E quindi uscimmo a riveder il Destino

E quindi uscimmo a riveder il Destino

A cura di Life Strategies

C’è un viaggio che ciascuno di noi intraprende almeno una volta nella vita, un cammino di crescita personale che si snoda attraverso le profondità dell’animo umano dove la sofferenza ci abbraccia desiderosa di tenerci stretta a sé. Eppure, possiamo provare a superare il dolore se affrontiamo i nostri demoni interiori, quei traumi che ci assillano e che ci tengono lontani dal nostro vero Destino. È semplice, però, perdersi nelle terre inesplorate delle paure e, proprio come Dante Alighieri ha avuto una guida durante il viaggio di purificazione dalle debolezza umane, anche noi possiamo trovare una bussola nella prospettiva che Igor Sibaldi – filologo che esplora le profondità della consapevolezza e le dimensioni al di là del tempo – ci offre della Divina Commedia: non solo un’opera letteraria, bensì un’allegoria delle tappe che dobbiamo percorrere per affrontare i nostri traumi e giungere al paradiso interiore.

“Dante lo sa, che l’Inferno è fatto di specchi, e vuole che si sappia che quegli specchi sono, proprio come i traumi, null’altro che groppi di lacrime trattenute, pianti paralizzati”.

Igor Sibaldi

Blocchi emotivi e psicologici che agiscono come catene, intrappolandoci in un circolo vizioso nel quale ci consideriamo vittime impotenti di altre persone: questo è l’Inferno per Sibaldi. Una fase di perdizione in cui il Poeta incontra personaggi che insistono nell’affermare “non è stata colpa mia”, che non si assumono le responsabilità delle proprie azioni e che simboleggiano i traumi fondamentali con i quali ci dobbiamo confrontare.

Il primo di questi è dato dalla tragica storia di Paolo e Francesca: un amore proibito scoperto e punito con la morte da Giovanni Malatesta – noto come Giangiotto – il quale “soffriva nel vedere il tradimento”. Un evento che ha un profondo impatto sia per l’azione compiuta, sia perché evoca una situazione che chiunque ha sperimentato almeno una volta: il dolore di vedere qualcuno felice senza di noi, la sensazione di esclusione, di insignificanza.

Con la tragica storia del Conte Ugolino, imprigionato in una torre in cui si è trovato costretto a mangiare i propri figli per sopravvivere, ci troviamo di fronte all’ultimo dei traumi infernali. Questa orribile vicenda ci offre uno specchio delle sfide che affrontiamo nella nostra vita, quelle in cui ci sentiamo “divorati” da pressioni esterne e dalle aspettative altrui. Fattori che, talvolta, sembrano voler controllare le scelte che compiamo, spingendoci a sacrificare chi siamo pur di non deludere nessuno.

Sono esperienze estremamente dolorose, ma che possono essere superate grazie al riconoscimento dei nostri limiti e alla comprensione del dolore: solo così siamo in grado di liberarci dalle corde invisibili che ci legano alla volontà di altri e di continuare il cammino di trasformazione interiore.

Il Purgatorio è la tappa decisiva in cui, nonostante i traumi siano ancora radicati e dolorosi, c’è una forte determinazione a liberarsene, un’autentica volontà di miglioramento. Qui, i personaggi coi quali Dante si confronta, ammettono il loro coinvolgimento nelle sofferenze che patiscono dichiarando con umiltà: “è colpa mia”. È in questa fase che, secondo Sibaldi, decidiamo di affrontare le nostre debolezze emotive: un’opportunità di lavorare sui traumi per liberarcene gradualmente, rappresentando un passo fondamentale verso la piena autoconsapevolezza di noi stessi.

“Nel Paradiso non ci sono quelli innocenti, il Paradiso è la condizione in cui si pensa ai guai fatti in passato”, ci ricorda il filologo. Infatti, è nei cieli che Dante incontra Cunizza da Romano, una nobildonna considerata dissoluta a quei tempi, la quale gli confida: “lietamente a me medesima indulgo” (“mi diverto a guardare i miei errori”) quando il Poeta esprime meraviglia riguardo alla sua presenza in Paradiso. Il messaggio profondo è che la nostra trasformazione interiore richiede di accettare i traumi, riconoscere le nostre responsabilità e, infine, guardare al passato con compassione e leggerezza.

Un’interpretazione positiva degli errori che rappresenta una forma di “rieducazione dell’Io”, un processo che ci permette di allargare le ali e avvicinarci al nostro vero Destino.

Continueremo a parlare di rieducazione dell’Io e di come affrontare i nostri demoni interiori nell’ultimo appuntamento live del 2023 con Igor Sibaldi, domenica 19 novembre, a Milano e in diretta streaming.

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