Emozioni: quando il piacere fa male e il dolore fa bene

Emozioni: quando il piacere fa male e il dolore fa bene

A cura di Life Strategies

Tutti noi quotidianamente siamo alla ricerca del piacere, quell’ebrezza in grado di colorare di vivacità la nostra esistenza. In questa tensione, però, è facile oltrepassare quella linea sottile che separa il godimento dall’eccesso.

Perché?

Perché il piacere, se portato all’estremo, può trasformarsi in una trappola da cui è difficile liberarsi, conducendo a dipendenze ed effetti nocivi per il nostro equilibrio psico-fisico.

L’eccesso di piacere può portare a disturbi del comportamento alimentare, in cui il cibo diventa sia rifugio che prigione; isolamento sociale, poiché la ricerca del piacere diventa prioritaria rispetto alle relazioni; problemi economici, soprattutto dipendenze come il gioco d’azzardo; perdita di identità, al punto tale che la persona si definisce attraverso l’eccesso piuttosto che attraverso i propri valori e obiettivi.

L’effetto più noto e distruttivo dell’eccesso di piacere è la dipendenza: che si tratti di sostanze, gioco d’azzardo, cibo, o anche relazioni interpersonali, l’eccesso trasforma il piacere in necessità, in una fame che non trova mai sazietà. La dipendenza assorbe risorse mentali, fisiche ed economiche, erodendo la qualità della vita dell’individuo e delle persone che gli stanno intorno.

Secondo il professor Giorgio Nardone, però, esistono delle strategie che possono aiutarci a godere della vita contenendo gli eccessi:

  • Autoconsapevolezza: una delle cose più difficili da fare è prendere coscienza dei nostri comportamenti. Eppure, riconoscere con grande onestà i segnali di un possibile eccesso può aiutarci a intervenire prima che diventi un problema.
  • Impostare i confini: come in ogni dieta, occorre definire limiti chiari su cosa è accettabile e cosa non lo è, sia in termini di frequenza che di intensità delle esperienze di piacere.
  • Bilanciare: alternare e cercare un equilibrio tra le attività piacevoli e quelle responsabili o produttive, cercando il piacere anche in attività che inizialmente possono sembrare faticose o meno gratificanti.
  • Supporto sociale: circondarsi di persone che condividono un approccio equilibrato al piacere può fornire un supporto importante e aiutarci nei momenti in cui siamo tentati di trasgredire.
  • Sostituzione positiva: sostituire comportamenti dannosi con altri che offrono soddisfazione in modo più sano, come sostituire lo shopping compulsivo con passeggiate nella natura.

 

“Il vero piacere è quello che arricchisce la nostra vita senza svuotarla, che ci eleva senza farci cadere.”

Giorgio Nardone

 

Trasformare il dolore in forza

Ci sono altre circostanze che possono elevarci e non sono sempre positive.

Come quando attraversiamo fasi di intenso dolore, dovuto a un lutto oppure a una malattia, nostra o di quella dei nostri cari. Il confronto con il dolore è una sfida ardua che mette alla prova non solo la resistenza fisica ma anche la forza interiore. La gestione del dolore è correlata alla nostra capacità di adattarci e di reagire di fronte alla sofferenza: la resilienza psicologica e le strategie cognitive ed emotive assumono un ruolo centrale nel modulare l’esperienza del dolore e possono trasformarsi in potenti alleati.

Anche perché una visione negativa può non solo intensificare l’esperienza del dolore ma può anche influire sul nostro processo di guarigione, alimentando un circolo vizioso di sofferenza fisica ed emotiva. Al contrario, mantenere un atteggiamento positivo e proattivo può non solo aiutarci a gestire meglio il dolore ma anche a rafforzare il nostro sistema immunitario, contribuendo positivamente ad un percorso di cura.

Giorgio Nardone, che nella sua esperienza ha risolto più di 30.000 casi, suggerisce le strategie che possono rovesciare la situazione, aiutandoci a trasformare il dolore da nemico a maestro:

  • Riconoscimento e Accettazione: il primo passo nella gestione del dolore è riconoscerlo e accettarlo senza giudizio. Questo non significa arrendersi alla sofferenza, ma piuttosto comprendere che il dolore è una parte della nostra esperienza, che richiede attenzione e cura.
  • Ristrutturazione cognitiva: modificare il modo in cui interpretiamo il dolore può cambiare significativamente la nostra esperienza di esso. Trasformare pensieri negativi o catastrofici in pensieri più realistici e positivi ci permette di affrontare la sofferenza con maggiore serenità e determinazione.
  • Ricerca dell’obiettivo: trovare uno scopo, anche nel contesto di una malattia, può trasformare l’esperienza del dolore in un percorso di crescita personale. Questo può includere il rafforzamento delle relazioni, la scoperta di nuove passioni o la partecipazione a gruppi di supporto.
  • Sviluppo di una rete di supporto: circondarsi di una rete di supporto costituita da amici, familiari o gruppi di persone che affrontano sfide simili può offrire conforto, incoraggiamento e risorse pratiche per gestire il dolore.

Nell’esperienza del dolore possiamo imparare a conoscere meglio noi stessi, a valorizzare ogni momento, anche quello che ci sembra il più buio, e a trovare un nuovo equilibrio.

Ognuno di noi ha in sé le risorse per affrontare le avversità e trasformarle in opportunità di crescita e rinnovamento e la speranza è una luce che, se alimentata, può guidarci attraverso i momenti più tristi, conducendoci verso una nuova alba di possibilità.

Continueremo a parlare di come gestire le nostre emozioni insieme al Professor Giorgio Nardone, nei nostri corsi di un’intera giornata, in cui dimostrazioni pratiche e interazioni con i partecipanti permettono di applicare immediatamente i concetti espressi dal Professore. Scopri il prossimo corso cliccando qui.

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