“Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”, diceva Gandhi.
La capacità di coinvolgere le persone nel perseguire un obiettivo comune è chiamata “leadership”.
Etimologicamente “to lead” significa ‘guidare’, ma anche “aprire la strada” andando avanti per primi.
Una leadership autentica viene da dentro e si espande, generando circoli virtuosi di energia positiva che dall’interno vanno verso l’esterno.
4 abilità di una buona leadership
Coloro che guidano, i leader, possiedono quattro abilità fondamentali:
- Hanno visione: in base al contesto devono poter sviluppare un progetto, anticipare delle azioni che poi vanno attuate;
- Incoraggiano la cooperazione: influenzano e motivano le persone intorno a loro. Se tutti i membri del team sono spronati a fare la loro parte, ognuno si sente indispensabile;
- Sanno essere di esempio: attraverso i loro comportamenti portano avanti le idee e i valori da trasmettere;
- Hanno degli obiettivi e raggiungono i risultati.
Quali risorse occorrono ai leader?
Per Robert Dilts, uno dei più importanti ricercatori, autori e trainer nel campo della PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e principale sviluppatore della PNL Sistemica, occorre anzitutto l’agilità mentale, che significa non chiudersi nei propri schemi e cambiare punto di vista o metodo se quello adottato è insufficiente.

Quella che non è mancata a Itzhak Perlman in occasione di un’esibizione. Perlman è uno dei più grandi violinisti al mondo. Nato in Israele, ha intrapreso lo studio del violino nella sua città prima di trasferirsi negli Stati Uniti. A 4 anni è stato colpito dalla poliomielite, che lo ha privato dell’uso degli arti inferiori.
Per questo motivo, quando saliva sul palco aveva un rituale ben preciso: attraversava il palcoscenico fino ad arrivare alla sedia, si sedeva, appoggiava le stampelle al suolo, rimuoveva i rinforzi dalle gambe, si sistemava nella sua posa caratteristica, con un piede piegato all’indietro, l’altro spinto in avanti e poi si piegava verso il basso per prendere il violino, fino a trattenerlo fermamente con il mento. Solo in quel momento faceva un cenno col capo al direttore d’orchestra per indicare di essere pronto.
Durante un concerto al Lincoln Center di New York City, una delle corde del suo violino si ruppe. Avrebbe dovuto posare il violino, rimettere i rinforzi per le gambe, prendere le stampelle, alzarsi in piedi, dirigersi faticosamente dietro le quinte e prendere un altro violino o cambiare la corda. Ma non lo fece. Chiuse gli occhi per un momento, e poi segnalò al direttore d’orchestra di proseguire.
Tutti sanno che è impossibile suonare un brano sinfonico con solo tre corde, ma quella notte Itzhak Perlman finse di non saperlo. Suonò con una tale passione che ad un certo punto sembrò come se stesse disaccordando le corde per ottenere suoni mai prodotti prima.
Quando finì, ci fu prima silenzio e poi il pubblico si alzò in piedi per la standing ovation, urlando ed applaudendo.
Perlman sorrise, si asciugò il sudore dalla fronte, alzò il suo archetto e disse:
“Sapete, talvolta è compito dell’artista scoprire quanta musica può ancora creare con ciò che gli è rimasto”.
A volte anche nel quotidiano le corde si rompono e le circostanze cambiano: i leader devono essere flessibili nel perseguire gli obiettivi nonostante gli ostacoli, andando oltre i propri limiti.
Essere mentalmente agili vuol dire non abbandonare le proprie mete solo perché gli itinerari scelti non sono più disponibili, ma muoversi a zig-zag, tuffarsi, cercare altre strade, così come Perlman ha fatto con le tre corde rimaste al suo violino per fargli fare il lavoro di quattro.
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