”, che indica che si sta mirando lontano dai propri desideri autentici.
Spesso non riconosciamo i nostri traumi e conflitti, preferiamo nasconderli, ma tutto ciò che viene rimosso si ripropone, come sostengono i padri della psicologia. E, come possiamo osservare direttamente nelle situazioni che si ripetono costantemente nella nostra vita, rischia di convincerci di avere un destino immutabile.
Un altro modo di liberarci illusoriamente dai nostri problemi consiste nell’attribuirli ad altri, attraverso il meccanismo psicologico della proiezione, che però porta allo sviluppo di rabbie e conflitti che deteriorano le relazioni, a volte senza via d’uscita.
Sfidare il Destino
Un altro rischio è quello di assorbire le proiezioni dei limiti di altri che essi non riescono a superare e che riversano su di noi per dimostrare a sé stessi che non potevano andare oltre. Questo potrebbe sembrare un fatto paradossale ma in realtà si tratta di un atteggiamento molto frequente e diffuso.
Sono proprio i condizionamenti che subiamo dalla società e dalle persone che abbiamo intorno, con le loro aspettative, che condizionano le nostre aspettative sul futuro, portandoci spesso a delusioni ripetute, perché non corrispondono a nostri desideri autentici, i quali devono essere visti affinché possiamo cambiare il nostro destino.
Ci vuole ottimismo e coraggio per imparare a guardare oltre, per riprenderci la responsabilità del nostro destino (“Chi crede nel destino giustifica l’inerzia”, diceva Cicerone) e soprattutto per vivere sostenuti da una gioiosità di fondo che ci guidi sempre, a partire da qualsiasi tipo di esperienza del passato che può averci tolto fiducia nel futuro.
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