Resilienza: come allenarla

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Resilienza: questione di superpotere?

Anche se può sembrare strano, gli esseri umani sono stati progettati per affrontare con successo difficoltà e stress. Ne abbiamo parlato soprattutto in un articolo precedente: entro un certo livello, siamo in grado di gestire lo stress. Anzi, ne abbiamo proprio bisogno! La mancanza di richieste da parte dell’ambiente atrofizza il nostro cervello. I nuovi neuroni, se non stimolati, non sopravvivono.

Generazione dopo generazione, l’evoluzione ha modellato i nostri progenitori affinché fronteggiassero efficacemente ogni sorta di ostacolo o di problema. Discendiamo da individui che sono sopravvissuti a un’infinità di catastrofi: predatori, guerre, carestie, migrazioni, malattie e disastri naturali. La capacità di far fronte alle innumerevoli minacce, che hanno messo alla prova l’umanità, deriva da un insieme di risorse che abbiamo ereditato dal passato. Questo insieme di risorse prende il nome di resilienza.

La resilienza non è l’eccezione, è la regola

Pietro Trabucchi, sociologo, psicologo dello sport e docente all’Università di Verona, propone la seguente definizione del concetto di resilienza psicologica:

La resilienza psicologica è la capacità di persistere nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino. Il verbo ‹‹persistere›› indica l’idea di una motivazione che rimane salda. Di fatto l’individuo resiliente presenta una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili: è un ottimista e tende a «leggere» gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato; tende a vedere i cambiamenti come una sfida e come un’opportunità, piuttosto che come una minaccia; di fronte a sconfitte e frustrazioni è capace di non perdere comunque la speranza”.

È la resilienza la norma negli esseri umani, non la fragilità. Ma c’è di più: alcuni sostengono che condizioni difficili possano aiutare la gente a ritrovare equilibrio psicologico e motivazioni.

Esistere, resistere e persistere

Durante la Seconda guerra mondiale, Londra venne bombardata duramente. Si temevano gravi ripercussioni sull’equilibrio psichico degli abitanti ma avvenne esattamente il contrario: diminuirono i ricoveri nei centri d’igiene mentale e i suicidi. La stessa cosa avvenne nelle fasi più acute del conflitto per l’autonomia dell’Irlanda del Nord o durante i tumulti razziali avvenuti negli Stati Uniti negli anni ’60 e ’70. Situazione analoga, scenario differente, medesimo risultato: cambiano le condizioni, gli scenari e le motivazioni ma la tendenza degli esseri umani è sempre la stessa: esistere, resistere e persistere.

Certamente non bisogna aspettare un evento catastrofico per tirar fuori il meglio di sé. E anche se, in termini collettivi, la resilienza è indebolita, ognuno di noi è capace di attingere alle proprie risorse interne e di tirare fuori il coraggio di sconfiggere i fantasmi interiori. Questo è ancora più vero se pensiamo che è tipicamente umano avere difficoltà a prestare attenzione alle cose non piacevoli della vita. È come se il nostro “io” cercasse continuamente di proteggersi dalla “troppa realtà”.

Come abbiamo visto nell’articolo precedentetendiamo a non avere una percezione diretta e oggettiva del reale e questo è ancora più forte se aggiungiamo il fatto che la stragrande maggioranza dei nostri pensieri quotidiani consiste in giudizi, opinioni, supposizioni, fantasticherie ad occhi aperti. 

Clicca qui per leggere la tecnica meditativa e i consigli di Pietro Trabucchi.

Come potenziare la resilienza: la gestione dello stress

Esistono due tipologie di persone: quelle che vivono passivamente la loro vita in balia delle forze esterne, lasciandosi guidare dal destino, e quelle che vivono da protagoniste il loro percorso di vita, avendo un ruolo proattivo sul loro futuro. La gestione dello stress (che abbiamo affrontato nel precedente articolo) è l’ago della bilancia.
Ma qual è il collegamento tra lo stress e la resilienza?

Come già accennato nella definizione di Trabucchi, la persona resiliente è capace di non perdere la speranza di fronte a sconfitte, frustrazioni ed eventi stressanti. Saper controllare e contenere lo stress consente di gestire situazioni avverse, permettendo di allenare la resilienza.

C’è una buona notizia: tutti noi veniamo al mondo con una dotazione di base in termini di resilienza. Altra buona notizia: questa scorta di resilienza può soltanto aumentare. La società in cui viviamo, però, non è un’ottima palestra per allenarsi.

La domanda pertanto che sorge spontanea è: come acquisire la resilienza?

Come acquisire la resilienza

Il primo fattore chiave per incrementare la resilienza è la valutazione cognitiva (come leggiamo le difficoltà). Gautama Buddha diceva che tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato.

“La gente non è disturbata dalle cose in sé, ma dall’opinione che ha di esse”. (Epitteto)

Le persone non sono stressate dagli eventi in sé, ma dal modo in cui li interpretano. La resilienza non è infatti questione di spessore della pelle o di robustezza delle cellule nervose: è funzione della nostra valutazione cognitiva, del nostro modo di vedere il mondo e di comprendere gli eventi.

Si tratta del vecchissimo e arcinoto principio del bicchiere: posso scegliere di vederlo come mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle mie inclinazioni personali e del mio stato d’animo. In ogni caso si tratta dello stesso bicchiere. Il pessimista tende a concentrarsi sul vuoto e sulle emozioni relative, mentre l’ottimista è volto alla positività.

Un’interpretazione diversa non solo modifica radicalmente la nostra visione del mondo, ma anche i livelli di stress cambiano notevolmente.

esercizio per allenare la resilienza

 

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