La società attuale riserva a ciascuno di noi moltissimi stimoli e possibilità: i progressi scientifici e tecnologici degli ultimi decenni hanno cambiato la nostra percezione dello spazio e del tempo, permettendoci di raggiungere qualsiasi angolo del mondo nell’arco di alcune ore e di essere “virtualmente” in più posti nello stesso momento. Videochiamate, lavoro da remoto, corsi online, conferenze a cui ognuno può partecipare anche restando a casa: ciò che prima rappresentava un confine invalicabile, una difficoltà che limitava le nostre esperienze ad un’area e ad una categoria circoscritte, oggi non è più un problema.
I Limiti della nostra Mente
Il superamento di impedimenti concreti come questi, tuttavia, non si accompagna ad un superamento delle nostre barriere mentali. Se è vero che ogni giorno abbiamo davanti infinite opportunità da cogliere e che disponiamo dei mezzi per farle nostre, è anche vero che la maggior parte di noi rimane ancorata a una dimensione quotidiana molto più ristretta di quella a cui potremmo accedere.
Fin da quando siamo piccoli, dei bambini curiosi e affamati di conoscenza, liberi da qualsiasi pregiudizio o condizionamento, il mondo esterno ci mostra una strada da percorrere, strada che altri hanno tracciato per noi. Non sempre ci è chiaro chi siano questi “altri”: a volte hanno il volto dei nostri genitori, altre prendono la forma dei nostri compagni di scuola, a cui veniamo paragonati e con cui entriamo in competizione, altre ancora non sono individuabili in una figura precisa, perché crescendo il modello che cominciamo a seguire si perde nella cultura e nelle convenzioni sociali.
Perché, nonostante il moltiplicarsi delle nostre possibilità, continuiamo ad aggrapparci alle piccole certezze di ogni giorno anche se non sempre sono quelle che più ci soddisfano?
Questa domanda riguarda da vicino tutti noi, eppure pochi se la pongono davvero, presi come siamo dalla ricerca di approvazione da parte degli altri.
Crescendo, l’importante non è più fare ciò che ci rende felici, come quando eravamo bambini e assecondavamo le nostre autentiche inclinazioni e i nostri effettivi interessi, senza preoccuparci delle opinioni esterne. Ora che siamo adulti rincorriamo gli ordini dei nostri superiori, vogliamo evitare che la nostra famiglia sia in disaccordo con il nostro modo di vivere, ci accontentiamo di ricevere complimenti per come gli altri ci vedono piuttosto che chiederci chi siamo, cosa vogliamo e come realizzarlo.
È come se ognuno di noi vivesse all’interno di un contenitore, senza riuscire a vedere che, poco più su del proprio naso, esiste una via di fuga che si apre su distese sconfinate, tutte da esplorare.
Questo è ciò di cui parla anche il grande scrittore e filosofo Igor Sibaldi, che con i suoi recenti studi ha trovato la risposta a questo quesito che tutti dovremmo porci.
Sapienza e Comprensione
Secondo Sibaldi, all’origine dei limiti che ci poniamo c’è la confusione tra sapienza e comprensione.
Nonostante il nostro istinto naturale ci porti a farci continue domande e a indagare direttamente la realtà, purtroppo questo istinto non viene incoraggiato, anzi, è soffocato dall’apprendimento di concetti, idee, e filosofie, secondo il pensiero che la conoscenza sia un capire, un comprendere ciò che ci circonda.
La nostra cultura razionalistica vuole padroneggiare il reale, controllarne le leggi, e per farlo ha bisogno di definire ogni aspetto, inserendolo in categorie chiare e ben definite. È proprio così che la nostra conoscenza diventa sempre più limitante, sempre più chiusa su se stessa, innalzando barriere contro ciò che non riusciamo a spiegare secondo gli schemi mentali a cui siamo abituati.
Per Sibaldi, questa forma di conoscenza non può in alcun modo portarci oltre i nostri limiti e aiutarci a realizzare il nostro vero Io. Al contrario, ciò a cui dobbiamo aspirare non è la comprensione del mondo, ma una sapienza molto diversa, che abbraccia il niente, una dimensione che non “si può capire, né afferrare, né comprendere. Si può solo sentire”.
Al di là del deserto
“Possiamo sapere solo che non sappiamo nulla. E questo è il più alto grado di sapienza umana.” – Lev Tolstoj
Questo ci invita a fare anche Sibaldi: spingerci al di là delle certezze della vita quotidiana, di ciò che conosciamo e di chi pensiamo di essere, per iniziare finalmente l’esplorazione di ciò che ci è ignoto e che, per paura, riteniamo inconoscibile.
Fare questo significa ritrovarsi di fronte al niente, proprio come gli ebrei che, fuggendo dall’Egitto sotto la guida di Mosè, si ritrovarono nel deserto: una dimensione a loro sconosciuta, sinonimo di morte e desolazione. Eppure, sorprendentemente, questo deserto non si rivelò vuoto, anzi, regalò loro nutrimento e pace, fino a giungere alla Terra Promessa.
Anche noi, quando saremo nel niente che si apre oltre i confini delle nostre conoscenze, troveremo nutrimento e pace, ricominciando a porci le domande che nel mondo quotidiano abbiamo smesso di farci e trovando nuove risposte ogni giorno, risvegliando così il nostro Io autentico, liberi dalle imposizioni che ostacolano la libera espressione di noi stessi.
Questa, per noi, è la Terra Promessa da raggiungere: la dimensione in cui non ci sono più limiti a ciò che possiamo realizzare o a cui possiamo aspirare, una dimensione definita solo e unicamente da noi, dai nostri desideri e dalla continua ricerca della nostra parte più profonda.
Nei suoi studi, Igor Sibaldi ha definito un metodo grazie a cui rendere questo percorso di crescita e autoconsapevolezza davvero efficace per il nostro benessere quotidiano: il Metodo Metafisico.
Si tratta di un sistema che ciascuno di noi può mettere in pratica nella propria vita di ogni giorno e che ci permette di indagare ciò che si trova al di là delle nostre piccole abitudini, ma che spesso non riusciamo a intuire con la sola ragione.
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