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Il terreno fertile delle paure

Paure: facciamo il punto

In questo periodo abbiamo dovuto fare i conti con le più disparate manifestazioni della paura: in un precedente articolo abbiamo parlato, in particolare, delle paure generate proprio dal Covid-19.

Anche se, come spesso ribadito dal Professor Giulio Cesare Giacobbe, ci sono paure utili, in quanto costituiscono lo stimolo inconscio e rapidissimo a difenderci dai pericoli, non sempre viviamo paure di questo livello, tanto che molto di frequente la paura diventa un limite e inibisce le nostre capacità. Approfondire i livelli di paura e le varie tipologie ci può giungere in aiuto quando ci rendiamo conto che stiamo arrivando a questo limite.

Secondo lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone, nella classificazione delle paure patologiche più frequenti il primo livello è la paura di perdere il controllo di noi stessi (di fare una brutta figura, di arrossire o sudare in pubblico), della mente (di impazzire, compiendo atti esasperati) e del corpo (di arrossire, di sudare in pubblico). Al secondo livello troviamo la paura di volare, una tipologia frequentemente associata alla claustrofobia (paura degli spazi chiusi) e alla paura dell’altro (inclusa l’aptofobia, la paura del contatto molto diffusa oggi a causa della pandemia). Al terzo livello l’acrofobia (la paura delle altezze), che genera vertigini, paura di cadere, di essere attratti dal vuoto. Al quarto la claustrofobia (spazi chiusi) e l’agorafobia (spazi aperti. Cliccando qui puoi leggere l’articolo su un caso agorafobico). Al quinto le patofobie (paura di morire di infarto o di ictus). Al sesto le fissazioni fobiche, che portano a disturbi ossessivo compulsivi, come la paura del contagio o la paura di fare qualcosa da cui nascerà qualcosa di spiacevole. Infine, la paura di essere abbandonati e di perdere il soggetto del nostro amore.

Tutte queste forme di paura prendono in realtà due diramazioni diverse: la paura di perdere il controllo e quella di morire. Sono questi, a ben vedere, i due rovesci dell’unica medaglia che genera gli attacchi di panico. Sindrome già ampiamente dilagante già 20 anni fa (nel 2000 secondo l’OMS colpiva il 20% della popolazione mondiale), l’attacco di panico è un fenomeno in crescita: con il diffondersi della pandemia, oggi il 30% degli esseri umani ne soffre e rappresenta la causa del 48% dei ricoveri ai pronto soccorso psichiatrici.

Quando alcuni meccanismi peggiorano le paure

Quali sono i fattori su cui si basa la paura? Sono essenzialmente 3:

1 – L’evitamento

La ripetizione di un copione ci conferma di non essere in grado di reagire: se abbiamo paura di una cosa tendiamo a fuggire da essa, ma se continuiamo a farlo sempre, si sedimenterà la certezza di non essere in grado di affrontarla. È lì che la paura si trasforma in panico.

L’evitamento fa solo credere di mantenersi al sicuro dai rischi. In realtà, si tratta di un’illusione, che è espressa benissimo nelle parole del poeta e scrittore Fernando Pessoa.

“porto addosso le ferite di tutte le battaglie che ho evitato”.

Evitare di continuo situazioni considerate pericolose ha delle controindicazioni. Da una parte, certamente, c’è la consolazione di colui che evita di affrontare la paura, dall’altra, questo meccanismo – specie se mantenuto – non fa altro che accentuare e inasprire il senso di insicurezza. Questo copione, se protratto nel tempo, non farà che evidenziare l’incapacità dell’individuo di affrontare e superare gli ostacoli.

2 – La richiesta di protezione e aiuto

Qui ovviamente non si sta parlando di quando, a causa della paura invalidante, ci si rivolge a un terapeuta, a un professionista. Ma di chiedere il supporto di chi sta accanto: all’inizio, ci sentiamo protetti e in grado di affrontare la cosa che ci spaventa. È il meccanismo che Giulio Cesare Giacobbe definisce la condizione del “bambino” (ne parleremo sabato 8 maggio al seminario Fuori dalle Paure), che non vuole affrontare le difficoltà da solo. Il fatto che esista un protettore, un adulto che ci supporta, conferma la nostra incapacità e, più chiediamo aiuto, più la paura aumenterà insieme al nostro senso di inadeguatezza.

3 – Il tentativo di controllo razionale

Secondo Giorgio Nardone (che sarà protagonista del seminario del 29 maggio sul Cambiamento Strategico) il tentativo cosciente di risolvere una paura non fa che alimentarla fino a raggiungere il paradosso per cui più cerchiamo il controllo e più lo perdiamo: il tentativo di repressione porta i fattori che scatenano la paura ad un’esplosione tale da divenire fuori controllo. Fino a degenerare in panico.

“Non c’è notte che non veda il giorno” W. Shakespeare

L’arte di cercare soluzioni: scopri qui i 7 passi del Problem Solving Strategico®

Continua a leggere e ad approfondire l’argomento scoprendo quali sono i comportamenti che possono diventare dannosi (clicca qui per leggerlo), mentre cliccando qui puoi leggere i suggerimenti del prof. Nardone su come trasformare la Paura in Risorsa.

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