La paura: uno sguardo al microscopio

paura

L’esperimento di Rose-Lynn Fisher

L’artista e fotografa Rose-Lynn Fisher si è posta questa domanda: le lacrime sono tutte uguali?

Ad esempio: le lacrime di gioia sono uguali alle lacrime di dolore?

E le lacrime provocate da una cipolla?

È nato così il suo progetto fotografico “The Topography of Tears”: 100 immagini di lacrime provocate da diverse emozioni sono state scattate al microscopio ottico e poi ingrandite fino a 400 volte. La scoperta non ci avrà forse sorpreso: le lacrime non sono tutte uguali. Tantissime sono le emozioni e le sensazioni che arricchiscono ogni giorno la nostra vita e la struttura molecolare delle lacrime cambia a seconda di ciò che sentiamo dentro.

lacrime
Da sinistra: lacrime di gioia, lacrime di tristezza, lacrime dovute alla cipolle e lacrime di sorpresa.
Progetto fotografico “The Topography of Tears” di Rose-Lynn Fisher

Siamo però abituati a classificare tutto ciò che ci circonda in compartimenti stagni, a pensare che tutto sia o nero o bianco, che se accade così è per questo motivo, e così via.
Finiamo con il dimenticarci che spesso la chiave di cui abbiamo bisogno si cela proprio oltre la superficie delle cose, proprio come quelle lacrime, così apparentemente uguali, ma profondamente diverse. Oggi non vogliamo parlarti solo di lacrime, ma dello sguardo “al microscopio” che dovrebbe avere ognuno di noi nel guardare la vita. Avere uno sguardo “al microscopio” ci consente di scendere in profondità, dove si celano altri mondi, territori che conosciamo solo apparentemente. Prendiamo ad esempio la paura: abbiamo la credenza che le paure siano tutte negative. “Nella vita bisogna avere coraggio”, ci hanno sempre detto. Eppure, il coraggio non è che la paura vinta.

Lo sapevi che in natura il coraggio non esiste? Gli animali, ad esempio, fanno qualcosa di coraggioso quando hanno paura. Ma se il coraggio non esiste, la paura esiste eccome: non occorre andarla a cercare perché arriva ed è arrivata almeno una volta nella vita di ognuno di noi.

Nelle sue tante sfaccettature e sfumature, la paura è anche benefica. Infatti, è quello stato emotivo che subentra quando avvertiamo un pericolo fisico o mentale.

Ecco cosa accade: a livello biologico il nostro cervello capta il rischio e invia un segnale specifico alle ghiandole surrenali, le quali producono adrenalina, poi il ritmo della respirazione aumenta e il battito cardiaco accelera: questo processo permette la contrazione dei muscoli, tipica reazione di chi sta per “tagliare la corda”. Le paure reali ci permettono di scappare. La risposta standard degli esseri viventi all’aggressione è difatti la fuga e si tratta dello stesso istinto che hanno gli animali e che può effettivamente salvare la vita. Si tratta di una paura sana, una reazione fisiologica dedita alla sopravvivenza.

Quando allora la paura diventa insana?

“Quando il nostro modo di pensare si spaventa di fronte a quella reazione sana e cerca di reprimerla, fino a creare un tilt psicofisiologico”. Se il soggetto insiste nel tentativo di reprimere questa reazione sana può arrivare a scatenare l’attacco di panico, spiega lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone.

“L’uomo moderno tende a voler avere il controllo sulle cose ma è solo un’illusione perché ciò che siamo meno capaci di controllare sono proprio le nostre reazioni, la nostra mente.”
Giorgio Nardone

Ci sono 3 fattori che trasformano la paura in qualcosa di invalidante, in un limite. Vediamoli insieme:

1 – Tentare di controllare le proprie reazioni

Oggi, grazie agli ultimi studi delle Neuroscienze e analizzando i meccanismi psico-fisiologici, sappiamo che la paura si genera nella parte più arcaica del nostro cervello. Non è possibile quindi controllare la paura razionalmente. La ragione va accantonata, messa da parte. Ugualmente, se cerchiamo di controllare la reazione alla paura, questa può peggiorare.

2 – Evitare le situazioni che spaventano

È davvero rassicurante per ognuno di noi evitare ciò che ci fa paura. In realtà, questo meccanismo non fa che aumentare la paura, fino al momento in cui saremo totalmente incapaci di superare quella situazione. Ciò non significa che chi soffre di agorafobia debba, da un giorno all’altro, recarsi in una piazza, ma che è possibile evocare le nostre paure e fronteggiare le situazioni, gradatamente. E vedremo come fare.

3 – Chiedere aiuto alle altre persone

Amici, parenti, conoscenti…  quante volte abbiamo cercato sostegno negli altri? Il meccanismo di richiesta d’aiuto, anche se apparentemente può sembrare rassicurante, crea in realtà un circolo vizioso: si diventa dipendenti dal loro aiuto e avremo sempre bisogno di qualcuno per sostenere le situazioni.

Come trasformare la Paura in Risorsa

Anticipiamo soltanto alcuni meccanismi, all’apparenza razionali, ma che vanno fuori dalla razionalità normale:

1- Servirsi di una paura più grande per sconfiggere quella più piccola

Suonerà molto strano, ma un modo per diminuire la paura è costruirne una più grande, che la annienti. Ad esempio: dobbiamo affrontare una situazione che ci spaventa. Possiamo chiederci: “Se non faccio questa cosa la mia condizione peggiorerà o migliorerà?”.
Ciò fa sì che, creando una paura più grande, si riesca a superare quella iniziale che ci stava impedendo di fare quello che avremmo dovuto. Si tratta, nella pratica, di dialogare con se stessi attraverso delle domande strategiche, eliminando così gli autoinganni.

2 – Servirsi di benefici inganni contro le tentate soluzioni ripetute

“Noi siamo quello che facciamo ripetutamente”, diceva Aristotele. Ed è proprio vero se pensiamo a quanto siano subdole quelle abitudini radicate in noi che all’apparenza ci fanno comodo, ma che in realtà rappresentano un ostacolo. Una psico-trappola molto comune è ripetere ciò che ha avuto successo, vale a dire ripetere qualcosa che in passato ha funzionato come se fosse una soluzione universale. Risultato? Ripetiamo azioni che riteniamo “adatte” in tutte le situazioni che crediamo simili ma che sono diverse tra loro. In realtà, le situazioni diverse non possono che essere affrontate in maniera diversa. La soluzione risiede nel costruirci dei benefici inganni. Inganni perché si tratta di mettere in atto vere e proprie manovre che conducano a degli effetti senza la nostra totale consapevolezza. “Dobbiamo produrre qualcosa distraendo la nostra attenzione su altre cose”.

Queste sono solamente alcune tecniche in grado di riconoscere e disinnescare i meccanismi psicologici che pongono limiti alla nostra crescita personale: ne parleremo insieme a Giorgio Nardone, nei corsi di un’intera giornata a Milano e in diretta streaming.

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