Sentiamo tante volte espressioni del tipo “libera la mente” o “ascolta ciò che sta cercando di dirti il tuo cuore”. Sono le frasi che si dicono all’amico che ha problemi di cuore o al fratello che mette in discussione la sua carriera. Una di quelle frasi che ripeti a te stesso, sebbene senza convinzione. Nonostante siamo figli di una società che da sempre elogia ragione e razionalità, cresciamo con una speranza, un’espressione che ci sentiamo dire fin da piccoli e che abbiamo preso per vera:
“Se ascolti il tuo cuore e la tua anima, non puoi sbagliare”.
Non puoi sbagliare
Non puoi sbagliare nella scelta del partner, non puoi commettere errori al lavoro, non puoi mancare quando gli amici hanno bisogno di te. Non puoi sbagliare nella vita, perché l’anima è la parte più pura e protetta dal mondo esterno.
Ma una frase come “ascolta il cuore” non può bastare, né a te né alla persona che chiede aiuto o conforto. Anche quando non hai la soluzione o non riesci a vedere una via d’uscita, ascoltare ciò che viene da dentro di te è difficile.
La verità è che fa male non poter aiutare una persona cara che sta passando un momento di crisi. Fa male anche non riuscire ad aiutare te stesso e il dolore si unisce ben presto a un insieme di sentimenti negativi. Quasi senza accorgertene, ti ritrovi a vivere in un vortice in cui il senso di impotenza e la perdita di speranza sembrano regnare sovrane.
Il cuore, l’anima, la voce interiore, i pensieri, non ti dicono una cosa sola.
Avremmo tutti giornate più liete e semplici se i nostri pensieri fossero come libri da leggere, come quei manuali d’istruzione dove vengono elencati tutti i passaggi da fare e gli errori da non commettere.
Nessuno a scuola ti insegna come si fa ad ascoltarti.
Ascoltare e ascoltarti
Magari hai provato a interrogare il tuo cuore a proposito della relazione con il partner.
Non ci sarebbero crisi di coppia e così tante persone che chiedono sostegno se liberare la mente e ascoltare la propria anima fosse così semplice. Alla fine, non si tratta forse di scegliere tra stare insieme o non stare insieme? Al di là di tutte le problematiche e le complicazioni che emergono all’interno di una qualsiasi coppia, la routine quotidiana spegne qualsiasi possibilità che abbiamo di guardarci dentro, di captare i segnali che l’anima cerca di mandarci.
Magari hai provato a interrogare il tuo cuore a proposito del lavoro.
Quando lo hai fatto, probabilmente, non ti avrà risposto in modo univoco, deciso, con una frase chiara. Ogni aspetto che la tua mente decideva di interrogare si intrecciava e sfumava in mille altre sfaccettature, aspetti che non avevi preso in considerazione, volti amici e non, incertezze sul futuro, elucubrazioni sul passato. Sarebbe stato più semplice ricevere una risposta cristallina, come ad esempio: “questo lavoro non fa per te, stai male, cambialo”, oppure “questo è il lavoro della tua vita, fatti forza e continua”.
Perché accade questo?
Lucia Giovannini, PhD in Psychology and Counselling e membro dell’American Psychological Association e autrice de Le vie dell’Anima, editato da Roi Edizioni, scrive:
“In parte questo è dovuto al nostro stile di vita, che ci porta a dirigere l’attenzione fuori di noi e ci lascia poco tempo per l’introspezione e l’ascolto dei moti sottili della nostra anima. In parte scaturisce dalla semplice mancanza di allenamento.”
Viviamo circondati continuamente dal rumore e ciò ci porta a condurre l’attenzione fuori da noi stessi. Quando questo accade, non possiamo essere in contatto con quello che accade dentro di noi, sia a livello spirituale sia a livello fisico. In un mondo che corre, abbiamo perduto la capacità di ascoltarci e di ri-connetterci con la parte saggia di noi stessi. Ci capita ormai troppo spesso di non assaporare realmente ciò che stiamo vivendo: stiamo disimparando come ci si ascolta e, per molti di noi, è sempre più difficile riuscire a cogliere i messaggi del corpo e della mente, figuriamoci quelli della nostra anima.
La vita procede velocemente e troppe volte, la sera, facciamo fatica a ricordare attimi e sensazioni accaduti durante la giornata. Dimentichiamo la conversazione con un collega, con un amico, con un familiare, così che sorrisi, sguardi, emozioni rimangono sfocati nella nostra memoria.
Quante cose ci stiamo perdendo?
Tornare al centro di noi stessi è qualcosa che possiamo rimparare e allenare. Vi è una pratica spirituale, antichissima ma tutt’ora utilizzata: il percorso del labirinto, che ti aiuta a integrare il corpo con la mente e la mente con lo spirito, ritrovando quella quiete interiore che pensavi di aver dimenticato.
Percorrere il labirinto significa riconnetterti con la tua saggezza interiore e con il tuo intuito. Strumento spirituale potentissimo, il labirinto è un cammino di preghiera, una meditazione in movimento, una fonte di guarigione, un contenitore per il cambiamento.
Perché il percorso del labirinto? Perché da sempre Camminare il labirinto rappresenta il camminare al centro di noi stessi. È chiamato anche il sentiero sacro, il sentiero verso il Divino: questo perché, quando camminiamo al centro di noi stessi, ritroviamo dentro di noi la scintilla divina.
“Quando cammini il labirinto, elevi la tua consapevolezza. Procedi da un pensiero lineare a un pensiero non lineare: in questa maniera emergono le tue capacità intuitive più profonde.”
Lucia Giovannini
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