A cura di Life Strategies
Cambiamento: l’arte della Metis nella vita quotidiana
Metis era una divinità greca, “rappresentava l’astuzia, la sagacia di inventare stratagemmi per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo”. Personificava la saggezza, l’intelligenza strategica, la ragione e, in generale, tutte quelle capacità in grado di individuare il percorso migliore che conduce alla soluzione. Si dice che anche il grande Zeus fosse invidioso di Metis, che si sviluppò come arte, come “abilità specificamente umana di raggiungere gli scopi desiderati.”
Si faceva ricorso alla Metis per ricreare tutti quegli stratagemmi efficaci e creativi per trovare una via d’uscita e scovare una soluzione ingegnosa.
Se dovessimo pensare a una continuazione dell’arte della Metis, non possiamo non citare lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone, ideatore del Problem Solving Strategico® e del Dialogo Strategico, che rappresentano tecniche avanzate in grado di aiutarci a risolvere in modo efficace anche le situazioni più complicate.
Per fare questo, Nardone suggerisce di utilizzare degli autoinganni strategici che ci spingano oltre le solite forme di ragionamento e i soliti tentativi ripetuti, consentendo alle risorse della nostra mente di emergere e di esprimere a pieno la nostra creatività.
Realizzare un cambiamento: il caso agorafobico
Tra gli inganni strategici più celebri citati dal professore, vi è certamente quello volto a trattare i casi di agorafobia. Per innescare il cambiamento, già all’inizio della sua carriera di terapeuta, il professor Nardone aveva compreso che la mente dev’essere distratta con qualcosa di suggestivo, in modo che la persona possa “cambiare” senza rendersene conto, o almeno non in un primo momento.
In altre parole, Nardone aveva escogitato uno stratagemma che permetteva al paziente agorafobico di fare l’esperienza di uscire da solo, senza avere la consapevolezza di quello che stava facendo mentre lo faceva, acquisendola solo in un momento successivo (non dimentichiamoci che l’80% di ciò che facciamo avviene al di sotto dello stato di coscienza).
La consapevolezza, il più delle volte, rappresenta nei confronti della paura un limite, non una risorsa. Così nei primi anni della sua carriera di terapeuta di pazienti fobici, il professore applicava questa prescrizione ai soggetti agorafobici:
“Adesso deve fare una cosa molto importante. Si alzi, vada alla porta, faccia una piroetta come una ballerina, apra la porta, esca dalla sala d’attesa, faccia una piroetta come una ballerina, attraversi la sala d’attesa, vada alla porta, faccia una piroetta prima di uscire e dopo, scenda le scale prima di uscire, faccia una piroetta all’uscita, poi giri a sinistra e cammini facendo una piroetta ogni dieci passi, fino a quando non si troverà davanti a un negozio di frutta e verdura. Prima di entrare faccia una piroetta poi, una volta dentro il negozio, comprerà solo e soltanto una mela, la mela più grossa e più rossa che lei riuscirà a trovare. Poi con questa mela in mano, torni qui nello studio, facendo una piroetta ogni 10 passi. Io lo aspetterò qui.”
Il professor Nardone ha dato personalmente questa prescrizione a più di mille casi (e i suoi allievi ad altrettanti) e nessun paziente si è mai sorpreso della “folle” richiesta.
Anzi.
Ognuno di loro tornava con la mela in mano.
Ecco che cosa succedeva.
Trasformare la paura in risorsa per innescare un cambiamento
Distratte da un compito apparentemente assurdo, le persone riuscivano a fare qualcosa che per loro prima era impossibile. Tutti, dal primo all’ultimo, occupavano la mente con il pensiero dell’assurda richiesta delle piroette e non “badavano” alla cosa straordinaria che stavano facendo. Se ne rendevano conto solamente a impresa compiuta, “solcando il mare all’insaputa del cielo”.
La cosa particolare è che la maggioranza dei pazienti sceglieva volutamente di non fare le piroette per un senso di vergogna. Di fatto, una paura più grande annullava ciò che, in quel momento, rappresentava una paura più piccola. La vergogna di dover compiere piroette in strada, davanti a tutti, faceva sì che il paziente riuscisse ad andare avanti, a comprare la mela e a tornare nello studio dello psicologo.
Dopo questa prima esperienza emozionale correttiva, i soggetti venivano invitati nelle settimane successive, a casa loro, nelle loro città, a uscire tutti i giorni applicando la stessa tecnica: dovevano recarsi al centro della loro città e prendere un oggetto simbolico per il professor Nardone. Solitamente, alla terza seduta, il cambiamento veniva consolidato, senza più bisogno di mele e piroette.
Con oltre 15.000 pazienti trattati con successo e più di 300 interventi di consulenza, Giorgio Nardone è uno degli esponenti di maggior spicco della Scuola di Palo Alto e ideatore della Terapia Breve Strategica. Le sue scoperte in ambito scientifico e applicativo rappresentano una vera e propria “scuola di pensiero” alla quale si ispirano studiosi, terapeuti e manager di tutto il mondo.
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