Sciamanesimo: il potere del rituale
Nei precedenti articoli abbiamo scelto di intraprendere insieme uno straordinario viaggio, arricchito dalla saggezza degli antichi Toltechi, in particolare di quella di Don Jose Ruiz, figlio di Don Miguel Ruiz, sciamano e autore del best seller internazionale I quattro accordi.
Don Jose Ruiz ha ereditato, infatti, gli insegnamenti e la saggezza degli antichi sciamani, traducendoli in concetti per la vita quotidiana, che promuovono la trasformazione attraverso la verità e l’amore e ci mostrano come camminare sul sentiero dello sciamano.
Secondo la tradizione, i rituali possono essere uno strumento molto utile per prepararci a camminare sul sentiero dello sciamano, perché sono espressioni fisiche del nostro volere interiore. Rendono manifesta la nostra intenzione e la spingono oltre il regno del mero pensiero verso il mondo dell’azione. Quando eseguiamo un rituale stiamo attingendo energia dalle cose intorno a noi e invochiamo tale energia per guidarci nel sentiero dello sciamano.
Gli oggetti di potere
Nella tradizione sciamanica esistono simboli esteriori, gli oggetti di potere, che servono a ricordarci i nostri impegni interiori. Un oggetto di potere può anche essere chiamato totem. È lo strumento con cui lo sciamano crea una relazione che gli permette di richiamare a sé il potere che l’oggetto rappresenta. Realizzare un rituale per il nostro oggetto di potere potrebbe essere un buon metodo per far maggior chiarezza su quale sia l’intenzione che vogliamo dare a quell’oggetto.
Animali totem
La connessione dello sciamano con madre natura è molto potente. Gli animali totem sono simboli che ci permettono di incarnare il potere di quell’animale. Questi animali diventano poi spiriti guida che gli sciamani possono invocare quando devono affrontare specifiche situazioni difficili o eventi dolorosi.
La bellezza della nostra perfezione
Uno dei principali obiettivi dello sciamanismo è quello di spazzare via la falsa idea di non essere abbastanza. Ogni volta che crediamo di essere indegni, immeritevoli o non abbastanza, stiamo soffrendo nel presente. Nella tradizione tolteca esiste un antidoto contro l’idea di essere imperfetti: dobbiamo dirci di essere perfetti esattamente come lo siamo adesso. La credenza che siamo indegni si manifesta in molte forme, come quando ci colpevolizziamo per aver fatto un errore, quando rifiutiamo di perdonarci per le nostre azioni passate o non perseguiamo il desiderio del nostro cuore perché pensiamo di non essere all’altezza. Per vedere la bellezza della nostra perfezione, dobbiamo guardare quei ricordi dolorosi nel nostro passato con uno spirito amorevole e di perdono, essere testimoni di quei ricordi e lasciare andare ogni veleno emozionale che ancora abbiamo dentro. È così che possiamo rivendicare il nostro potere e iniziare a vederci perfetti. L’ideale sarebbe azzittire il parassita dentro la nostra mente che ci dice che non siamo perfetti, che non ci permette di amarci e non ci fa perdonare i nostri eventi passati. Il parassita che è dentro di noi deve trasformarsi in un alleato. L’alleato è un altro potente simbolo della tradizione tolteca e rappresenta la voce della saggezza della nostra mente. L’alleato guarda alle nostre azioni passate dal punto di vista dell’amore ed è la voce che ci incoraggia invece di punirci.
Accogliere l’io e l’ombra
Quando si tratta di comprendere e perdonare noi stessi per azioni del passato, spesso dobbiamo osservare quella che viene chiamata in tolteco “la nostra ombra”. Ogni volta che dentro di noi rigettiamo certe caratteristiche o tratti della nostra personalità perché non ci piacciono o non vogliamo ammettere che sono presenti in noi, stiamo regalando all’ombra quella parte di noi stessi. Ad esempio, quando reagiamo emotivamente con rabbia o persino con violenza, oppure quando diciamo o facciamo qualcosa che per noi è anomalo, quelli sono segnali della nostra ombra che si fa avanti.