La diffusa idea del “Non mi merito amore”

amore

Ci sono molte espressioni di uso comune che riecheggiano spesso nel nostro dialogo interiore:

“Attiro sempre le persone sbagliate”,

“La gente cerca solo di approfittarsi di me”,

“Ecco, non mi ama nessuno”,

“Non mi merito amore”.

Rapporti personali complessi, difficoltà a comprendere ed esprimere noi stessi, una quotidianità confusa e costellata di coincidenze apparentemente casuali: dietro simili circostanze si nascondono segnali spesso inascoltati, che lavorano nella parte più profonda del nostro essere.

Questi eventi ricorrenti, secondo Daniel Lumera, docente, scrittore, ricercatore e formatore internazionale, corrispondono a dei codici.

Infatti, proprio come esiste un codice genetico che regola la nostra macchina biologica, esistono dei codici basati su pensieri, credenze e impressioni che influenzano intensamente – spesso a livello inconscio – tutto ciò che viviamo: le nostre relazioni, le nostre scelte, le nostre amicizie, il nostro successo… E la nostra felicità, quella vera e più autentica.

Daniel, che è riuscito a coniugare la sua attività di ricerca accademica e sociale con un profondo e intenso percorso di ricerca personale (ha approfondito i suoi studi con Anthony Elenjimittam, discepolo diretto di Gandhi), è soprattutto un ricercatore (i suoi programmi sono infatti oggi applicati nell’alta formazione del personale medico e sanitario, nelle carceri e nelle università) e i suoi studi ci aiutano a comprendere l’importanza di questi linguaggi profondi e simbolici e del perché questi condizionano la nostra vita.

Sono codici particolari, sequenze di informazioni che incidono profondamente sul nostro modo di pensare e di sentire, sui nostri comportamenti. Orientano le situazioni, le scelte, le decisioni che prendiamo nella nostra vita.

“Non mi merito amore”

Uno dei codici classici che si attivano quando pensiamo di non meritare amore è quello che ci induce ad attrarre costantemente persone che ci dimostreranno, innanzitutto, che non siamo all’altezza.

Come si decodifica questo codice?

Guarire questa ferita emozionale significa prendere coscienza di quanto il non sentirci degni di amore trasmetta alle persone di cui ci circondiamo un codice preciso: “non darmi valore, non lo merito”.

Quando invece ci riconosciamo il diritto di essere apprezzati, iniziamo a prenderci cura di noi, ad essere gentili con noi stessi, amorevoli persino, e rifioriamo alla vita, smettendo di cercare il riconoscimento da parte degli altri. 

Ci sono, nella vita di tutti noi, momenti in cui abbiamo avuto la forza di voltare pagina, allontanando quei partner che ci facevano sentire privi di valore: quando abbiamo deciso di darci quel valore da soli, senza cercare all’esterno ciò che potevamo dare a noi stessi. E ci siamo sentiti liberi dalla tirannia di quelle persone che attiravamo per compensare e risolvere quello schema.

Ma non è sempre facile riuscirci, semplicemente perché spesso non siamo consapevoli dei codici che abbiamo attivato in noi stessi e che si riflettono nelle persone che dunque attiriamo. Per analizzare i nostri codici, perciò, dobbiamo interpretare il linguaggio simbolico dell’inconscio da cui sono costituiti: così potremo non solo decodificare noi stessi e la nostra vita, ma anche ricodificare le informazioni che ci allontanano dal benessere e dal successo, creando quelle giuste per prendere il controllo del nostro destino. Ne parliamo QUI.

“Non sono adatto”

Un codice affine a quello che abbiamo appena analizzato è quello legato all’impressione di non essere adatti, l’idea che ci manchi sempre qualcosa. Una sensazione molto frequente, specie in questo periodo particolare, in cui sembra che non abbiamo strumenti per affrontare ciò che ci aspetta fuori dalle mura di casa.

Cosa ci succede quando cerchiamo di compensare questo codice?

Alcuni di noi arrivano a fare il doppio degli altri per mettere a tacere la vocina interiore che non è mai soddisfatta, arrancando in sforzi esagerati e vivendo in una continua situazione di giudizio, alla ricerca della perfezione estrema.

Di nuovo, come si decodifica questo schema? Come si aiutano le persone che vivono in questa eterna insoddisfazione a liberarsene?

La chiave per prendere consapevolezza è spesso nella famiglia, in un passato in cui l’affetto è stato contrattato con la performance:

“Se non ti comporti bene e non sei bravo a scuola, non ti vogliamo bene”.

È un “mercato” che abbiamo conosciuto tutti e che, spesso, genera individui che vorrebbero avere un forte impatto sulla qualità della vita propria e degli altri, ma che sono in realtà spinti da meccanismi di autocompensazione. Andare all’origine di questo schema aiuta la persona a provare profondo sollievo e senso di liberazione, inibendo il giudizio e consentendogli di apprezzare le proprie azioni, in quanto espressione dei propri valori e quindi foriere di realizzazione e integrità.

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