Conosci te stesso: la difficile arte del conoscersi

conosci te stesso

“Conosci te stesso”

Tre sole parole, una potenza indescrivibile. Questa celebre frase, incisa nell’atrio del tempio del Dio Apollo a Delfi, ha influenzato per secoli poeti, pensatori e filosofi di tutto il mondo. Il motivo del perché queste parole hanno echeggiato attraverso le epoche?

“La conoscenza di noi stessi permea tutte le scelte e decisioni
e, di conseguenza, determina la qualità della vita.”

– Dan Millman

Chiunque di noi potrà dire che l’autocoscienza non è una pratica facile e automatica. Se così non fosse, sapremmo fin da piccoli esattamente cosa vogliamo veramente e non faremmo mai scelte sbagliate. A chi non è capitato di modificare il proprio percorso di studi, magari sconvolgendolo totalmente, per interromperlo o riprenderlo molto tempo dopo? Dopotutto, a diciannove anni, ci viene chiesto di scegliere tra l’università o il lavoro e, quando si spera ci sia libertà decisionale, quale lavoro e quale percorso di studi intraprendere.

Per tutta una serie di fattori, a volte può volerci davvero tanto per riuscire a distinguere cosa vogliamo veramente da ciò che pensiamo dovremmo fare, arrivando a scegliere una professione e magari capire, dopo molto tempo, che quel lavoro proprio non è adatto a noi. Per non parlare delle relazioni: amare qualcuno non può prescindere dal conoscere se stessi. Per giunta, l’aver fatto almeno una piccola scelta sbagliata in campo sentimentale è un tratto comune a migliaia di persone.

La via del Guerriero di Pace, la nostra via

Ma ora mettiamo da parte i “se solo avessi saputo”, “se solo avessi scelto”, “se solo avessi capito”, che non fanno altro che alimentare il fuoco dei rimorsi e della nostalgia. Dan Millman, autore dell’amato bestseller La via del Guerriero di Pace, una delle pietre miliari nell’ambito della crescita personale, nonché uno dei life coach più celebri al mondo, ha dedicato la sua vita allo studio, alla disciplina e all’allenamento, con l’obiettivo di realizzare il pieno potenziale e aiutare persone di ogni età e professione a raggiungere i più alti traguardi, sia in ambito personale, sia lavorativo. L’auspicio, attraverso questo articolo e i suoi insegnamenti, è quello di comprendere che ciò che offriamo all’umanità può trasformarsi, qualora non lo sia già, in un “cammino significativo di crescita personale e spirituale”.

Millman ci può condurre verso una maggiore consapevolezza nei confronti della professione e della vocazione che abbiamo scelto, ponendoci domande, tenendo ben stretti quei valori, aspirazioni, abilità e sogni che la vita, per una ragione qualsiasi, ci ha costretto ad accantonare.

Professione o vocazione? Conosci te stesso, i talenti, gli interessi e i valori

Per iniziare, occorre fare una distinzione tra professione e vocazione.

La professione si riferisce al servizio che offriamo, in cui impieghiamo tempo, sforzi, attenzione, sapere, abilità, competenze, esperienze, in cambio di un bene materiale. La vocazione, spiega Millman, è più una passione personale, un’attrazione, uno stimolo e un richiamo che spesso si trova a un livello più elevato rispetto alla professione. Non sempre una vocazione riesce a diventare la nostra professione, non sempre riusciamo a vivere quest’ultima con soddisfazione interiore. A proposito della vocazione, Millman scrive: “Non si tratta solo di qualcosa che vuoi fare, ma che senti la necessità di fare, che cattura la tua immaginazione, ti tocca profondamente e ti assorbe, che tu possa spiegarne o meno il perché.” Una forma d’arte, il volontariato, un’abilità creativa, qualsiasi propensione che ci faccia desiderare di aiutare gli altri, di insegnare nelle scuole, di lavorare con bambini, anziani, disabili, per i diritti umani e civili. Anche voler diventare genitori è una vocazione. Le vocazioni non sono da confondere con gli hobby, che non sono certo meno importanti, ma si riferiscono alle attività personali del tempo libero, mentre “una vera vocazione è legata al servire gli altri.”

Focalizziamoci allora su queste tre qualità fondamentali, la cui intersezione saprà indicarci qual è il lavoro che sicuramente ci appagherà: talenti, interessi, valori.

Talenti, interessi, valori

Per trovare questa intersezione, prova a rispondere a queste tre domande:

  1. «Quali sono i miei talenti?»
  2. «E quali sono i miei interessi?»
  3. «Quali sono i miei valori?»

«Quali sono i miei talenti?»

Dan Millman racconta che all’Università aveva preso due malsane abitudini: correre dietro alle ragazze, che non sembravano neanche accorgersi della sua esistenza, e sottovalutare quelle che invece erano amichevoli con lui. Un giorno, un suo amico fidato glielo fece notare, dicendogli: «Dan, ci sono ragazze alle quali non piacerai mai, per quanto ci provi, ed altre a cui piacerai così come sei. Perché sprechi il tuo tempo con quelle a cui non interessi?»

La stessa identica cosa vale con le vocazioni e professioni. Per le ragioni più disparate, molti di noi si ostinano a cercare una professione non in linea con i propri talenti.

“Siamo tutti ignoranti, solo in materie diverse.”
– Will Rogers

Certo, è bello voler imparare tutto di un determinato mestiere, ma non bisogna mai dimenticare che la ricerca più importante è quella che facciamo su noi stessi, valutando in modo realistico le nostre forze e debolezze. Per conoscere i nostri limiti, poi, dobbiamo metterli alla prova, avendo anche il coraggio di fallire.

Ecco un altro motivo per cui è fondamentale “testare” noi stessi e scrutarci a fondo: perché magari a mancarci non è quel talento, ma solo l’esperienza, oppure perché la nostra impressione sui nostri talenti può essere sottostimata, oppure perché abbiamo creduto tutta la vita di non essere portati a fare qualcosa.

In ogni campo, troviamo persone con molto talento ma zero passione, altre invece che hanno tanto interesse ma sono poco portate: tra i due fattori, l’interesse è quello più decisivo. E questo ci conduce alla seconda qualità individuata da Millman: l’interesse.

«Quali sono i miei interessi?»

È difficile individuare quali sono i nostri reali interessi, perché siamo ostacolati dall’opinione che abbiamo di noi stessi. Passiamo buona parte della vita a confondere quello che pensiamo di dover fare con ciò che effettivamente ci piace. Millman invita a considerare con attenzione ciò che ci piace davvero, poiché l’interesse rappresenta un fattore troppo importante per non tenerne conto nelle scelte. Non a caso, lo stesso Millman ha consigliato alle sue figlie: «Fate quello che vi piace e poi trovate qualcuno che vi paghi per farlo».

«Quali sono i miei valori?»

L’insieme dei nostri valori, diverso per ognuno, rappresenta ciò che ci sembra giusto, etico ed importante. Va tenuto in considerazione nelle decisioni. La scelta di accettare o meno un lavoro può essere influenzata nettamente da ciò che conta davvero per noi, come ad esempio la probabilità di fare una bella carriera, metter su famiglia, una relazione, un luogo a cui siamo particolarmente legati. Non c’è una risposta giusta e non è fissa né irremovibile.

Scegliere un lavoro: i tre criteri essenziali

Per Millman, la valutazione di un potenziale mestiere è possibile attraverso 3 criteri essenziali:

  1. «Trovo soddisfacente questo lavoro?»
  2. «Posso guadagnare bene?»
  3. «Fornisce un servizio utile?»

I primi due criteri possono bastare per il primo periodo lavorativo, ma servirebbero tutti e tre per identificare, creare e mantenere una carriera a lungo termine. L’assenza di uno dei tre rappresenta il motivo principale di lamentele e insoddisfazioni al lavoro.

Decidere di decidere: conosci te stesso come mai prima d’ora

Vorremmo concludere questo articolo con una riflessione di Dan Millman sulla capacità di decidere. Pensiamo spesso alla decisione come a un meccanismo mentale, automatico; in verità, diviene reale solo nel momento in cui la si mette in pratica. Il contributo di Millman risiede nel suo continuo riportarci al presente: ogni scopo, percorso, scelta che ci troviamo davanti vive solo nel qui ed ora, nell’eterno presente. Il tempo, infatti, come scrive Millman nel libro Il ritorno del guerriero di pace,

“è una costruzione mentale. Non esiste il tempo, solo l’eterno presente. […] Tutto ciò che hai è questo momento presente (e questo e quest’altro ancora). Tutto il resto è memoria, che chiami passato, e immaginazione, che chiami futuro. Ma il passato non esiste più e il domani non arriva mai come tale.”

Socrate, il saggio maestro spirituale che Dan incontra nel suo libro, gli ha spesso ribadito come la vita non si concretizza sempre seguendo speranze e aspettative: la Via fluisce, come un fiume. Un vero Guerriero di pace non è colui che plasma la Via, ma che si lascia plasmare dalla Via. Lo abbiamo visto nei precedenti articoli: la vita è un succedersi di momenti e dietro ogni attimo della nostra esistenza può celarsi una grandissima lezione di vita. Come afferma Socrate nel libro I viaggi di Socrate:

“ogni percorso porta alla pace, ogni scelta alla saggezza.”

Dovremmo avere fiducia e vivere con coraggio, consapevoli che ogni decisione porterà all’apprendimento.

Cosa significa vivere da Guerrieri di pace? Scoprilo qui.

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