A cura di Life Strategies
Quante volte cerchiamo di risolvere un problema ricorrente e, andando ad applicare la soluzione che ha funzionato la prima volta, non riusciamo comunque a venirne a capo?
Succede con i figli: gli vietiamo di fare una cosa, poi quando la fanno cadiamo nella rabbia e nella frustrazione per evitare che la rifacciano. Succede al lavoro: sperando di riuscire a far capire al nostro responsabile che meritiamo un aumento, timidamente glielo accenniamo, ma non arriviamo mai al sì.
È quella che Giorgio Nardone definisce tentata soluzione, che non solo fa permanere il problema, ma spesso addirittura lo aggrava. Ed è per questo che va bloccata.
A tal proposito, le neuroscienze hanno dimostrato che oltre l’80% delle attività che svolgiamo avvengono al di sotto del livello della coscienza: quindi il pensiero cosciente è responsabile di circa il 20% di ciò che facciamo. L’inconscio è tutto ciò che noi facciamo per apprendimenti che sono diventati spontanei, per meccanismi automatizzati, per quei circuiti sinaptici che scattano sotto il livello di coscienza. Ed è su questo che dobbiamo lavorare.
La tentata soluzione e il suo paradosso
La verità è che, secondo Giorgio Nardone, non si può evitare di cadere in questa trappola utilizzando solo la razionalità. Quante volte diciamo a noi stessi che non reagiremo più così e invece ci ricaschiamo nello stesso atteggiamento?
La tentata soluzione può essere sbloccata solo creando avversione emozionale nei suoi confronti, ricorrendo a stratagemmi che a volte hanno del paradossale.
Facciamo un esempio: se non riusciamo ad esprimerci di fronte alle persone, come ad esempio in una riunione di lavoro, la cosa da fare è non dire proprio nulla. Che cosa sperimentiamo in questo modo? Quella che Giorgio Nardone definisce l’esperienza emozionale correttiva. Apprendiamo un modo nuovo di approcciare il problema, verificando i vantaggi e gli svantaggi di una nuova soluzione.
Come si individua una nuova soluzione?
Trovare una nuova soluzione implica rompere un equilibrio ormai costituito, un’omeostasi sulla quale ci siamo “adagiati” e su cui basiamo tutti gli schemi di risposta che adottiamo.
Il primo modo per evitare di ricadere in una tentata soluzione ridondante è bloccarla, per fare in modo che il sistema si riorganizzi spontaneamente. Questa tecnica, però, è difficile da innescare perché dipende molto dal livello di coscienza che abbiamo dei problemi e delle soluzioni già attivate.
Un metodo intermedio consiste nel cercare nel comportamento disfunzionale finora messo in atto alcune eccezioni al copione ridondante che hanno avuto esito positivo, per incoraggiare l’implementazione di alternative. Se esiste questa soluzione, infatti, possiamo cercare di rilevare se essa sia replicabile nel presente. Questo presupposto costituisce la prima leva per innescare il processo di attivazione delle nostre risorse.
La tecnica che consente di raggiungere il miglior risultato, specie quando siamo a un livello di consapevolezza poco profondo, è ribaltare la tentata soluzione su sé stessa attraverso gli stratagemmi idonei a sbloccare le risorse e i talenti imprigionati nella rigidità del modello di tentate soluzioni ridondanti.
Il Coaching Strategico® si concentra proprio su questo: sull’individuare il “come” aiutarci a far emerge le nostre risorse, piuttosto che sul perché dei nostri blocchi (il “cosa” e il “perché”). Ciò ci consente di lavorare sui limiti, senza doverli dichiarare e attraverso gli strumenti che sono anche il cuore creativo di questa tecnica: gli stratagemmi.
Approfondiremo le tipologie di stratagemma, con esempi pratici e dimostrazioni, in uno dei corsi che organizziamo con il Professor Nardone. Scopri il prossimo, cliccando qui!