Senso di colpa: perché si alimenta e come gestirlo

Lampada a olio

Il senso di colpa può rappresentare un pesante fardello che influenza la nostra vita quotidiana. Si tratta di una sensazione spesso associata alla trasgressione di una norma morale, alla consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato, dannoso per sé stessi o per gli altri.

Questi stati emotivi possono condizionare pesantemente il nostro modo di pensare e di agire, impedendoci di vivere appieno la nostra vita e di raggiungere il nostro potenziale.

Capita a tutti noi, prima o poi, di essere bloccati dal senso di colpa, come se fossimo intrappolati in un ciclo senza fine di auto-critica e auto-giudizio. Oppure di ripensare incessantemente alle nostre azioni, chiedendoci se abbiamo fatto la cosa giusta o se avremmo potuto fare qualcosa di diverso, lasciandoci trascinare in un vortice di vergogna e rimpianto.

Ma chi alimenta il nostro senso di colpa?

Secondo la psicologa e antropologa Selene Calloni Williams, “tutti veniamo al mondo con questo senso di colpa che fa un tutt’uno con la paura, sentiamo di essere colpevoli, di aver sbagliato qualcosa ma non sappiamo cosa. Proprio perché siamo in questa condizione di peccatori e non sappiamo cosa abbiamo fatto di male, siamo in preda alla paura. Una duplice paura: una è la paura del mistero e l’altra è la paura della punizione”.

La paura del mistero si sviluppa quando non si è sicuri di aver fatto qualcosa di sbagliato o di aver commesso un errore. Ad esempio, se pensiamo di aver detto qualcosa di offensivo ma non ne siamo certi, può insinuarsi in noi un senso di colpa, legato all’eventualità di aver fatto del male a qualcuno. Questo senso di colpa può essere amplificato dal fatto che non si sa con certezza cosa sia successo; quindi, si finisce per immaginare il peggio.

La paura della punizione si sviluppa, invece, quando si ha la sensazione di aver commesso un’azione che è sbagliata o moralmente riprovevole. Si può sentire un senso di colpa per il timore di essere giudicati negativamente o puniti per l’errore commesso. Questo tipo di senso di colpa può essere aggravato se si ritiene che la punizione sarà severa o ingiusta.

Come la società reprime la nostra anima selvaggia?

La società moderna tende a fare leva su queste paure e sistematicamente induce a sentirsi inadeguati, creando un senso di colpa diffuso che può essere opprimente. Modelli valoriali diffusi ci impongono di lavorare di più, fare di più, avere di più, come se il nostro valore di individui dipendesse esclusivamente dai successi e dallo status sociale. Questo atteggiamento ci spinge a cercare la perfezione, a giudicare e criticare continuamente noi stessi e gli altri, alimentando così il senso di colpa.

In questo modo, inevitabilmente si finisce per rimuovere parti di sé, come emozioni, desideri e aspirazioni, per conformarsi alle aspettative degli altri e raggiungere ciò che si considera come successo. Questo modo di vivere, però, può creare vuoti emotivi, insoddisfazione e mancanza di significato, poiché non stiamo seguendo ciò che veramente ci rende felici e realizzati.

La repressione della nostra vera natura, l’inibizione di quella che Selene Calloni Williams definisce come la parte “selvaggia” dell’anima, inizia già dall’infanzia. Fin da quando siamo bambini, i messaggi che riceviamo dall’esterno ci inducono a pensare che esistano comportamenti giusti e sbagliati, che se siamo diversi, siamo sbagliati e, se non rientriamo in alcuni parametri prestabiliti, verremo inevitabilmente emarginati.

Esiste una via d’uscita?

Solo quando diventiamo consapevoli di questo processo di contenimento e cominciamo a lavorare su di esso, possiamo risvegliare la nostra forza interiore e la nostra autenticità.

Attraverso questa nuova consapevolezza acquisita, ciò che una volta ci sembrava difficile e opprimente può diventare più piccolo e facile da gestire. Possiamo iniziare a vivere in modo più autentico, esprimendo pienamente noi stessi e vivendo in accordo con i nostri valori.

Ma come si compie questo percorso verso la consapevolezza?

Innanzitutto, comprendendo davvero la realtà esterna. Secondo Selene Calloni Williams siamo intrappolati in un’illusione di oggettività che ci rende vittime e che ci impedisce di riconnetterci con la natura e l’anima. Pensiamo di essere nati in questo mondo all’interno di una sorta di programma, per cui crediamo che tutto sia prevedibile, governabile e manipolabile. Questa idea ci limita e ci fa vivere in uno stato di costante paura e ansia, poiché temiamo di non riuscire a controllare la realtà.

In secondo luogo, il percorso verso la consapevolezza si intraprende guardando a noi stessi. Infatti, siamo noi i primi responsabili delle nostre azioni e abbiamo un certo controllo sulla vita, anche se non si tratta di un controllo completo.

Nel momento in cui smettiamo di sentirci colpevoli di ciò che succede, possiamo agire in modo più consapevole e con maggior fiducia in noi stessi, liberandoci dal senso di colpa che potrebbe essere associato a eventi passati, presenti o futuri.

Ne abbiamo parlato con Selene Calloni Williams nel corso online Ci credo, ci riesco, di cui puoi vedere la video registrazione, cliccando qui. 

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