Ogni anno, la #GiornataMondialeDelSonno, il #WorldSleepDay, si celebra per ricordare l’importanza del sonno quale aspetto fondamentale della nostra salute generale.
Non soltanto è bene ricordare che un terzo della nostra vita lo trascorriamo dormendo, ma che un buon sonno ristoratore migliora tanti aspetti della vita. In questo ultimo periodo, tuttavia, la vita è veramente tanto cambiata. Sono cambiati i ritmi, sono cambiate le abitudini e la nostra stessa routine. Ecco perché, come mai prima d’ora, parlare di sonno è quanto mai importante, per non sottovalutare i benefici di una bella dormita e per non sottovalutare, soprattutto, i problemi legati alla mancanza di questa.
Tra le conseguenze del lockdown c’è anche la crisi del sonno. La qualità del sonno, in questo ultimo anno in particolare, è stata messa a dura prova, da un lato proprio a causa del cambiamento forzato delle nostre abitudini che citavamo poco fa, dall’altra a causa dei problemi diffusi quali ansia, depressione e paure legate al virus e alla prospettiva verso il futuro.
Secondo Francesco Fanfulla, direttore del centro di medicina del sonno dell’Istituto Maugeri di Pavia, “L’obbligo di rimanere a casa ha cambiato completamente il ritmo del sonno, ma anche rinunciare all’attività fisica e la lunga esposizione alla luce della tv e del pc condizionano notevolmente il riposo notturno”.
Ma un’altra esposizione, quella alla luce del telefonino, merita particolarmente attenzione. Sono ormai numerosi gli studi che dimostrano quanto il telefono, soprattutto se usato la sera a letto, abbia un impatto negativo sulla nostra salute, non solo fisica ma anche psicologica.
Basta citare solo alcune conseguenze che il telefonino provoca:
- Rende più stanchi i nostri occhi
- Nuoce alla pelle
- Peggiora la capacità mnemonica
- Aumenta gli stati depressivi
In generale, con l’occasione giornata mondiale del sonno, è bene ricordare che l’utilizzo del telefono durante la notte può provocare sonnolenza. Ecco cosa succede: la luce blu emessa dallo smartphone illude il nostro cervello, stoppando la produzione di melatonina da parte del nostro organismo. La melatonina non è altro che l’ormone incaricato di mantenere il giusto equilibrio tra sonno e veglia. Quando dormiamo poco, causiamo danni alla nostra memoria, al sistema nervoso, il sistema immunitario.
Che fare dunque?
Innanzitutto, cercare di abbandonare il telefono almeno un’ora prima di andare a letto. Questo ci aiuta a staccare “il cervello”. Meglio quindi non usare lo smartphone come sveglia! Inoltre, abbiamo raccolto 7 buone abitudini da mettere in pratica per dormire meglio, che puoi leggere cliccando qui!
Che cos’è cambiato con la pandemia e il lockdown?
A causa del COVID-19, sappiamo che per molte persone lo smartphone è l’unico mezzo di comunicazione con il mondo esterno, ma secondo Ofcom, l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito con sede a Londra, un’altissima percentuale di loro non utilizza il cellulare per le chiamate.
Non si tratta solo del bisogno di comunicazione, ma di altro.
Il bisogno di “rimanere connessi” oggi è un lampante e sempre più persone (soprattutto nelle fasce d’età più giovani) soffrono di dipendenza da notifiche di social media.
Nel 2016, la giornalista Andrew Sullivan ha pubblicato un articolo sul New York Magazine dal titolo I used to be a human being (Una volta ero un essere umano). Il sottotitolo era: “Un continuo bombardamento di news, gossip e immagini ci ha reso freneticamente dipendenti dalle informazioni. Sono a pezzi e potrebbe accadere anche a te.”
Oggi abbiamo a che fare con una vera e propria “dipendenza dai feedback”, dove l’attenzione e la concentrazione sono sul filo del rasoio. Cal Newport, docente alla Georgetown University, nel libro Minimalismo digitale scrive “La questione è l’impatto generale del trovarsi circondati da così tanti diversi gingilli luccicanti che richiamano con insistenza la nostra attenzione e manipolano il nostro umore.” Siamo talmente circondati e immersi che “l’attrazione irresistibile verso lo schermo porta le persone ad avvertire che stanno perdendo sempre più la propria autonomia nello scegliere dove indirizzare la propria attenzione.”
Occorre anche citare la recente nomophobia (da no-mobile-phone-phobia, “no-cellulare-fobia”), che testimonia uno dei tanti aspetti problematici legati all’uso (e abuso) dello smartphone. Lo psicologo e psicoterapeuta Giulio Cesare Giacobbe è molto chiaro su questo punto: lo smartphone, che utilizziamo tutto il giorno e spesso fino a tarda notte, non è un telefono. O perlomeno non è questa la sua funzione principale. Lo smartphone è un piccolo computer in miniatura, palmare e a portata di mano, e il computer è ipnotico, cattura attenzione ed energia. Nel suo articolo Il pianeta delle scimmie, il professore scrive: “lo smartphone ha chiuso il cerchio facendo dell’autoipnosi e dell’alienazione una pratica comune in tutto il pianeta,” con un conseguente e preoccupante bisogno di fuga dalla realtà.
Basti citara la recente nomophobia (da no-mobile-phone-phobia, “no-cellulare-fobia”), che testimonia uno dei tanti aspetti problematici legati all’uso (e potremmo dire “abuso”) dello smartphone. Il bisogno di “rimanere connessi” oggi si lega a quello di sopperire a sensazioni di ansia e tristezza e al desiderio, sempre più drammatico, di confrontare gli aspetti della nostra vita con quelli degli altri. La nostra vita è “chiusa” all’interno di quattro mura, quindi molti psicologi stanno parlando di una diffusione e peggioramento della necessità di confronto e della cosiddetta FOMO (acronimo per l’espressione inglese fear of missing out), che possiamo identificare con la “paura di essere tagliati fuori” e con la sempre più diffusa difficoltà a prendere decisioni (Fobo). Paure, queste ultime due, che affronteremo insieme nel prossimo articolo!