Comunicare è un’attività che è parte integrante della nostra vita quotidiana e che, per la maggior parte di noi, coincide con il parlare. Molti, leggendo questo termine, probabilmente avranno immaginato una conversazione diretta con qualcuno, le cosiddette “quattro chiacchiere” tra amici, quelle che tanto ci sono mancate negli ultimi tempi e che si sono svolte perlopiù in videochiamata. In realtà, la comunicazione può manifestarsi in una miriade di modi e sfumature, abbracciando un intero universo di situazioni, modalità e strumenti che vanno ben oltre il parlare.
Uno di questi, forse il più emblematico, è il sorriso.
In un articolo precedente, abbiamo parlato dei benefici – fisiologici e psicologici – della risata e di quanto sia meraviglioso sorridere.
Comunicare con il sorriso
Quando incontriamo qualcuno che conosciamo, ancora prima di salutare, gli sorridiamo: si tratta di una reazione del tutto spontanea, un’espressione silenziosa eppure molto chiara di ciò che sentiamo in quel momento, qualcosa che sorge in noi senza pensarci.
Persino i neonati usano il sorriso come forma di comunicazione: già dopo la seconda settimana di vita, i bambini rispondono con un sorriso alla voce dei genitori, mentre dalla sesta settimana iniziano a farlo anche quando vedono il viso della madre. Tutto ciò dimostra che il sorriso, oltre ad essere uno dei primi strumenti che utilizziamo per comunicare le nostre emozioni, ha una funzione sociale.
I 3 tipi di Sorriso sociale
A questo proposito, un team di psicologi e neuroscienziati della Cardiff University, della University of Glasgow e della University of Wisconsin-Madison, ha analizzato le caratteristiche del cosiddetto sorriso sociale, il sorriso involontario frutto delle nostre relazioni con gli altri, classificandone 3 tipi:
- Il sorriso di gratificazione, che esprime l’apprezzamento nei confronti di ciò che ha detto o fatto un’altra persona. È il tipo di sorriso che scatta quando ascoltiamo una battuta, una barzelletta o quando assistiamo ad uno scherzo
- Il sorriso di affiliazione, attraverso cui esprimiamo vicinanza emotiva e comprensione a chi abbiamo davanti. Lo adottiamo, ad esempio, quando confortiamo un amico in difficoltà o mentre diamo un consiglio
- Il sorriso di superiorità, con cui indichiamo la posizione nella gerarchia sociale. È il sorriso che possiamo cogliere sulle labbra di un manager durante una riunione con i propri sottoposti o su quelle di un fratello maggiore mentre mostra orgoglioso un disegno ai propri genitori, sicuro di essere stato più bravo del fratellino.
Comunicare senza parlare: il potere del sorriso
Sorridere ci mette in relazione con gli altri senza bisogno di pronunciare nessuna parola: quante volte, in una situazione in cui eravamo sotto pressione, un sorriso è riuscito a tranquillizzarci? Oppure quante volte abbiamo percepito una certa diffidenza verso qualcuno solo perché il suo modo di sorridere ci è apparso poco sincero?
In ogni momento della giornata, sia che ci confrontiamo con persone che conosciamo bene o che vediamo solo di rado, ciò che riusciamo a comunicare loro con un semplice sorriso può determinare la sintonia che riusciremo ad instaurare fin dal primo incontro.
Non tutti i sorrisi sono uguali, anzi: ne esistono più generi, ognuno capace di trasmettere sensazioni diverse. Perciò, se vogliamo che la nostra comunicazione sia efficace, dobbiamo imparare a riconoscere i vari tipi di sorriso e diventare consapevoli di ciò che suscitano in chi abbiamo di fronte:
- Sorriso a bocca aperta: è il sorriso spontaneo, quello che automaticamente associamo a benessere, allegria, complicità, quello che più di tutti consideriamo come una sincera manifestazione di gioia e divertimento
- Sorriso con le labbra leggermente aperte: è il tipo di sorriso che incontriamo più spesso perché è collegato a una vasta gamma di emozioni, sia positive, sia negative, come, ad esempio, paura e timidezza. Mentre nel sorriso a bocca aperta la persona mostra i denti, qui non accade, e ciò può far pensare che non sia un sorriso del tutto onesto, sollevando il dubbio che si stia nascondendo qualcosa
- Sorriso nascosto: chi sorride in questo modo lo fa coprendo la bocca con la mano o abbassando la testa per non mostrarsi apertamente. Questo sorriso comunica imbarazzo, timidezza, scarsa fiducia di sé e insicurezza, per cui non aiuta a creare sintonia con gli altri
- Mezzo sorriso: in questo caso si sorride solo con una parte delle labbra. È uno dei sorrisi meno convincenti, perché viene interpretato come una forzatura, un tentativo mal riuscito di mascherare il proprio disaccordo. Quando sorridiamo in questo modo esprimiamo sarcasmo o dubbio, suscitando negli altri la sensazione di non essere in armonia con loro.
La funzione del sorriso nella comunicazione strategica
Il sorriso è una componente del linguaggio non verbale ampiamente utilizzata anche nelle tecniche di comunicazione sviluppate in decenni di ricerca diretta sul campo dallo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone, considerato il maggior esponente della Scuola di Palo Alto.
Sappiamo che le espressioni del viso sono determinanti ai fini dell’impressione suscitata negli altri, a prescindere dalle parole che pronunciamo. Questo avviene perché la maggior parte di noi non è in grado di controllare i propri sguardi, gesti e toni di voce: si tratta di fattori di cui non abbiamo piena consapevolezza e che, spesso, sottovalutiamo, supponendo che una comunicazione efficace sia tutta nell’abilità di formulare le giuste frasi. Un viso disteso, accompagnato da un sorriso appena accennato, non solo suscita fiducia e tranquillità, ma aiuta anche a stabilire una maggior sintonia con chi abbiamo davanti, stimolandolo a collaborare con noi spontaneamente.
Ma qual è il confine tra spontaneità e forzatura?
Sia ben chiaro: per comunicare in modo efficace non dobbiamo apprendere meccanicamente quali espressioni adottare: così facendo risulteremmo forzati e otterremo l’effetto opposto, cioè diffidenza. Ciò che ci occorre sapere, sostiene Nardone, è che è possibile sviluppare l’abilità di controllare con assoluta naturalezza tutte le componenti della comunicazione, in modo da utilizzarle per migliorare le nostre relazioni e raggiungere più facilmente i nostri obiettivi, sia personali, sia professionali.