L’immediatezza nella diffusione delle notizie ha amplificato la nostra percezione di un mondo dominato dal veloce e costante cambiamento che, in molte circostanze, si traduce in incertezza sul futuro.
Se a livello professionale quest’incertezza è dovuta ad alcune caratteristiche dell’attuale contesto, a livello personale l’incertezza si riscontra nell’instabilità delle relazioni, nella trasformazione dell’ideale di famiglia e di coppia e nelle nuove forme di interazione con gli altri, magari tramite apposite applicazioni su smartphone.
Il mondo cambia ogni giorno sotto i nostri occhi e ci chiede di stare al passo con la sua rapidità. Per farlo, la flessibilità diventa una dote indispensabile in ogni ambito della nostra vita quotidiana, dal lavoro ai rapporti interpersonali.
Aprirsi al cambiamento grazie alla flessibilità
Sviluppare la flessibilità può rivelarsi più difficile del previsto. La nostra mente non ama le novità: ecco perché troviamo la routine così rassicurante. Inoltre, mettere in atto schemi già noti implica un risparmio di energia per il nostro cervello che, di conseguenza, tende a reiterare i comportamenti del passato, preferendo scenari che può prevedere ad altri totalmente ignoti.
Come scuotere la nostra mente da questa sorta di “pigrizia” e stimolare in noi atteggiamenti e modi di pensare più flessibili?
Lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone, ideatore della Terapia Breve Strategica e del Problem Solving Strategico, che permettono di risolvere i problemi quotidiani e superare le difficoltà di ogni giorno in tempi brevi, ha individuato quattro comportamenti molto diffusi che ostacolano il nostro benessere psicofisico e il nostro equilibrio personale. Per ognuno di questi, inoltre, Nardone indica le soluzioni concrete più efficaci da applicare subito per andare oltre i nostri limiti e iniziare a vivere la nostra vita più determinati e sicuri di sé.
L’inganno delle aspettative
Quante volte siamo rimasti delusi perché ci aspettavamo una certa reazione, delle scuse o un gesto in particolare da parte di qualcuno, ma le nostre aspettative non si sono realizzate? La tendenza a supporre che gli altri usino i nostri stessi criteri di valutazione nell’interpretazione del mondo e che tutti si comportino esattamente come faremmo noi, non può che essere fonte di incomprensioni.
Questo inganno si crea perché, nell’affrontare le situazioni, non ci lasciamo guidare soltanto da libere valutazioni, ma pure da preconcetti su ciò che è giusto fare, da valori etico-morali, da regole e insegnamenti che la società e la famiglia ci hanno tramandato. Di conseguenza, non riusciamo più a immaginare modalità alternative di pensare e di gestire la vita e, quando qualcuno segue principi diversi dai nostri, andiamo in crisi.
L’unica soluzione possibile per superare questo inganno consiste nell’esercitarci a guardare la realtà anche con gli occhi degli altri, non solo coi nostri o con quelli delle persone più affini a noi. Cercare, cioè, di assumere il punto di vista di tante persone differenti. Questo deve essere un esercizio costante se vogliamo evitare che la nostra mente ristabilisca le rigide schematizzazioni a cui è abituata, cadendo così nelle solite convinzioni.
L’inganno della coerenza
“Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”, diceva James Russell Lowell. Viene allora spontaneo chiedersi: come mai dimostrare coerenza con le proprie idee e con i propri valori è considerata una qualità fondamentale dalla maggior parte delle persone? Pensiamo, ad esempio, a chi confonde la coerenza con l’ostinazione a difendere le proprie posizioni nonostante allontanino dalla felicità, perché non combaciano coi propri veri desideri.
In simili casi, la coerenza si trasforma in mancanza di flessibilità, rendendo intransigenti e incapaci di adeguarsi alle evoluzioni e ai molteplici aspetti del mondo in cui viviamo. La coerenza assoluta non fa parte della nostra realtà, perciò pretenderla dagli altri o dai noi stessi è un inganno da cui faremmo bene a salvaguardarci se vogliamo affrontare l’esistenza in modo equilibrato e felice.
La soluzione consiste nell’imparare ad accettare le incoerenze altrui oltre alle nostre ed evitare di imporci come giudici severi degli altri e di noi stessi ogni volta che notiamo qualche discrepanza nelle azioni o nei comportamenti che ci circondano. Cambiare idea, rovesciare le proprie posizioni, tirarsi indietro di fronte a qualcosa in cui non crediamo più come prima non sminuisce il nostro valore, bensì è segno di intelligenza attiva. Sperimentare diverse strade, avviare più percorsi e poi scegliere quello più adatto a noi è il solo modo che abbiamo per prendere decisioni consapevoli.
L’inganno dell’evitamento
Capita a tutti: quando qualcosa ci spaventa, la evitiamo. Che sia un confronto diretto con un membro della nostra famiglia, oppure una richiesta ad un nostro superiore, scappare di fronte a situazioni considerate pericolose ha effetti controproducenti perché aumenta il senso di insicurezza. Quindi, paradossalmente, ciò che facciamo per sentirci protetti aumenta gradualmente il livello delle nostre paure.
Non ci sono molte alternative: l’unica soluzione efficace è affrontare quello che la vita propone, a maggior ragione se qualcosa ci spaventa e siamo tentati di evitarla. Dobbiamo fare esperienza diretta delle cose per poter decidere in modo consapevole se andare avanti o meno invece di evitarle a prescindere. Scappare dalle esperienze è segno di paura; al contrario, adottare un atteggiamento predisposto al confronto e poi, se necessario, interrompere un’azione ritenuta inadeguata o inutile, è segno di intelligenza.
L’inganno del rimandare
Tale inganno è simile all’evitamento, ma in questo caso il procedimento è diverso: il rimandare, infatti, non porta semplicemente a rinunciare di fare qualcosa, ma spinge a dire “lo farò più tardi, o domani, o nel prossimo futuro”: in questo modo ci illudiamo di mantenere il controllo delle nostre decisioni, ma non è affatto così.
Tutti siamo caduti in questo tranello almeno una volta, tanto riguardo ad azioni di poco conto quanto a decisioni più importanti: ad esempio, voler seguire uno stile di vita più sano, mettendoci a dieta o andando in palestra e dirci ogni settimana “inizio da lunedì” per poi non farlo mai; oppure dover preparare un esame o un progetto di lavoro importante e molto impegnativo e, anziché concentrarci subito su di esso, dedicarci a tutta una serie di altre attività più leggere dicendoci “domani avrò più tempo a disposizione”.
Per evitarlo, possiamo utilizzare quella che Nardone definisce paura terapeutica, il mezzo più potente di cui disponiamo per correggere alcuni dei nostri atteggiamenti sbagliati. In pratica, si tratta di temere le conseguenze del rimandare, cercando di immaginarne gli effetti negativi: sareste ancora disposti a rimandare la dieta o l’allenamento fisico sapendo che, a breve, la vostra salute potrebbe essere compromessa? Continuereste a non concentrarvi sull’esame o sul progetto di lavoro se veniste minacciati da una bocciatura o da un licenziamento?
Di solito immaginare il peggiore scenario possibile sblocca dall’immobilismo anche i soggetti meno propensi: mettendo in pratica questo esercizio quotidianamente, questo modo di pensare diverrà automatico per la nostra mente che inizierà a beneficiarne nella vita di tutti i giorni.
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