Prima di vivere a lungo, preoccupati di essere felice!

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La paura della morte ha spinto per secoli gli uomini a ricercare in qualche elisir di lunga vita il segreto dell’eterna giovinezza.

Centinaia di studi e ricerche hanno messo in luce, soprattutto in questi ultimi anni, le straordinarie proprietà di questo o quell’elemento che, da solo o insieme ad altri, sarà in grado di farci vivere sani, in forma e, naturalmente, il più a lungo possibile, ma in pochi hanno chiarito come si possa oltrepassare il secolo potendo essere pienamente soddisfatti della propria esistenza.

È di questi giorni la notizia che la donna più vecchia del mondo vive in Russia ed è nata l’1 giugno 1889. Si chiama Koku Istambulova e, ai giornalisti impazienti di conoscere ogni particolare sulla sua lunga vita, l’arzilla nonnina ha dato una risposta che ha spiazzato tutti: “in 129 anni non ho mai avuto un giorno felice”.

Koku Istambulova
Koku Istambulova

Questa dichiarazione, fatta peraltro ad un pubblico che sperava di conoscere il segreto di tanta longevità, mi ha invitata ad una riflessione più profonda, che vorrei condividere con te.

Sopravvivere al limite medio della vita di un uomo è un dono o una sventura?

Certo che, detta così ad un malato in fase terminale, la risposta apparirebbe scontata. La vita è assolutamente un dono e bisognerebbe celebrarla finché si è in tempo.

Proviamo invece ad immaginare per un attimo la nostra vita senza le persone che abbiamo amato. Perché è evidente che se, come Koku, arrivi a vivere 129 anni, qualcuno, lungo la strada, te lo sei perso di certo. Saresti felice di sopravvivere, pur in salute, alle persone che ami?

Koku al momento vive in Cecenia, è autonoma in tutto, cammina, si nutre da sola ed è vigile e cosciente. Pur avendo mille ragioni per essere felice non lo è e considera la sua vita una punizione divina. Ha raccontato di essere sopravvissuta alla guerra civile russa, alla Seconda Guerra Mondiale, alla deportazione cecena del 1944. Aveva 27 anni quando la Rivoluzione Russa detronizzò lo zar Nicola II, 55 quando la Seconda Guerra Mondiale finì e 102 quando l’Unione Sovietica crollò. Una vita che, per sua stessa ammissione, è stata difficile e dolorosa, contrassegnata da tanti sacrifici, rinunce, perdite, come quella dei suoi figli.

I suoi racconti, tutti orientati a definire chi è stata, non lasciano spazio ai “se” e ai “ma”. “Ho sempre lavorato, non ho mai avuto un momento per riposarmi o divertirmi”. Sicuramente una predisposizione genetica, visto che la sua ultima figlia, Tamara, è morta a 104 anni, ma dietro ad un’esistenza tanto lunga c’è, secondo lei, lo zampino di Dio, il quale, dice, “ha scelto per me, costringendomi a vivere senza neppure un giorno di felicità”.

Sono parole tristi, che lasciano poco spazio ai festeggiamenti per l’imminente compleanno. Nonostante le 129 candeline spente e la salute con cui le è stato concesso di arrivare ad un simile traguardo, Koku si dichiara “troppo stanca di vivere” e aspetta pazientemente il giorno in cui, dice, “Dio la rivorrà con sé”.

È evidente che non sono la quantità, ma la qualità degli anni che passano a renderci persone felici di esistere. E allora, forse, non dovremmo tanto concentrarci sull’aggiungere giorni ai giorni, ma sul rendere ogni minuto speciale e fare della nostra vita un capolavoro.

Qualche anno fa, un’altra centenaria, Rita Levi Montalcini, rivolgendosi ad un immaginario uditore, dichiarò: “qualunque decisione tu abbia preso per il tuo futuro, sei autorizzato e direi incoraggiato a sottoporla ad un continuo esame, pronto a cambiarla, se non risponde più ai tuoi desideri”.

Le sue parole erano grevi e suonavano come un ammonimento a non arrendersi mai, neppure quando pensiamo che nulla possa cambiare, ricercando la felicità nelle piccole e grandi cose. Lei, Premio Nobel per la medicina nel 1996, dopo aver dedicato un’intera esistenza alla scienza, fino a poco prima di morire, a 103 anni, ha contribuito a divulgare ciò che aveva appreso in oltre mezzo secolo di lavoro sul campo.

Quando la incontrai e intervistai, nel 2004, aveva perso un po’ la vista e l’udito quasi del tutto. Alle conferenze, diceva, non vedeva le proiezioni e non riusciva a sentire più bene, ma era orgogliosa di ammettere che neppure a vent’anni aveva pensato tanto come in quell’ultimo lembo di tempo che le rimaneva da vivere. La forza e la determinazione con cui affrontava ogni giornata erano solo pari alla passione che aveva nutrito per tutta la vita nei confronti di ciò che faceva, tanto da farle dire “il corpo faccia quello che vuole, io non sono il corpo: io sono la mente”, un monito e un insegnamento profondissimo che è ancora vivo dentro di me.

Fai pace con te stesso e scegli di essere felice! Non te lo dico io, ma il sottotitolo di un libro scritto nel 2013 da Lucia Giovannini e pubblicato da “Sperling & Kupfer”, “Mi merito il meglio”.

Solo che la felicità di cui parla non arriva in automatico. Occorre volerla!

È necessario voler crescere, evolvere, decidere di cercare il meglio anche nei giorni più bui.

“Niente dà forma alla nostra vita più delle nostre intenzioni”, dice Lucia.

Tu che intenzioni hai?

Vuoi capire cosa potrebbe migliorare la tua vita e definire chi sei al cospetto dell’esistenza?

Sei pronto ad impegnarti seriamente per aggiungere vita agli anni piuttosto che anni alla vita?

Di recente, durante un incontro pubblico a Macerata, lo psicoterapeuta Giulio Cesare Giacobbe, parlando della felicità, ha preso in prestito un ricordo della propria vita per rispondere a questa domanda. Ha infatti raccontato di aver perso un figlio, una delle esperienze più drammatiche e laceranti della condizione umana. Un figlio che amava moltissimo e che, nonostante i suoi anni, non aveva mai manifestato un disagio, riuscendo ad avere un approccio positivo qualunque cosa facesse.

Giulio Cesare Giacobbe a Macerata
Giulio Cesare Giacobbe
Sara Pagnanelli e Giulio Cesare Giacobbe
Sara Pagnanelli e Giulio Cesare Giacobbe

 

Il cammino può apparire non semplice, ma la felicità che cerchiamo è dentro di noi. Cambiare il modo di vedere le cose può essere un primo passo per aggiustare il tiro della nostra vita e cominciare a viverla responsabilmente.

Metti al primo posto la tua felicità! Solo quando sei felice inizi ad agire per te stesso. Quando poi agisci e fai le cose che contano, scopri che ti fanno stare bene. È a quel punto che ottieni tutto ciò che avresti sempre voluto. E a quel punto tutto si fa più chiaro.

“Cerca dentro di te. Cercare la felicità al di fuori di sé è come aspettare un raggio di sole dentro a una grotta che guarda a nord”.

                                                                                                          Antico Proverbio Tibetano

 

Sara Pagnanelli
Fondatrice di Life Strategies

Sara Pagnanelli, Fondatrice e Vice Presidente Life Strategies

 

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