L’altra faccia delle emozioni

L'altra faccia delle emozioni

A cura di Life Strategies

Fin dalla nascita, proviamo emozioni. Tuttavia, nel corso della vita, tendiamo a sopprimerne alcune e ad enfatizzarne altre dimenticandoci che il complesso tessuto di relazioni, sia con gli altri che con noi stessi, è composto da tutte loro, nessuna esclusa. La verità è che non esistono emozioni negative o positive, poiché in ognuna di esse risiedono delle risorse che possono contribuire alla nostra crescita personale e di cui spesso non ci rendiamo conto. Quante volte abbiamo visto nella paura il motivo fondamentale per cui non raggiungiamo i nostri obiettivi? O nella rabbia qualcosa di ostile e da reprimere, invece che un input per superare le sfide che ci si presentano? Le emozioni sono strumenti potentissimi di comprensione del mondo e veicolano il nostro modo di adattarci alla realtà. Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta, ne identifica quattro primarie e che, se gestite con consapevolezza e comprese fino in fondo, ci consentono di prendere in mano la nostra vita.

La paura è una delle emozioni che più cerchiamo di contrastare, ma che in realtà riveste un ruolo fondamentale poiché si tratta di un meccanismo di difesa che ci consente di reagire a minacce esterne, non per forza estreme. Basti pensare a quando inciampiamo per le scale: il nostro timore di cadere impedisce che ciò avvenga, in quanto la paura induce il corpo a una risposta istintiva che ci permette di ristabilire rapidamente l’equilibrio in millesimi di secondo. In tal senso, la paura assume un aspetto positivo. Come abbiamo già detto in articoli precedenti, se la paura non viene gestita in modo adeguato, o si intensifica oltre misura, può trasformarsi in panico, comportando conseguenze più gravi rispetto alla paura stessa.

Se tendiamo a scacciare la paura, il piacere è un’emozione universale che ci attrae, eppure è importante rendersi conto che può travolgerci e portarci verso patologie gravi. Nonostante ciò, viene spesso classificato come un’emozione positiva a causa della sua piacevolezza. Purtroppo, molte azioni terribili sono state compiute in nome del piacere.

“Una cultura che promuove l’idea che tutto ciò che è fatto per il piacere sia automaticamente sano e corretto è una cultura disperata” sottolinea Nardone.  Ma il piacere è tra le quattro emozioni di base, quindi, ha un posto in primo piano nel nostro equilibrio psicologico. Per questo è fondamentale saperlo gestire per non esserne sopraffatti e per recuperare la gioia e il benessere che soltanto il piacere ci procura.

Spesso evitato nella società moderna, a favore di altre emozioni, il dolore ha una funzione taumaturgica che risale all’antichità: accettandolo, emerge il coraggio di superarlo. Dovremmo invece abituarci al dolore e accettarlo come parte integrante della vita.

Esistono molte tecniche per sviluppare la resilienza e gestire il dolore, ma è essenziale comprendere che quest’emozione segue un modello fisiologico prevedibile: inizia con intensità, per poi diminuire a un livello tollerabile se lo affrontiamo psicologicamente.

La chiave per superare il dolore è accettarlo, viverlo e attraversarlo. Il coraggio di sopportare la sofferenza è ciò che manca a molti, però è necessario per smettere di soffrire. Dobbiamo concederci lo spazio per immergerci nel dolore ogni giorno, affrontandolo in modo consapevole, perché è così che il dolore perde potenza e la nostra percezione della sofferenza si attenua: dobbiamo abbracciarlo finché non svanisce naturalmente.

Altra emozione condannata è la rabbia, uno stato di frustrazione che rappresenta un divario tra ciò che desideriamo e la l’effettiva realizzazione. Questa risposta aggressiva, se trattenuta nel tempo, può diventare tossica contribuendo, ad esempio, a problemi di salute psicosomatica.

Nonostante l’associazione negativa, la rabbia è una risposta adattiva che va valutata con attenzione. Se gestita in modo adeguato, può diventare una leva per vincere sfide significative: il disagio derivante dalla percezione del fallimento spinge a superarci e a trovare riserve di forza interiore. Nardone fa l’esempio degli atleti: spesso la loro resistenza, i loro record, sono dati dalla frustrazione di essere stati battuti dagli avversari.

È comunque importante riconoscere che la rabbia può avere conseguenze dannose anche per gli altri e pertanto è necessario imparare a gestirla preventivamente. Un approccio può essere quello di canalizzare la rabbia in modo costruttivo, come scrivere su un diario le emozioni negative per poi lasciarle andare progressivamente: “si scrivono il primo giorno, il secondo, al quarto e, dopo un po’ di giorni, si scrive che non si è più arrabbiati”. Quando si assiste a un eccesso di rabbia, però, è utile adottare un approccio empatico, offrendo supporto e comprensione alla persona coinvolta, dicendogli “so che ti fa star male, sfogati con me”. Solo nel momento in cui la rabbia si tramuta in aggressività, allora l’approccio dovrebbe essere più autoritario in quanto l’aggressività non deve mai essere tollerato, ma la rabbia – come detto – può essere controllata preventivamente.

Se impariamo a gestire tutte e quattro le emozioni primarie, impariamo a gestire tutta una serie di emozioni secondarie e sociali che derivano da queste. Approfondiremo le tecniche che ci consentono di padroneggiare le emozioni con Giorgio Nardone, nel corso di un’intera giornata, a Milano e in diretta streaming, che puoi scoprire cliccando qui.

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