Amore e relazioni: che cosa sta accadendo?
Dai dati sulle separazioni e i divorzi che leggo, sembra evidente che ci siano sempre meno relazioni sane e durature nel mondo. Due persone si incontrano senza conoscersi, si innamorano dell’immagine ideale che riflettono sul partner e poi, prima o dopo, si svegliano dall’incantesimo. È un duro colpo, ma è ancora peggio l’amarezza di non vedere più corrispondenza tra il compagno e il modello e accorgersi che forse non c’è mai stata. È stato un abbaglio, si dice. La domanda è: da dove veniva quella luce accecante che ha abbagliato?
La vita alienante dell’uomo medio lo allontana da se stesso. Altrimenti non si chiamerebbe alienante. Allontana l’uomo dalla sua ricerca verso se stesso. Si proiettano all’esterno i parametri e le risposte. Il senso della vita dipende dal numero di beni accumulati, dal rispetto delle persone, dalla posizione sociale, etc. Il maggior tempo dedicato alle relazioni avviene tramite uno smartphone o un tablet. Le persone non si guardano più negli occhi che, come sappiamo, sono lo specchio per l’anima. Forse perché non c’è molto da vedere. Ma per guardare negli occhi qualcuno serve prima essersi guardati allo specchio. In esso sono riflesse tutte le nostre sfaccettature. In quanti hanno il coraggio di specchiarsi? Meglio far finta di nulla e passare da illusione in illusione. Come l’illusione della persona che pensiamo di aver scelto. Proiezioni su proiezioni. Ed ecco da dove viene la luce. Sono tutte queste proiezioni che abbagliano.
Tutto viene spostato sul mentale e sul ragionamento.
Si dipinge un mondo basato sullo sforzo della sopravvivenza e credendo di essere le proprie maschere. Si incarnano ruoli e si ricercano ruoli, che danno sicurezza. Di non cambiare nulla, di lasciare tutto così, in un’area ben definita e presidiata dalle proprie certezze. Una perfetta ed efficiente organizzazione al servizio delle proprie esigenze. Soprattutto proprie. Ne deriva un egoismo malsano, a tutela della staticità e della finta comodità, puro intorpidimento. Ascoltare e capire l’altro è terribilmente faticoso. Meglio assecondare con delle comode routine e delle tecniche collaudate.
La relazione con se stessi: la base di tutto
In questo grigiore triste anche nei suoi sfarzi, non c’è una vera relazione, perché manca la relazione con se stessi. Con tutto il costrutto mentale che si è ben costruito negli anni, si cercano di capire cose che si possono solo comprendere con le emozioni. La testa non può essere coinvolta in prima battuta, deve aspettare il suo turno. La caverna platoniana è la vergogna di mostrare ciò che si è. Le ombre sono tutte le cose che cercano di essere capite con la sola ragione. Aumentano di importanza e grandezza fino e perdere completamente la loro forma originaria. Si prendono decisioni in funzione di questi ologrammi attraverso le proprie maschere. Quando la propria maschera vacilla e si intravede quello che c’è dietro si prova inadeguatezza. Quella terribile inadeguatezza di vivere completamente le emozioni, tenute nascoste per timore di essere giudicati diversi. Questa omologazione sociale, che penalizza la diversità e si riunisce in coalizioni, crea una standardizzazione delle emozioni consentite. O bianco, o nero. Il fucsia non è ammesso e nemmeno il giallo. Per fortuna non è per tutti così.
Una relazione a colori
C’è chi sta iniziando a porsi domande diverse, ascoltare altre campane. Chi cerca le fonti tra chi le sussurra, non dagli altoparlanti chiassosi della propaganda di regime. Questi sussurratori amano i colori. Li cercano dappertutto e li esaltano. Quando i colori si riescono ad esprimere l’incontro diventa un rincontro. Sembra di essersi già conosciuti da qualche parte. Si vede nell’altro qualcosa di familiare, si riesce quasi a scorgere una famiglia dietro di lui. Questo incontro è colorato dei colori dell’arcobaleno.
Si iniziano a depositare tutte le maschere bianche e nere indossate fino a quel momento e ci si guarda negli occhi. In questo sguardo c’è la totale accettazione dell’altro, per tutto ciò che è. La comunicazione è sempre empatica e l’amore fa luce, senza abbagliare, in tutte le zone finora rimaste in ombra. In queste ombre si scoprono nuovi colori. L’amore nelle sue infinite forme. Si ama la madre, il padre, l’amico, il partner, il collega, la natura… La lista è lunga ma la fonte una sola. L’amore per noi stessi. Nessuno vince mai, perché non c’è alcuna lotta.
Il linguaggio del cuore non deve lottare, perché non ha nessuna posizione da difendere. Di quello che siamo non ci dobbiamo vergognare e alla persona che amiamo abbiamo mostrato proprio quello. Nell’essere se stessi il passaggio dalla ragione è automatico e molto rapido, per non interferire. Le parole cercano il vero e la pulizia. Si fanno strada fra i costrutti della mente per tornare alla comunicazione tra cuore e cuore, fino a ritrovarla.
È importante sapere cosa si deve cercare. Lo scontro è sempre mentale, perché dietro le ombre della mente c’è sempre una forma d’amore. Le interferenze mentali possono sempre tornare, l’importante è saperle riconoscere insieme e riconoscere nell’altro uno specchio di se stessi. Nei momenti di aberrazione mentale si tendono a confondere con dei vetri e lì nasce lo scontro. Nella proiezione nell’altro delle magagne personali. Si dimentica che l’altro siamo noi. Con questa consapevolezza ci si tolgono un sacco di fastidi. Restare in osservazione interiore e vedere nella manifestazione esterna un riflesso dell’interno. La pulizia è sempre interiore. Ripulendo se stessi si puliscono tutti gli specchi che sono gli altri. Potrebbe essere questa l’origine della famosa frase di Gandhi, che consiglia di essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo. Forse perché il mondo è un nostro riflesso.
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