A cura di Life Strategies
Secondo la psicologia occidentale, che per definizione è “la scienza dell’Io”, l’Io è contenuto nel nostro corpo. Precisamente, esso si trova nella nostra testa ed è il centro della nostra personalità.
Di conseguenza, la conoscenza del nostro Io è limitata esclusivamente a ciò che conosce il nostro corpo. Questo non è vero.
Il nostro corpo ha dinamiche e facoltà proprie di cui l’Io sa qualcosa e altre di cui sa poco o nulla. Inoltre, l’Io desidera cose che il nostro corpo non vuole e, viceversa, il corpo vuole delle cose che l’Io non desidera. Perciò possiamo intuire subito che l’Io e il corpo non coincidono.
L’analisi della personalità, ovvero la scoperta di chi siamo davvero noi dentro, da parte della psicologia si è impantanata da molto tempo su questo argomento ma ora è arrivato il momento di smuoverla notevolmente.
Le diverse religioni concordano nel dire che l’Io non può essere collocato nel nostro corpo, perché anche dopo la morte fisica la vita continua. A partire da questa concezione risulta spontaneo credere che nel nostro corpo, in fin dei conti, non c’è abbastanza spazio per poter contenere l’Io.
Infatti, tutto quello che noi siamo è molto più grande di ciò che possiamo percepire e vedere.
“Poter guardare sé stesso da fuori vuol dire che Io non sono me stesso e basta, ma Io sono molto di più”.
Con queste parole Igor Sibaldi, scrittore, filologo e studioso di teologia, introduce il tema dell’analisi della personalità e del nostro Io più autentico.
Evidentemente, imparare a guardare noi stessi da un’altra prospettiva comporta dei tali cambiamenti non solo nel modo di vivere, ma anche di intendere l’intero sistema intorno, da provocare delle fortissime resistenze. Infatti, alla maggior parte delle persone disturba l’immagine di un Io così grande e dotato di molto potere.
Per poter compiere l’analisi della personalità in maniera corretta bisogna riuscire a parlare della mente umana fuori da essa. Si tratta di un passo difficile anche solo da pensare.
Come possiamo noi, con la nostra mente, analizzare la nostra stessa mente?
Per poter parlare oggettivamente di qualcosa, occorre sapere non solo di che cosa si tratti, ma è anche quali sono i suoi confini. E per poter tracciare i confini di una qualsiasi area è necessario essere all’esterno di essa.
In che modo il nostro Io può uscire da sé stesso?
In realtà, questa domanda non è corretta, perché il nostro Io non è affatto dentro di noi, ma bensì fuori. Ciò che noi percepiamo, ciò di cui ci accorgiamo, le nostre scelte e il modo in cui consideriamo tutte le cose che ci accadono dipendono dalle persone che sono intorno a noi e con le quali quotidianamente ci troviamo ad interagire. Dunque, moltissimo di ciò che siamo accade in un modo o nell’altro intorno a noi, non solo dentro di noi.
Il grande filosofo Cartesio ha detto “Cogito ergo sum”, ossia Penso, dunque sono. Il verbo Cogitare, però, significa “pensare per concetti” ed è proprio la civiltà a definire tali concetti. Quindi, ne risulta che sarebbe più corretto dire “Cogito ergo sunt”: esprimiamo semplicemente quello che dicono gli altri.
Quindi dov’è l’Io?
A tal proposito, Jean-Paul Sartre, filosofo e scrittore francese, ha suggerito di provare ad allargare ulteriormente il campo di analisi: iniziamo a pensare non solo allo spazio, ma anche al tempo in cui l’Io è collocato.
Il tempo è fatto di tre momenti: passato, presente e futuro.
L’Io non può trovarsi nel futuro, perché un qualcosa che forse ci sarà, ma non è ancora qui e per questo non determina il nostro comportamento attuale. L’Io non è neanche nel presente, proprio perché una delle caratteristiche principali del presente è l’evanescenza: qualcosa che appena accade è già parte del passato.
Apparentemente, l’unico tempo in cui si può trovare l’Io è il passato. Infatti, tutto quello che noi sappiamo di noi stessi e possiamo dire di noi è un ricordo: noi siamo la nostra storia.
Ma anche in questo caso emerge un elemento problematico. Il passato non può essere tagliato via e non è rimediabile, invece, il nostro Io può cambiare in qualsiasi momento.
Perciò, l’Io non è né nel futuro, né nel presente né nel passato, ma è collocato fuori dal tempo e fuori dallo spazio. L’Io non solo è tutto adesso, ma è stato tutto e sarà tutto. È situato Aldilà del mondo e vi possiamo realmente accedere solo attraverso la morte.
“Se c’è un luogo dove Io sono è un non-luogo; se c’è un tempo in cui Io sono è un non-tempo”.
Come si fa ad essere e basta?
Quando una persona riesce ad essere e basta è intera, perché non c’è più uno spazio dove può uscire da sé. A volte ci capita di parlare e di pensare a noi stessi come i protagonisti di un racconto e ci immedesimiamo in quella figura. Ma in realtà noi ci troviamo in una dimensione extra-spaziale ed extra-temporale, in cui non ci vediamo. Per questo motivo, in un passo della Bibbia, viene detto che nessuno ha mai visto Dio ma è Gesù a spiegarlo.
Il verbo “esistere” viene da Ex-sistere: “stare fuori”. Ci sono delle cose che esistono soltanto, non sono percepibili nel tempo e nello spazio. L’Io è una di queste. Bisogna assumere un atteggiamento particolare in cui noi non ci accorgiamo di essere, perché solo così possiamo essere davvero.
Parleremo ancora con Igor Sibaldi di come essere davvero in occasione del prossimo corso a Milano e in diretta streaming. Trovi tutte le info cliccando qui.