Leggere libri online non ci emoziona: cresce la nostalgia del passato

leggere libri online o libro cartaceo

Tecnologia, croce e delizia: il nostro rapporto con la tecnologia è quantomeno controverso e probabilmente il nostro amore-odio per questi nuovi strumenti deriva da emozioni che vanno approfondite.

 

Digitale o analogico?

Da una ricerca annuale che Samsung conduce in tutta Europa è emerso che, nel 2016, più di metà degli italiani ha aumentato l’uso della tecnologia rispetto a 2 anni fa, e addirittura il 14% ha dichiarato di non sapervi rinunciare. Contemporaneamente, però, un buon 36% ha anche ammesso di possedere almeno un dispositivo troppo avanzato rispetto alle proprie necessità e capacità di utilizzo. Come dire: la tecnologia ci incuriosisce e ci piace usarla, ma forse la consideriamo più un “passatempo” che un mezzo per soddisfare un reale bisogno.

Un’altra interessante statistica pubblicata dal portale Statista.com e basata sulle informazioni raccolte da U.S. Census Bureau, dice che nel 2015 e nel 2016 le vendite di libri cartacei negli USA sono aumentate. Un dato significativo se pensiamo che si tratta della prima crescita dal 2009.

vendita libri cartacei
La diffusione di Amazon, con i suoi libri digitali, viene considerata la causa principale della crisi di questo settore. Perciò, è probabile che l’inversione di tendenza registrata negli ultimi 2 anni non dipenda tanto da fattori materiali (dato che gli ebook mantengono i propri vantaggi rispetto ai libri cartacei), quanto emotivi.

 

La nostalgia del passato e delle tradizioni

Dopo il boom di musica, libri e film in formato digitale, sta avvenendo una sorta di “ritorno alle origini”: sono sempre di più coloro che vagano per mercatini e negozi dell’usato a caccia di vinili, musicassette e videocassette, videoregistratori e giradischi. La nostalgia del passato, quindi, non si riflette solo nel preferire un libro cartaceo rispetto a leggere libri online, ma si riversa in generale su tutti i supporti audiovisivi “fisici” che la tecnologia ha fatto sparire dalle nostre case.

Non che il mondo digitale non abbia una dimensione “fisica”, anzi: a volte le identità e le relazioni sui social network sono curate più di quelle reali. Non dimentichiamo, inoltre, che il web conserva testimonianza di tutto ciò che vi viene pubblicato: pensiamo alle vecchie foto in cui stentiamo a riconoscerci o agli stati di Facebook dei quali, magari, a distanza di anni ci sorprendiamo perché non ne condividiamo più il contenuto.

Ciò che con il digitale si perde, però, è la percezione dello scorrere del tempo e della consistenza delle nostre azioni: sul web tutto è immediato, istantaneo, effimero per certi versi, e si svolge in una rapida sequenza di click indistinguibili che toglie all’utente il piacere dei gesti, della ritualità, della dedizione richiesta dai mezzi tradizionali.

Uscire di casa, recarsi in biblioteca o in un negozio, sfogliare i libri o impolverarsi le dita facendole scorrere tra i vinili accatastati in un contenitore, sentire l’odore e percepire la ruvidità dei materiali, assorbendo quel senso di “vissuto” emanato dalle loro stropicciature: tutto questo permette di recuperare il gusto dell’esperienza, assente nel digitale.

In un certo senso, si potrebbe dire che uno dei trend che impazzano al momento su Instagram deriva proprio da questa nostalgia del passato: ci riferiamo a tutte quelle foto di persone intente nella lettura di un libro o di un giornale in totale relax, nell’intimità della propria casa, il tutto addolcito da filtri che rendono la scena più vintage. Paradossalmente, la tecnologia diventa un mezzo per ricreare, almeno in modo fittizio, un’atmosfera di cui sentiamo la mancanza.

libro cartaceo
D’altronde, i social sono un po’ il regno della finzione, un teatro in cui tutti mostrano solo il meglio di sé o cercano di dare forma reale a ciò che desiderano. Spesso si sottolineano le conseguenze negative del mentire, ma le bugie possono avere anche effetti positivi, come affermato dallo psicoterapeuta Giorgio Nardone, che ha studiato in profondità il nostro impulso a raccontare bugie.

 

L’arte di mentire a se stessi e agli altri

Per il Dottor Nardone mentire è inevitabile perché è la diretta conseguenza dei processi psicologici con cui elaboriamo le informazioni: tutti noi abbiamo una rappresentazione mentale del mondo, delle persone e delle esperienze che abbiamo vissuto, che è influenzata dalla nostra percezione soggettiva della realtà, dalle emozioni personali che proviamo e dalla memoria che ne conserviamo. Ciò significa che ogni nostro pensiero, idea e ricordo è condizionato da filtri soggettivi, diversi da persona a persona.

Dunque, il nostro cervello ci mente in continuazione riguardo alla realtà oggettiva, rendendo impossibile evitare del tutto le bugie verso noi stessi o gli altri. Eppure, per Nardone, questo non è uno svantaggio, bensì un ulteriore strumento a nostra disposizione: dobbiamo solo imparare a distinguere il mentire a se stessi benefico dal mentire a se stessi controproducente, e ad usare le giuste strategie per trarre il meglio da questi meccanismi.

 

Non tutte le bugie vengono per nuocere

Contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, mentire a noi stessi può aiutarci ad ottenere risultati migliori e ad agire in modo più efficace. Ad esempio, questo accade quando:

  1. Facciamo un colloquio per un lavoro che ci piace molto, ma non abbiamo successo. A questo punto, elenchiamo ciò che, a pensarci bene, non ci convinceva del tutto: l’ufficio troppo distante da casa, i colleghi che non sembravano molto simpatici, la paga che non era poi così alta.
    In poche parole, sminuiamo una situazione che non siamo riusciti ad ottenere, raccontandoci una menzogna per confortarci e proteggere il nostro equilibrio emotivo dal senso di frustrazione e delusione;
  2. Dopo molte visite con diversi specialisti per trovare una soluzione definitiva a un disturbo, un caro amico ci consiglia un professionista, e siamo certi che lui sarà finalmente in grado di aiutarci.
    In questo caso, la bugia consiste nell’avvalorare una circostanza che desideriamo fortemente, aumentando le nostre aspettative verso di essa, da un lato, e riducendo paure e dubbi che la contrastano, dall’altro;
  3. Abbiamo un appuntamento con qualcuno che ci piace molto o con un cliente importante e vogliamo a tutti i costi fare colpo. Così ci prepariamo al meglio e ci presentiamo totalmente sicuri di noi, convinti che sapremo colpire la sua attenzione.
    Anche quest’atteggiamento è il prodotto di un autoinganno benefico, il quale ci permette di creare dal nulla la situazione che abbiamo proiettato nella nostra mente, facendo emergere le risorse necessarie a realizzarla senza quasi accorgercene.bugie

Accanto a queste forme di mentire che hanno effetti positivi, indispensabili per riuscire nei nostri intenti, ce ne sono però altre che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi. Ad esempio:

  1. Siamo abituati ad ignorare le critiche dei nostri genitori su alcuni nostri modi di fare perché, in questa particolare circostanza, tale atteggiamento si è rivelato il modo migliore per evitare conflitti. Quando tendiamo a comportarci allo stesso modo anche con altre persone, però, questo stesso comportamento ha effetti totalmente opposti, facendo salire la tensione anziché annullarla.
    In questo caso, l’autoinganno è pensare che una soluzione funzionale ad una determinata situazione possa esserlo per tutte le altre, continuando a ripetere l’errore anche se la realtà ci smentisce;
  2. La nostra relazione sta attraversando un periodo di crisi e riceviamo numerosi segnali di insofferenza dal partner. Tuttavia, continuiamo a comportarci come al solito, e quando l’altro espone chiaramente i propri malumori sembriamo sorprenderci, come se non ci fossimo accorti di nulla.
    È ovvio che vedere solo ciò che vogliamo è una menzogna che raccontiamo a noi stessi pur di evitare il dolore, ma in questo caso l’effetto è negativo, perché rimandiamo l’inevitabile invece di affrontare i problemi;
  3. Un ragazzino timido e insicuro ha pochi amici e così, per sentirsi accettato da un gruppo di coetanei, inizia ad assumere atteggiamenti aggressivi verso i suoi compagni di scuola. Questo è un quadro abbastanza comune in alcuni episodi di bullismo, in cui un soggetto molto tranquillo diventa violento in presenza del branco.
    Ciò accade perché, a volte, ci costruiamo un personaggio e ci identifichiamo in esso al punto da perdere cognizione del nostro vero Io, mentendo a noi stessi con effetti negativi.

Visto che, secondo Nardone, è impossibile non mentire a se stessi, non dovremmo chiederci come evitare di raccontarci bugie controproducenti, piuttosto domandiamoci come possiamo trasformare tali meccanismi in strumenti che ci portino esattamente dove vogliamo.

In risposta alla domanda, Giorgio Nardone individua alcune tecniche, da lui definite autoinganni strategici, da usare proprio a questo scopo:

  1. Tecnica del “come peggiorare”: paradossalmente, pensare a tutti i modi in cui una situazione problematica potrebbe ulteriormente peggiorare ci aiuta a vedere anche le possibili soluzioni a cui prima non avevamo pensato.
    Proviamo a scrivere ogni mattina una lista delle cose che potremmo fare per peggiorare i nostri problemi quotidiani, e la sera controlliamo quante di queste abbiamo messo in atto: ci accorgeremo che riflettere su questi elementi ci ha automaticamente permesso di evitarli e trovare soluzioni alternative;
  2. Tecnica dello scenario oltre il problema: ci sono delle circostanze che ci turbano? Immaginiamo i pensieri e le emozioni che proveremo quando saranno totalmente risolte: proprio come siamo in grado di far emergere risorse nascoste per creare dal nulla qualcosa che desideriamo fortemente, sulla scia di questi pensieri ed emozioni ci scopriremo capaci anche di compiere le azioni adatte a risolvere i problemi;
  3. Tecnica del “come se”: questa tecnica è una variante della precedente e consiste nel domandarsi ogni mattina cosa faremmo se non avessimo nessuna preoccupazione, stilando una lista di azioni. A questo punto, individuiamo quella più semplice e realizziamola: da questo piccolo cambiamento “forzato” ne deriveranno altri più grandi in modo spontaneo, innescando una reazione a catena che migliorerà la nostra vita quotidiana.

Nardone, con queste tecniche, mostra chiaramente come il naturale istinto umano ad ingannare ed autoingannarsi possa rivelarsi un’arma molto potente sia per raggiungere traguardi apparentemente fuori dalla nostra portata, sia per superare limiti o problemi che ci sembrano insormontabili.
La cosa stupefacente è che non dobbiamo imparare nulla di nuovo: si tratta semplicemente di apprendere come sfruttare a nostro favore i meccanismi tipici della psiche umana grazie alle strategie della Terapia Breve Strategica.

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