A cura di Life Strategies
Nelle varie fasi della nostra vita si alternano momenti di lineare regolarità a fasi acute in cui le emozioni ci sovrastano, sia in negativo che in positivo, sconvolgendo il nostro equilibrio tanto da farci dubitare anche del fatto che le stiamo vivendo davvero (è in questi momenti che pronunciamo la famosa fase: “non ci posso credere”). In questi momenti ci chiediamo se sta accadendo davvero o se è solo frutto della nostra percezione.
Secondo Igor Sibaldi, scrittore, slavista, traduttore, drammaturgo, filologo e studioso di teologia, la percezione è un processo che si sviluppa nell’arco di pochissime frazioni di secondo e che prevede 5 step:
- Impressione sensoriale: mi guardo intorno e percepisco un milione di cose diverse.
- Realize (non esiste un termine italiano per dirlo): mi sono accorto di qualcosa.
- Register: mi sono accorto di essermi accorto.
- Ricordo.
- Verifica: quello che ho visto è quello che ho visto? È il momento più debole di tutti, perché non si può stare lì a indugiare a lungo, a fissare una cosa.
C’è una cosa che complica ulteriormente le cose dalla fase di Realize a quella di Ricordo, ossia l’influenza delle parole: ricordiamo soltanto quello che nel nostro vocabolario è indicato da una parola, quindi alla fine percepiamo solo una minima parte di quel milione di cose di cui abbiamo avuto un’impressione sensoriale.
Se invece impariamo a capire come è fatto il mondo dei fatti, scopriamo come è fatto un palcoscenico e cominciamo a gestirlo, cioè a usare il palcoscenico del mondo: si chiama gestione delle emozioni e sentimenti.
Il pensiero è più facile da gestire perché è tutto fatto di parole, come del resto la morale e l’intuizione, ma le emozioni no, esse non sono fatte di parole.
Ci sono delle cose che sentiamo, ma che non riusciamo ad esprimere con le parole, perché le emozioni sono prima delle parole e sono molto più veloci del linguaggio.
Riuscire a gestirle, secondo Sibaldi, è un po’ come recitare, non nel senso che possiamo percepire in Italia dall’etimologia del termine (recitare = fare tante volte l’appello, citare più volte), quanto nel senso dell’inglese “play” o del francese “jouer” (interpretare): l’attore, infatti, non finge, recitare significa esprimere qualcosa di molto vero.
“Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male.”
Edoardo De Filippo
Spesso noi siamo fuorviati anche nelle scelte di vita perché pensiamo che il dovere condizioni il nostro successo (devo avere successo, devo fare carriera), ma il dovere è nell’orbita del pensiero, è complesso, ma è debole.
Perché il dovere non è un’emozione, è a malapena un piccolo sentimento.
Continueremo a parlare di emozioni, sentimenti e sensazioni in uno dei prossimi corsi con Igor Sibaldi. Scopri il prossimo cliccando qui!