Dall’ansia alla gestione della pressione: riconvertire i nostri stati d’animo

Se analizzassimo accuratamente le nostre giornate, potremmo dire che la vita è un susseguirsi di stati d’animo intervallati da emozioni primarie. Delle emozioni, soprattutto di quelle primarie, in questi anni abbiamo parlato molto. Insieme al professor Giorgio Nardone abbiamo affrontato temi quali la paura, la rabbia, il piacere, dolore.

Le emozioni primarie costituiscono reazioni innate con le quali reagiamo agli stimoli esterni, sono picchi emotivi innescati da persone ed eventi. Ma la nostra giornata non è sempre dominata da emozioni così forti. Più spesso nutriamo degli stati d’animo, che sono tratti emotivi quasi sempre stabili, legati alla nostra personalità, e che contraddistinguono l’umore di fondo con cui ci approcciamo al mondo. Eppure, di frequente, siamo portati erroneamente a dare la responsabilità dei nostri stati d’animo a ciò che ci succede, alle relazioni con gli altri. A ben vedere, però, la stessa cosa che in noi produce malessere o ansia, in altre persone provoca un coinvolgimento positivo. Ne consegue che il fulcro non è nell’evento in sé, ma nella percezione, nel significato che diamo alle cose che succedono. Se cambiamo la percezione di quell’evento, allora possiamo incidere sul nostro stato d’animo.

Secondo Nicoletta Romanazzi, la mental coach che ha guidato molti atleti a vincere medaglie d’oro molto importanti, come quella di Marcell Jacobs a Tokyo 2020, sono 3 le leve sulle quali possiamo lavorare per avere un impatto positivo sul nostro stato d’animo:

1. Linguaggio del corpo: il corpo compie movimenti inconsci legati ai nostri stati d’animo. Se siamo tristi, la testa è reclinata, le spalle sono chiuse, i movimenti sono implosivi, l’energia è bassa, il respiro è piccolo, siamo quasi in apnea. Affrontare con un respiro di questo tipo un impegno importante di lavoro, che comporta uno stato di tensione, può sabotarci profondamente. L’apnea induce mancanza di ossigeno nel corpo e nel cervello, cosa che ci rende più lenti e annebbiati. Lavorare sulla percezione che abbiamo di noi stessi in quel dato momento e condizionare lo stato d’animo (l’ansia) significa respirare profondamente, aprire le spalle, portare lo sguardo verso l’alto. Creare una relazione visiva con le persone che abbiamo di fronte, inoltre, ci aiuta a sentire l’ambiente meno ostile e più familiare, facendoci sentire a nostro agio.

2. Focus: come abbiamo visto in un precedente articolo, porre l’attenzione su ciò che vogliamo, piuttosto che su quanto di brutto potrebbe accadere, ribalta completamente lo stato d’animo. Questo switch ci predispone a fare ciò che serve per raggiungere l’obiettivo. Lo sanno bene gli atleti, che non si fermano di fronte alla paura di cadere o di fallire: dato che inseguono un grande sogno, quando arrivano le difficoltà, sono disposti ad accettarle. Ma cosa fanno gli atleti di fronte a un errore? Cadono, si rialzano, analizzano l’errore e si chiedono: “cosa avrei potuto fare meglio?”. E il giorno dopo iniziano l’allenamento con la convinzione di farlo bene, lasciando andare l’errore, con la certezza di poterne trarre un insegnamento.

3. Linguaggio: le parole che utilizziamo sono fondamentali perché ad esse sono ancorate emozioni che vengono attivate nel momento in cui le usiamo. Ma, ancora di più, sono importanti le domande. In un altro articolo, abbiamo parlato del critico interiore e di quanto sia importante non farci schiacciare dalla sua continua ansia di “aggiustarci”. Domande come “come posso fare?”, “cosa posso fare?”, sono leve che spostano la nostra attenzione dal problema alla soluzione: quando ce le poniamo spingono il nostro critico interiore a calmarsi, abbassando il tono della sua voce. Un buon metodo per farlo è rendere oggettivo il critico interiore, separandolo da noi, prendendone le distanze con espressioni quali: “Il mio critico interiore pensa che…”. Così, quando alza troppo la voce, possiamo chiedergli: “Di cosa hai paura?”.

Affronteremo il tema delle paure e della gestione delle emozioni in occasione del nuovo corso con il Professor Giorgio Nardone. Per iscriverti clicca qui!

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