Decisioni: valori, emozioni e tensioni

Decisioni valori, emozioni e tensioni

A cura di Life Strategies

L’idea che abbiamo di noi influisce sulle nostre decisioni, che dipendono dai valori che diamo a chi e a che cosa ci circonda, e dal valore che diamo a noi stessi, da quanto ci rispettiamo e da quanto riteniamo di meritare.

È proprio il valore che diamo a noi stessi che ci permette di allargare oppure diminuire la visuale sulla realtà, sulle nostre prospettive, sui desideri che abbiamo il coraggio di permetterci.

I traumi, come i condizionamenti e le interferenze esterne, restringono la nostra visuale: ci fanno scorgere meno talenti e occasioni da cogliere.

In base alla personalità, o al “tipo psicologico” per prendere in prestito un termine di C.G. Jung, gli individui introversi attribuiscono più peso al proprio sentire e agli eventi interni, mentre gli individui estroversi attribuiscono più importanza e valore agli eventi esterni e ai giudizi degli altri.
Gli individui con tendenze artistiche tendono a utilizzare minore razionalità rispetto a coloro che sono orientati al pensiero logico. Ancora, chi si basa molto sul sentire interiore tenderà a dare maggiore importanza alle passioni. Esistono decisioni d’impeto e decisioni più ragionate: dipendono dalla tendenza della personalità e dal momento contingente che la persona sta vivendo.

Se l’incertezza genera pessimismo, bisogna allargare la visuale

L’incertezza di questo periodo ha portato crisi che incidono sui progetti a medio e a lungo termine delle persone. Si tratta di crisi talmente intense e improvvise, che a volte generano l’idea che a seguire ci saranno esclusivamente situazioni spiacevoli, creando una sorta di nuvola nera che impedisce di pensare al futuro.
Continuiamo erroneamente a “spruzzare lacca sul futuro”, immaginandolo preoccupante, oscuro, senza vie d’uscita. Di conseguenza, la nostra mente inizia a considerare “certe” cose e situazioni che, fortunatamente, certe non sono.
Nei periodi di crisi, insomma, si corre il rischio di un eccesso di pessimismo, che viene proposto dall’esterno e assorbito senza semi di costruttività, di alternatività. In modo conscio e inconscio, il pessimismo ordina alla nostra mente di eliminare nuove vie alternative, magari di maggior successo rispetto a quelle già vissute nel passato, bloccandoci alla fase della lamentela, che può sfociare anche nella disperazione.

Un blocco che non fa vedere oltre il presente si innesta nella mente, annullando la constatazione del fatto che il mondo è in continua evoluzione. Nella realtà, infatti, incontri di persone, più o meno carismatiche, amicizie, amori, la scoperta di talenti e di nuovi interessi possono farci ritrovare in un mondo del tutto nuovo, addirittura migliore del precedente.
Eppure, in periodi di crisi, quando si manifesta ciò che Nassim Nicholas Taleb ha definito cigno nero, ovvero un evento altamente imprevedibile e con terribili ripercussioni socioeconomiche, bisogna tenere in dovuta considerazione la possibilità del manifestarsi di altri “cigni neri”, ossia altri improvvisi e imprevedibili capovolgimenti che, così, potrebbero coglierci meno alla sprovvista.

È necessario apprendere come allenarsi ad avere elasticità nelle decisioni.

Il dialogo interiore nelle decisioni: cattivo o buon consigliere?

Una volta eliminati gli ostacoli interni e il pessimismo, per pensare e per decidere bene occorre farsi le giuste domande, perché le domande e gli schemi sbagliati, i pregiudizi (buoni e cattivi) allontanano le risposte e le decisioni sagge.

Come il parlare con gli altri, anche il parlare con se stessi, rischia di indurre ai vizi del linguaggio interiore, che deviano il libero sentire, costruendo ragionamenti apparentemente logici, ma in realtà errati e pieni di bias cognitivi, che ci portano a decisioni errate.

L’ansia delle decisioni che ci fa rimandare o anticipare

È importante saper gestire l’ansia delle decisioni e imparare a distinguere quali sono le scelte che, ad esempio, dovremmo accelerare per non essere danneggiati da una situazione, quelle da non rimandare (qui può inserirsi il problema della procrastinazione), e quali sono invece quelle su cui non bisogna avere fretta perché non sono ancora maturate le situazioni che ci aiutano a decidere.

Decidiamo per piacere oppure per piacere agli altri?

Le implicazioni delle decisioni sono tante, sia a monte, sia a valle, e sono proprio quelle che a volte ci bloccano.
Si tratta, ad esempio, del timore di prendere decisioni non conformi ai nostri gruppi di appartenenza, come la famiglia di origine, la famiglia attuale, i colleghi, gli amici, decisioni che ci farebbero rischiare esclusioni o giudizi critici, e il timore di non essere all’altezza, o di sbagliare, nonché la paura dell’insuccesso e dello stesso successo.

Bisogna fare attenzione all’influsso delle resistenze e delle interferenze.
Le resistenze interne
nascono dall’attivazione inconscia dei meccanismi di difesa dell’Io, tra cui spiccano l’eccessiva spinta alla razionalizzazione e all’intellettualizzazione, entrambe forze capaci di allontanarci dalle emozioni e dalla realtà effettiva.

Le interferenze esterne si hanno quando si dà spazio a interventi di persone che ci consigliano quello che farebbero al nostro posto, per il “nostro bene”. Ma loro non sono noi: sono diversi gli obiettivi di vita, i valori, i sentimenti, il passato, la personalità, i sogni, i bisogni. A causa di queste interferenze rischiamo di prendere decisioni segnate dalle abitudini, dalle tradizioni famigliari oppure amicali, senza interpellare noi stessi, il nostro piacere, che viene scambiato per un atteggiamento egoistico.

“Ciò che propriamente si può prevedere del futuro è, infatti, la quota di passato che esso contiene, ovvero il grado della nostra dipendenza dagli ALTRI – dato che tale quota, spesso enorme, consiste nei condizionamenti e nei traumi non superati. Tutti i nostri condizionamenti e traumi hanno naturalmente origine in legami con altre persone e, tanto più permangono, quanto più quei legami continuano a sembrarci più importanti della nostra individualità e dell’imprevedibilità che va di pari passo con essa.”

– Vocabolario. Le parole dei mondi più grandi, di Igor Sibaldi

Decisioni fa rima con emozioni e con tensioni

Quando chiunque o qualunque cosa (un’azienda, un partner, una situazione un nostro sentire, una folgorazione) richiede una tua decisione, il tuo sentire dovrebbe rispondere per primo con autenticità, pure se “deciderai” diversamente.

Decidere non è soltanto frutto del ragionare e del soppesare, mediante l’applicazione di logiche spesso viziate dai bias cognitivi, ma deve anche tenere conto del fluire delle emozioni. Queste dovrebbero giocare un ruolo favorevole, dando alla decisione autenticità, ma rischiano di giocare a nostro sfavore quando causano l’accensione di paure e, per questo, vengono frenate, magari considerate infantili e da tenere a bada, perché siamo stati abituati ad esercitare su di esse un controllo mentale.
L’influsso di stress, rimuginamento e panico complica le decisioni.

Chiediamoci se nelle decisioni diamo via libera alle nostre emozioni, se siamo ancora capaci di emozionarci come i bambini che non hanno dubbi su cosa scegliere.

Spesso non è tanto la paura di sbagliare ad alterare le decisioni, ma quella di riconoscere di aver sbagliato a decidere in passato e di cambiare rotta.
L’armonizzazione tra la responsabilità delle decisioni e la libertà di decidere, intesa come fedeltà a sé stessi, è potenziante. La gioia della responsabilità deve essere integrata con la gioia della libertà del decidere: i due termini non sono antitetici perché collaborano all’armonia del nostro essere.

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