Il comportamento infantile: la storia di Sonia e Bruno (II parte)

Il comportamento infantile

Il comportamento infantile nella coppia

A chi non è capitato di pensare “Non devo spiegare io il motivo di ciò che non va. Ci deve arrivare da solo o da sola”?

Possiamo considerare questa fase come il riassunto della storia di Sonia e Bruno, di cui ti abbiamo iniziato a parlare nell’articolo precedente. La loro, inizialmente, è una bella storia: un matrimonio felice, una coppia di giovani innamorati, una vita da passare in reciproca compagnia. Fino a quando la relazione non inizia a sgualcirsi e a corrodersi a causa di paure, incomprensioni, cose non-dette, che Claudia Rainville, fondatrice della Metamedicina, ingloba sotto il concetto di infantilismo: il comportamento infantile che, così tanto frequentemente, mina il benessere personale e quello relazionale delle coppie di tutto il mondo.

Riprendiamo la storia di Bruno e Sonia (se non l’hai ancora letta, puoi farlo cliccando qui): dicevamo, che per Sonia il fatto che lui non la chiamasse era un fatto gravissimo e, credendosi nel giusto, il suo “compito” era finito. Ora toccava a Bruno, toccava a lui rendersi conto dell’errore, pentirsene, scusarsi, riconcorrerla e amarla più di prima. Era Bruno che non l’aveva chiamata per giorni e, di conseguenza, non era certo compito suo spiegare la gravità dei fatti (da qui la famosa frase “Ci deve arrivare da solo”). La chiamata, infatti, doveva essere per Sonia un ponte, l’occasione di Bruno di riscattarsi e poter finalmente “rimediare” al danno provocatole.

Ma sappiamo che non è andata così.

Come spesso accade nelle relazioni di coppia, tutte le elucubrazione mentali di Sonia erano rimaste lì dove erano nate: nella sua testa. Non erano giunte alla coscienza di suo marito, immerso com’era nei problemi lavorativi e molto lontano (non solo fisicamente) dal capire l’origine scatenante dei fastidi della moglie.

Ecco cos’è successo di fatto:

  • Sonia avrebbe innanzitutto voluto che Bruno la chiamasse prima. Tuttavia, Bruno non lo ha fatto, come era già capitato in passato.
  • Quando finalmente Bruno l’ha chiamata, lei si aspettava una dimostrazione d’affetto, si aspettava che lui le dicesse che gli mancava e che non vedeva l’ora di rivederla. Bruno, da parte sua, inconsapevole di quali fossero le aspettative di Sonia, le ha domandato giusto come stava, passando poi al vero motivo della chiamata.
  • A questo punto arriva “la richiesta di una prova” da parte di Sonia, per verificare l’amore di suo marito. “Mi chiami solo per questo?” Bruno, non cogliendo la sofferenza di Sonia, le ha risposto con una semplice affermazione.
  • Sonia ha interpretato tutto ciò come mancanza d’affetto. Per lei, questa era l’ennesima dimostrazione di un fatto che le faceva malissimo: lui non la amava più, era felice di star fuori per lavoro, lontano da lei.

Dopo quella telefonata, sappiamo che Bruno non l’ha richiamata, convinto com’era che sua moglie stesse semplicemente passando un brutto momento e che avesse certamente bisogno di calmarsi. Lui era fuori città, in fondo…  Che c’entrava lui? Sua moglie era lunatica e a volte gli sembrava che volesse litigare a ogni costo. Invece lui era così tranquillo, pensava tra sé e sé.

D’altra parte Sonia sperava che Bruno la richiamasse per scusarsi, per dirle che aveva compreso i suoi errori, per dirle che si era espresso male, che era stato sciocco e superficiale, per rassicurarla del proprio amore.

Risultato?

Sonia, agli occhi del marito, aveva dato l’ennesima dimostrazione del suo carattere lunatico, poco chiaro e pacifico; una donna incline al cambio d’umore repentino (e senza motivo), sempre sul piede di guerra, la cui risposta alla domanda “Cosa c’è che non va” è sempre “Niente”.

D’altro canto, Bruno, per sua moglie, mancava di empatia, di amore e rispetto; e, poiché alcune dinamiche in amore sono così palesi (“Mi dovevi chiamare subito, no?”), forse mancava anche di intelligenza. Un uomo poco profondo, insomma, dedito al lavoro e che, quando partiva, si comportava come se non ce l’avesse proprio una moglie.

Il comportamento infantile nelle relazioni

Claudia ci mostra ora come sarebbe potuta andare quella telefonata.

Bruno: “Ciao Sonia, tutto bene? Potresti andare nel mio studio, mi sa che ho dimenticato un dossier importante, prova a guardare nel classificatore se per caso non trovi un fascicolo.”
Sonia: “Aspetta, vado subito a vedere. Sì, Bruno, l’ho trovato, devo spedirtelo?”
Bruno: “No, ti ringrazio non c’è bisogno, contatterò uno spedizioniere che passerà a prenderlo in giornata.”
Sonia: “Come sta andando il convegno?”
Bruno: “Ora è tutto ok, procede secondo i piani della compagnia.”
Sonia: “Mi manchi Bruno, non vedo l’ora che torni!”
Bruno: “Sai, mi manchi anche tu, anch’io non vedo l’ora di rivederti!”
Sonia: “Ciao, ti amo…”
Bruno: “Ti amo anch’io, un bacio, a presto!”

Nella prima situazione, dice Claudia Rainville, Sonia è centrata sul suo bisogno, su ciò che desiderava sentirsi dire dal marito, mentre in questa versione si prende cura del problema di Bruno aiutandolo a risolverlo, per poi condividere con lui il suo desiderio di parole d’affetto. Dal canto suo Bruno, che ha risolto il suo problema lavorativo connesso al dossier, riesce a trovarsi in una migliore predisposizione d’animo per accogliere la richiesta d’attenzione di Sonia e dirle ciò che lei desidera sentire e che lui stesso sentiva.

Inoltre, secondo la dottoressa:

“Capita che l’adulto infantile porti l’altro ai limiti della pa­zienza o della tolleranza per verificarne il grado di affetto. Se la persona amata finisce per diventare incapace di sopportare i comportamenti dell’altro e manifesta l’intenzione di rompere o di andarsene, l’adulto infantile a quel punto si attacca a lui con tutte le sue forze promettendo di cambiare e di non rifarlo più. Tutto coccole e buoni propositi, cercherà di dar prova della sua buona volontà al partner, del suo desiderio di cooperare per l’armonia della relazione mostrandosi meno esasperante. Ma il tutto durerà giusto il tempo di riavere la persona che temeva di perdere”.

Il comportamento infantile: come liberarsene in 3 passi

1° passo – Il test di auto-analisi

Il primo passo consiste nel riconoscere i propri comporta­menti infantili. Per aiutarci, Claudia Rainville ricorre a una sorta di test, che ci guida nella valutazione di eventuali tratti d’infantilismo. Per ogni frase che leggi, scrivi (o pensa semplicemente) quanto spesso ti capita di trovarti in quella situazione tra queste 3 opzioni:

  1. Spesso
  2. Talvolta
  3. Mai/di rado

Ecco le frasi:

  1. Ho difficoltà ad ascoltare gli altri con attenzione
  2. Tendo a parlare solo di quello che mi interessa o mi preoccupa
  3. Ho difficoltà a subire un rifiuto quando chiedo qualcosa
  4. Ho difficoltà ad accettare un’osservazione o una critica
  5. Tendo a giustificarmi quando mi si fa un’osservazione
  6. Cerco di avere ragione
  7. Sono in conflitto con chi mi sta vicino
  8. Provoco l’altro quando sono arrabbiato
  9. Mi succede di chiudermi nei confronti altrui se sono frustrato/frustata o deluso/delusa
  10. Capita che voglia solo per me la persona che amo
  11. Penso alla vendetta quando soffro
  12. Mi capita di aver paura di perdere la persona che amo
  13. Mi succede di interpretare le parole o gli atti altrui a mio sfavore
  14. Mi capita di non dire ciò che penso davvero per paura di non piacere
  15. Cerco di stupire o conquistare la persona che vorrei mi amasse
  16. Mi capita di dire cose offensive e impulsive quando sono arrabbiato/arrabbiata
  17. Mi capita di prendere decisioni a mio vantaggio senza tenere conto degli altri
  18. Quando qualcosa non fa al caso mio, faccio storie
  19. Fatico a esprimere il mio apprezzamento
  20. Mi sento sminuito quando è qualcun altro a essere complimentato
  21. Mi capita di accusare o colpevolizzare gli altri quando subisco una delusione o se le cose non mi soddisfano
  22. Quando desidero che qualcosa venga fatta immediatamente
  23. Voglio che i membri della mia famiglia si vestano secondo i miei gusti
  24. Ho bisogno dell’approvazione degli altri
  25. Sono facilmente influenzabile
  26. Ho molti timori
  27. Voglio dimostrare di essere capace
  28. Ho paura dell’abbandono e della solitudine 
  29. Preferisco vivere con una persona non adatta a me piuttosto che vivere sola/solo
  30. Eccedo nelle cose che faccio per le persone che amo

Quante volte abbiamo scritto “Spesso”? Contiamole!

Com’è ovvio, tante risposte “Spesso” sono a significare un’elevata incidenza di comportamenti infantili che, per chiunque abbia a cuore la propria felicità, è bene riuscire a superare. Possiamo annotare le risposte e conservarle: tra qualche tempo potremo rifare il test e osservare i progressi!

Bada bene, “Spesso” non fa di noi persone “infantili”, ma con una presenza di tratti infantili. Sicuramente, ognuno di noi si è trovato in una (o più) delle frasi di quelle citate sopra. Claudia ci invita innanzitutto a non giudicarci: non significa che siamo infantili, ma che potremmo essere desiderosi di prendere coscienza dei nostri tratti poco maturi, per trasformarli in occasione di crescita e così influenzare positivamente tanto noi quanto il nostro o la nostra partner.

2° passo – Imparare a darci ciò di cui abbiamo bisogno

Riconoscere alcuni tratti di infantilismo significa fare un passo gigantesco verso il cammino che conduce alla maturità, personale prima, di coppia poi.

La prossima tappa consiste nel procurarci quello di cui abbiamo bisogno per essere felici, piuttosto che aspettarcelo dagli altri. Se ci pensiamo bene, molte nostre richieste o pretese nascondono nostri bisogni interiori o mancanze. L’amore lo dobbiamo prima dare a noi stessi, così come la fiducia, il rispetto, l’attenzione. “Per alcune persone” – sostiene Claudia Rainville – “questo può voler dire assumere un ruolo di genitore amorevole nei confronti del proprio bambino interiore, in modo da aiutarlo a crescere e raggiungere un minimo d’autonomia affettiva”.

Di cosa abbiamo bisogno?

Lo stiamo ricercando nell’altra persona?

L’amore non è sopperire, rimediare a una mancanza, ma un meraviglioso modo a due di dare espressione di qualcosa che c’è, qualcosa già di per sé maturo, forte e stabile.

3° passo – Abituarci a pensare più spesso agli altri senza per questo trascurarci

C’è una frase della dottoressa Rainville che esprime potentemente questo concetto:

“L’infantilismo di frequente ci porta a essere simili a un pendolo, con movimenti che vanno da un estremo all’altro: dall’egoismo all’altruismo, dal ruolo di vittima a quello di salvatore, dal ruo­lo di bambino esigente a quello di genitore protettivo”.

Quando siamo dei pendoli, difficilmente il nostro altruismo è disinteressato. Spesso, si tratta di un altruismo che maschera un bisogno di amore, di affetto, di protezione. A spingerci ad amarci è più il bisogno stesso di amore.

La prova di ciò è tangibile quando, in un momento più debole, finiamo per rinfacciare all’altro ciò che noi abbiamo fatto, ciò che abbiamo donato senza ricevere nulla in cambio.

“Il preoccuparsi davvero per l’altro contempla lo stare attenti a quello che questi ci confida, lo sforzarsi di comprendere quello che lui sta vivendo, che sta provando e ciò di cui ha bisogno”.

Ecco alcuni suggerimenti di Claudia Rainville che possono aiutarci in tal senso:

  • Non cercare in nessun momento di possedere l’altro
  • Impara a rassicurarti, invece di voler costantemente verifica­re i sentimenti del tuo partner nei tuoi confronti
  • Elimina l’abitudine di chiuderti, di tenere il muso o di fug­gire. Impara piuttosto a esprimere quello che senti
  • Interessati a ciò che piace all’altro, anche se questo non pre­senta alcun interesse per te
  • Sii pronto ad accettare che l’altro non sempre risponde alle tue attese
  • Non decidere per l’altro: chiedi piuttosto il suo parere
  • Di fronte a una situazione frustrante, prenditi il tempo per riflettere sulla lezione che puoi trarne piuttosto che ributtare l’errore sull’altro
  • Abituati a verificare la disponibilità dell’altro prima di fargli le tue domande
  • Permetti all’altro di fare le proprie esperienze e di trarne le debite conclusioni
  • Cerca di comprendere le motivazioni dell’altro prima di giu­dicarne le azioni
  • Impara a collaborare con l’altro, a essergli utile aiutandolo a raggiungere i suoi obiettivi
  • Concedi all’altro il diritto di essere ciò che è: così potrai amarlo per i suoi punti forti, i limiti e le de­bolezze

Riuscire a mettere in pratica alcuni di questi suggerimenti ci aiuterebbe a vivere più serenamente con noi stessi e, di conseguenza, a vivere con maggiore equilibrio le nostre relazioni.

“Più un essere raggiunge la maturità e più guadagna in libertà e rispetto”.

 

Se questo articolo ti è piaciuto,
puoi condividerlo cliccando qui sotto!

Iscriviti per ricevere le notizie da Life Strategies ed un codice sconto del 5%

Iscriviti per ricevere le notizie da Life Strategies

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre informato sui temi di crescita personale trattati da Life Strategies.

Life Strategies è un marchio registrato da ROI GROUP SRL, Galleria del Commercio 6 – Macerata | Capitale sociale 100.000 € i.v. | P.IVA e C.F. 01999300443 | REA MC-180904

IGOR SIBALDI
Ombre: Il lato Oscuro

SABATO 21 SETTEMBRE 2024

UNAHOTELS Expo Fiera
Via Keplero 12, Pero (MI)

Live

PRIMISSIMA FILA

189,00€

SECONDA FILA   

159,00€

INGRESSO STANDARD

109,00€

Posti limitati

online

Diretta streaming 

89,00€

Posti limitati

Metodi di pagamento: puoi iscriverti utilizzando la carta di credito, la carta di debito, PaypalScalapay

Ti possiamo aiutare?

Seleziona quale argomento vuoi approfondire sui corsi di Life Strategies.

Life Strategies

Dal 2016 ci occupiamo del benessere delle persone, organizzando eventi per la crescita personale. Tale attività, che è anche un valore della nostra vita, non può essere svolta se mette a rischio la salute di chi amiamo.
Abbiamo deciso pertanto di spostare le date dei nostri seminari nell’ultima parte dell’anno, quando saremo sicuri che condividere l’esperienza della formazione sia in armonia con il nostro e vostro star bene.