La felicità? L’ho trovata in un giardino segreto

giardino segreto

Nel 1911 la commediografa e scrittrice britannica Frances Hodgson Burnett diede alle stampe il libro che più ho amato durante l’infanzia: Il giardino segreto.

il giardino segreto
Copertina della prima edizione di The Secret Garden (1910)

Ricordo ancora quei pomeriggi di preziosa solitudine nella casa dei miei nonni trascorsi a leggerne una copia prestatami dalla biblioteca della scuola, nell’ambito di un progetto volto a sviluppare nei dodicenni la propensione alla lettura. Fu l’inizio di un grande amore, perché, da quel momento in poi, leggere fu senza dubbio una delle mie passioni, forse la più grande. Quelle pagine odorose di vita mi diedero l’occasione di capire cosa volevo fare nella mia e in effetti, da allora, sebbene con le dovute proporzioni, leggere e scrivere è divenuta la mia professione.

Il romanzo narra la storia di due ragazzini, Mary e Colin, la cui vita, totalmente infelice, subisce una svolta in seguito alla scoperta di un giardino circondato da mura e reso inaccessibile perché teatro, molti anni prima, di un grave incidente, a seguito del quale ne viene proibito l’accesso. Scoprirne l’esistenza all’interno della dimensione domestica (il giardino si trova nella grande casa del padre di Colin, zio e tutore di Mary) è già di per sé una gioia, ma averne cura, di nascosto da tutti e malgrado le difficoltà, diventa per i due a dir poco terapeutico.

Mary cresce con due genitori che non le mostrano mai un briciolo di amore e, quando questi muoiono, viene affidata ad uno zio, ricco vedovo inglese, che la ospita in casa senza tuttavia riservarle grandi attenzioni. La perdita della moglie ne aveva spento l’entusiasmo, la condizione del figlio avuto con lei, sofferente di una non ben specificata malattia alla colonna vertebrale, lo aveva consegnato ad un dolore profondissimo, chiudendolo alla vita.
È Martha, una giovane cameriera dalle umili origini, a mostrare bontà e gentilezza nei confronti della piccola. Con semplicità e amore la spinge a diventare autonoma, esortandola a scoprire i lati positivi del suo nuovo mondo. Mary, che aveva vissuto i primi anni della sua vita in India (era nata in India da genitori inglesi), vedeva la brughiera così cupa e grigia nella stagione invernale, da sentire nel cuore una tristezza profondissima. Martha la sprona ad attendere la primavera, certa che, quando i fiori sbocceranno, tutto intorno acquisirà una tale bellezza da rallegrarla non poco.

Il giardino segreto

Confinata nelle sue due stanze e costretta, per decisione dello zio, a trovare in esse un modo per divertirsi da sola, Mary è alla ricerca di qualcosa che la faccia uscire dall’apatia di quella vita e lo trova quando le viene raccontata una storia riguardante il passato di quest’ultimo, che la colpisce moltissimo. La bimba scopre, infatti, che la zia defunta amava molto coltivare le rose in un meraviglioso giardino segreto. Nel giardino c’era anche un grande albero, con un ramo enorme sul quale la donna amava sedersi (fu proprio quando questo si spezzò che la donna, cadendo, morì).

La scoperta di un luogo così evocativo la lascia senza fiato. Dal momento in cui viene a conoscenza dell’esistenza di quel giardino leggendario la visione di tutto ciò che la circonda cambia.

Mary cerca di capire dove si trovi e di individuare, inoltre, l’origine di un pianto che sente provenire dall’interno della casa, sebbene il personale di sevizio lo neghi. Comincia ad uscire e trascorrere più tempo nel parco. Durante una delle sue esplorazioni trova in una buca la chiave di una porta, che più tardi scopre essere quella per accedere al giardino. Apre quel varco, misterioso e austero, e trova al di là di esso un luogo immensamente bello, sebbene bisognoso di cure.

Decide di riportarlo al suo splendore, sentendo nel cuore uno strano calore. Porsi come obiettivo quello di prendersi cura del suo giardino segreto le fa provare una gioia inedita e miracolosa.

Ad aiutarla nell’impresa e a custodire con lei il segreto della scoperta, c’è Dickon, fratello minore di Martha, e, inaspettatamente, Colin, il ragazzino che scopre essere suo cugino e che riporta alla vita. Una notte, infatti, Mary decide di perlustrare il palazzo. In una stanza spettrale per la prima volta lo incontra. Ha la sua stessa età, ma è viziato, prepotente, ipocondriaco, convinto che, a causa della sua malattia, dovrà morire a breve. Fa amicizia con lui. Parlando capisce che il cugino non è malato, ma solo bisognoso di uscire all’aria aperta e fare movimento. Gli svela il segreto del giardino e fa nascere in lui il desiderio di poter essere parte di quella seducente avventura.

Con la sedia a rotelle Mary trasporta il ragazzo nel parco e lo conduce al cuore del suo mondo. Colin è estasiato. È un momento di svolta per tutti. Il punto esatto in cui si incrociano le vite dei tre ragazzini è anche quello in cui il destino cambia le carte in tavola e travolge ogni cosa.

Un giorno, mentre Mary, Colin e Dickon ridono spensierati nel giardino, il giardiniere del palazzo li scopre. Irritato dalla gioia manifestata dai tre in quel luogo che fu fatale alla sua padrona, redarguisce i tre fanciulli, dando a Colin dello storpio. Furioso per l’affronto, il ragazzo si alza dalla sedia a rotelle e comincia a camminare. Un miracolo? No! Semplicemente un ritorno alla vita.

Di ritorno da uno dei suoi lunghi viaggi, lo zio di Mary decide di far visita al giardino e con grande sorpresa lo ritrova in piena fioritura. Lo spettacolo della natura è tuttavia poca cosa rispetto alla gioia di rivedere suo figlio in piena salute e gioioso di vivere.

È il finale del libro, ma non della vita dei suoi protagonisti, la cui esistenza è al nastro di una nuova partenza.

Il giardino segreto è quel luogo, il più delle volte interiore, nel quale possiamo essere davvero felici

Mentre scrivo non posso che riconnettermi ai sentimenti di quelle giornate di lettura densa e appassionata. Ciascuno di noi dovrebbe, nel proprio, coltivare un giardino segreto.

La gioia è uno stato del cuore che dovrebbe essere fatto emergere a prescindere dalle circostanze esterne. Troppo spesso le nostre emozioni dipendono da ciò che accade fuori di noi, il che, a pensarci bene, vuol dire affidare a qualcun altro o ad eventi fortuiti il senso della nostra esistenza.

Se provassimo invece a tenere le mani ben salde al timone di quest’ultima, scopriremmo che può essere molto meglio di come l’avevamo immaginata.

Il giardino segreto è quel luogo, il più delle volte interiore, nel quale possiamo essere davvero felici.

Chi lo scopre ha modo di sperimentare la profondità del momento presente e il valore della fatica che conduce alla vera felicità. Eh sì perché… la felicità non è determinata dalla fortuna, ma dalla conquista quotidiana delle cose che contano di più per noi, spesso meta di viaggi tortuosi e percorsi impervi.

giardino

Il “giardino segreto” è un posto che ci protegge da tutto. Rappresenta, da un certo punto di vista, la nostra ancora di salvezza, quella che può metterci al riparo da qualunque tempesta.

Dovremmo tutti ritornare a vedere il mondo con gli occhi con cui Mary guarda il suo giardino in questo splendido libro di Frances Hodgson Burnett e poter provare l’emozione di averne cura. Sì, averne cura, perché sperimentare l’I care è una dimensione nella quale tutti possiamo rintracciare la parta migliore di noi stessi.

Avere una passione per qualcosa che è nostro e solo nostro ci rende più forti e fiduciosi nei talenti che abbiamo nel cuore, ma soprattutto ci rende liberi, il che basterebbe a farne un obiettivo primario della nostra esistenza, a qualunque latitudine ci trovassimo a viverla.

Dovremmo prenderci del tempo per scoprire dove si trovi il nostro giardino. Tutti ne abbiamo uno, basta solo andare al fondo di noi stessi per capire che, da qualche parte, ce n’è uno che necessita delle nostre cure per tornare alla sua naturale bellezza.

È un hobby? Un’attività che abbiamo rimandato? Un interesse che abbiamo trascurato? Un progetto che non abbiamo mai avuto il coraggio di realizzare?

Capirlo è come trovare la chiave di accesso alla sua porta.

Prendersene cura è pura gioia. Amplia la mente, fa battere il cuore, pervade di nuova vita.

A volte, come Colin, ci confiniamo nelle stanze più oscure della nostra vita, convincendoci che nulla potrà mai cambiare. Ci condanniamo così ad una morte peggiore di quella fisica.

Lo psichiatra Carl Gustav Jung diceva che la vita siamo noi e che se è difficile da sopportare è perché è molto difficile sopportare noi stessi. In effetti, i limiti che poniamo alla felicità a cui aspiriamo sono, nella maggioranza dei casi, solo una proiezione irreale della nostra mente.

Nel giardino segreto c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno: la bellezza delle nostre imperfezioni, l’unicità dei nostri talenti, la forza per affrontare le sfide, il coraggio per superare qualunque paura, l’energia che credevamo di avere perso, l’occasione che aspettavamo.

Vi auguro, con il cuore, di trovarlo al più presto! Solo in quel giardino infatti capita, come direbbe la Burnett, “di avere la certezza di vivere a lungo, forse addirittura per sempre”.

Sara Pagnanelli
Fondatrice di Life Strategies

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