A cura di Life Strategies
Amore tossico: quando coesistono più emozioni
In un articolo precedente abbiamo approfondito come per gestire le emozioni sia importante adottare un modo di sentire, piuttosto che di capire, di cui non essere completamente in balia. Un metodo che ci consenta, quindi, di tenere in modo saldo le redini delle nostre emozioni. Quando ciò avviene, si può parlare di sana gestione delle emozioni: un atteggiamento che mira a risolvere ciò di cui siamo artefici e ad affrontare le conseguenze che derivano delle nostre azioni.
Ma quando emozioni contrastanti coesistono, è possibile cavalcare davvero la Tigre interiore?
Quando ci sentiamo sopraffatti dalle emozioni, fino al punto di bloccarci, un primo strumento che ci può venire in aiuto è avere chiara in mente la netta distinzione esistente tra tre concetti che, erroneamente, siamo solito sovrapporre. Secondo il Professor Giorgio Nardone, questa differenziazione è sfumata a causa della confusione che la letteratura straniera (o meglio, le pessime traduzioni della letteratura straniera) ha generato nel nostro lessico. I tre termini che dobbiamo tenere invece ben distinti sono:
- Emozioni: le quattro emozioni primarie (paura, dolore, piacere, rabbia), che sono alla base di tutti gli effetti emotivi che viviamo ogni giorno;
- Stati d’animo: diversamente dalle emozioni, che determinano una reazione, essi riflettono una condizione passiva;
- Sentimenti: sono predisposizioni persistenti dal punto di vista affettivo, frutto di esperienze ripetute.
Tale distinzione è utile perché, quando cerchiamo di capire che cosa ci succede, dobbiamo aver chiaro che le emozioni si attivano prima di qualunque legame. Quando, invece, entrano in gioco i sentimenti significa che si sono creati dei legami.
Ciò è utile per inquadrare il livello di intervento a cui dobbiamo prepararci.
Infatti, questa chiave di lettura ci aiuta a comprendere, ad esempio, quando un amore può essere considerato “tossico”, a individuarne le dinamiche e a disinnescarne gli effetti, riorientando le emozioni che ne sono all’origine, prima che sia troppo tardi.
L’amore è tossico non quando è orribile ma quando avvelena, alternando in noi piacere e dolore, con la stessa intensità. Questa alternanza si trasforma in un’emozione travolgente a cui diventa difficile rinunciare: essa è così forte che diventa una vera e propria predisposizione persistente (sentimento, quindi legame), frutto di ripetute esperienze.
La conoscenza del meccanismo che regola l’azione del piacere e del dolore – e delle dinamiche che si originano a seguito della loro interazione – può aiutarci a riorientare il dolore. E, laddove ciò non fosse possibile, può permetterci di valutare se il legame tossico può essere bilanciato e condotto verso un rapporto funzionale o se, al contrario, sia preferibile mettere in discussione le fondamenta sulle quali esso si basa, attraverso un’esperienza emozionale correttiva (ne abbiamo parlato in questo articolo).
Assenza di emozioni: quando non si prova più nulla
In una condizione opposta, invece, si trovano le persone che dicono di non provare emozioni. Esse hanno sviluppato – o si sono addestrate –, con condizionamenti quasi pavloviani, ad attivare una sorta di inibizione dell’emozione nella sua espressione, bloccando le risposte emozionali. Paradossalmente, alla base di quello che viene definito freezing, può esserci una forma esasperata di ansia. Infatti, quando l’ansia è benefica, ci spinge a reagire a certi stimoli in modo più performante; quando è esasperata, determina un vero e proprio blocco emotivo, una sorta di imperativo che ci protegge dalle emozioni.
Anche in questo caso il controllo razionale non funziona. Al contrario, se ci predisponiamo ad accogliere le emozioni e a orientarle, acquisiamo quella consapevolezza operativa che ci pone nella condizione di poter avvertire consapevolmente le emozioni, di “cavalcarle” ed educarle. La consapevolezza può essere lo strumento attraverso cui vivere meglio le emozioni, purché questo non impedisca loro di esprimersi correttamente.
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