Scrittura: mio caro diario…
Quanti di noi hanno messo nero su bianco sentimenti, emozioni, pensieri affollati della giornata? Come un pittore dipinge linee e colori su una tela bianca, così tramite la scrittura ci doniamo la possibilità di dar forma ai nostri pensieri. Sono tanti i bambini o adolescenti che tengono un proprio diario “segreto”, tantissimi i viaggiatori che “fermano” le loro esperienze itineranti sia con la macchina fotografica sia con la penna, tante le persone che durante la loro vita scelgono la scrittura come mezzo espressivo interiore.
La tecnica del “diario”, che consiste nel fare la cronaca delle proprie sensazioni o emozioni più profonde, è una strategia che viene ampiamente impiegata nel campo della crescita personale. È pur vero che va saputa usare e dovrebbe essere supervisionata da una guida attenta, perché la scrittura ha un potere molto forte. Infatti, quando si scrive, soprattutto a mano, vengono attivate alcune zone del nostro cervello che sono strettamente connesse alle parti più emozionali.
“Quando narriamo una nostra esperienza fortemente vissuta, ci caliamo dentro quella realtà.”
Così lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone parla del potere della scrittura. Potente perché, mentre scriviamo, ci caliamo inconsapevolmente dentro quella realtà messa su carta, facendo emergere qualcosa che potremmo non essere in grado di gestire. Un professionista si rivela dunque una figura che può, in questo senso, supervisionare l’utilizzo di questo potente strumento.
Quando la mente vaga con la scrittura
Se ti è capitato di scrivere di getto ciò che stavi provando in quel momento, ti sarai accorto che, con la scrittura, la mente vaga qua e là, che i pensieri fluiscono senza un ordine ben preciso (e va benissimo così!), facendo salti logico-temporali. Magari hai iniziato un testo parlando dell’ultima serie vista in streaming e, in men che non si dica, ti ritrovi a scrivere di un problema di coppia o di quell’amore perduto.
La Tecnica della Peggiore Fantasia implementata con la Scrittura
La scrittura può rivelarsi uno strumento per superare alcune paure. Nardone stesso la utilizza nel trattamento di alcune fobie. Si tratta di scrivere, appena svegli, le nostre aspettative angoscianti, nel modo più dettagliato possibile. In questo modo conduciamo la nostra mente a immaginare volutamente e a priori quelle situazioni che temiamo maggiormente. Mettere nero su bianco le aspettative temute e spaventose rappresenta una tappa importante per tenere a bada le paure. Che cosa succede? La mattina, dunque, scriviamo e appuntiamo tutte le cose che temiamo possano accadere durante la giornata. A fine serata, controlliamo ciò che abbiamo scritto verificando se queste si sono effettivamente avverate. Qualora queste non si dovessero verificare, il “muro catastrofico” che abbiamo innalzato ben bene nella nostra testa crollerebbe. Non solo: anche nel caso in cui alcune delle paure elencate si dovessero poi avverare e concretizzare durante l’arco della giornata, si è visto che la scrittura possiede la capacità di renderle più “gestibili”.
Se è vero che da un lato la scrittura ci fa calare e immergere totalmente in quello che scriviamo, dall’altro consente anche un distacco emotivo. L’atto di annotare le previsioni che più ci angosciano crea nella mente una sorta di accettazione e di inesorabile rassegnazione, sentimenti che ci fanno “sopportare” ciò che temiamo. La tecnica della peggiore fantasia rappresenta a tutti gli effetti un paradosso utilizzato contro l’invano tentativo di prendere il controllo. Più un individuo si spaventa, più alimenta la sua paura; più viene alimentata la paura, più questa si trasforma in qualcosa che collassa su te stessa. Si tratta di “spegnere il fuoco aggiungendo la legna”, come dicevano i cinesi. La paura si inibisce portandola agli estremi.
Anticipa e dai la caccia alla tua paura:
in questo modo non sarà lei a dare la caccia a te.
Proprio perché, come scrive Giorgio Nardone “ognuno di noi, che ne sia consapevole o meno, costruisce quello che poi subisce”, la Tecnica della Peggiore Fantasia è divenuta lo standard internazionale nel trattamento dell’attacco di panico e una modalità di approccio terapeutico molto diffuso, grazie al quale ogni paura viene nutrita e fatta crescere a dismisura, fino a giungere a saturazione.
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