Il ritorno al lavoro e alle relazioni dopo l’isolamento: l’insegnamento sciamanico

l’insegnamento sciamanico

L’insegnamento sciamanico per la nostra riscoperta del mondo

Quali sono le tue sensazioni quando visiti un luogo esotico per la prima volta?

Meraviglia e stupore: queste le due emozioni che prevalgono di fronte al “nuovo”. Gli occhi fanno quasi fatica a stare dietro alla voglia di scoprire particolari, elementi e sfaccettature mai conosciuti prima. Non hai esperienze passate o ricordi di quel luogo, perciò la tua mente e i tuoi sensi vagano alla scoperta di nuove immagini, esperienze ed emozioni. E sai anche che alla terza o quarta volta, nel rivedere quello specifico posto, la meraviglia tenderà man mano a scemare.

Il motivo?

Semplice. La nostra mente, che ne sia consapevole o meno, nel momento in cui ha sperimentato quella destinazione, la classifica come “già conosciuta” e tende a basarsi, ogni volta che si trova in quel luogo, su ricordi passati di quell’esperienza, invece di concentrarsi sul presente.

Questo non accade solo per i luoghi esotici ma succede analogamente con oggetti e persone.

Facciamo un esempio: alza gli occhi da questo articolo e guardati intorno. Se sei all’interno di un edificio, molto probabilmente la tua mente appunterà “sedia”, “tavolo”, “scrivania”, “letto”; analogamente, se sei all’aperto, produrrà una serie di definizioni come “erba”, “alberi”, “fiori” e così via. Ciò che sta accadendo è che la mente guarda qualcosa e lo definisce in base ad associazioni frutto di esperienze o ricordi passati.

“In realtà la vostra mente non guarda più molti di questi oggetti perché sa già come sono.”

È ciò che scrive Don Jose Ruiz, figlio di Don Miguel Ruiz, sciamano e autore del best seller internazionale I quattro accordi. Ereditando gli insegnamenti e la saggezza degli antichi sciamani, Don Jose Ruiz li ha tradotti in concetti per la vita quotidiana che promuovono la trasformazione attraverso la verità e l’amore.

Parlando di come siamo portati a vivere sotto il condizionamento della mente piuttosto che nel presente, Don Jose Ruiz spiega come ciò accade anche con le persone. Pensiamo alla famiglia, agli amici, ai colleghi e a tutte le persone che, prima della pandemia, eravamo soliti vedere spesso. Tendevamo a comportarci con loro come con quegli oggetti dentro la stanza o all’aperto? 

La saggezza degli sciamani per vivere e amare come fosse… la prima volta

La mente utilizza un procedimento specifico: di fronte a oggetti o persone, ci basiamo sull’immagine che abbiamo costruito noi, invece di guardarli, apprezzarli e conoscerli in questo istante, senza preconcetti. Un meccanismo che accadeva nel lavoro così come nelle relazioni personali. Accadeva, perché quello che stiamo sperimentando durante quest’ultimo periodo post isolamento, è una sensazione del tutto nuova, mai provata prima nella nostra vita. Durante il lockdown, fatta eccezione per i momenti di distrazione offerti dalla tecnologia, abbiamo abitato lo stesso ambiente, non abbiamo cambiato punti di vista, né sulle persone che hanno condiviso l’isolamento con noi, né sugli oggetti che ci circondavano. Ci siamo abituati ad osservare e a vivere un piccolo spiraglio della nostra vita, al cui interno mancava sempre qualcosa e qualcuno. I nonni hanno vissuto separati dai nipoti, i figli dai propri genitori. Fidanzati, amici e colleghi sono stati divisi.

Finito l’isolamento, abbiamo sentito un legame ancora più forte che ci unisce tutti, giovani e meno giovani: la riscoperta del mondo esterno e la riappropriazione di quei legami che erano rimasti sospesi tra ansie, paure e attese; quel mondo che avevamo lasciato in un certo modo e con cui adesso stiamo imparando ad avere confidenza. Ora, nel rivedere tanti luoghi e persone, che prima erano così familiari, abbiamo l’occasione di scardinare il meccanismo in cui era solita entrare la nostra mente: ho già visto quella persona, questo oggetto, pertanto la conosco già. Ora possiamo farlo, perché abbiamo sperimentato una sensazione fortissima: ci siamo mancati. Ci sono mancati i nostri cari, gli amici, i colleghi. Ci sono mancati i boschi, il mare, le montagne.

Ritorno al lavoro e alle relazioni dopo la quarantena: cosa imparare dagli antichi sciamani

Abbiamo un’occasione: rivedere gli altri con “occhi nuovi”. Tanti di noi hanno incontrato i propri cari dopo mesi, molti sono ritornati al lavoro. Altri hanno rivisto le montagne o il mare, dopo lungo tempo. Adesso è quasi facile riuscire ad apprezzare tutto ciò che fino a qualche mese fa davamo per scontato: una passeggiata, il sorriso dei famigliari, le cene con l’amico più caro, lo sguardo del partner.

Per chi di noi riesce ad abbracciare un profondo senso di gratitudine, tutto ciò che sta guardando ora è con “occhi nuovi.”

Riconnettersi con la natura: una meditazione sulla consapevolezza

Quella che possiamo cogliere oggi è la possibilità di guardare in modo nuovo, perché la nostra mente ha imparato a cancellare, grazie e a causa dell’isolamento, una vita di “non la guardo più, perché questa cosa la conosco”.

Certo, ora abbiamo sperimentato emozioni e condizioni quali la paura, lo stress, l’ansia, che però possono essere compensate da questa grandissima chance che abbiamo, che è quella di liberarci dai condizionamenti che fino a ieri dettavano relazioni, reazioni ed azioni di cui ci sembrava di essere consapevoli, ma in realtà forse non lo eravamo nel profondo. Ricostruendo una nostra nuova maniera di relazionarci con gli altri e con ciò che abbiamo intorno – la nostra casa, il lavoro, gli affetti e territori visivi – possiamo mettere in atto quel cambiamento potentissimo, anche se all’apparenza molto semplice: sentirci veramente liberi. 

Il punto è: quanto durerà questa nostra capacità di guardare il mondo, gli oggetti e le persone, con senso di stupore?

Per quanto tempo saremo capaci di meravigliarci e di guardare ciò che abbiamo intorno come se fosse la prima volta?

Ecco allora che ci viene in soccorso l’insegnamento sciamanico, secondo il quale la chiave di questa trasformazione risiede nella consapevolezza. No, non è la consapevolezza di cui si parla fin troppo spesso e in modo superficiale.

“La pratica della consapevolezza inizia con l’essere pienamente presenti nel momento, con il dare totale attenzione a tutto ciò che accade intorno a voi. La consapevolezza implica la disponibilità a sperimentare ciò che sta accadendo ora e a osservare tutto ciò che arriva nel campo della percezione come novità in questo momento, anche quando la vostra mente dice che lo avete già visto migliaia di volte.”
Don Jose Ruiz

consapevolezza

Dovremmo imparare ad essere padroni della consapevolezza, così quando il ritorno alla normalità e la frenesia della vita quotidiana cominceranno a prevalere sul nostro sentirci grati e liberi dai condizionamenti, saremo in grado di riuscire a vedere davvero il mondo e noi stessi. La natura rappresenta il luogo ideale per risanare la nostra consapevolezza. Questo accade perché, quando ci immergiamo nella natura, percepiamo che siamo circondati da qualcosa di molto più grande di noi e che rimane imperscrutabile alla mente umana. Quella che propone Don Jose Ruiz è pertanto una meditazione camminata in linea con l’insegnamento sciamanico. Ecco i suoi consigli:

    • Se puoi recarti in un bosco è fantastico, altrimenti va benissimo il giardino di casa tua.
    • Lascia il cellulare in tasca, in modo da essere raggiungibile ma non distraibile dai social.
    • Se sei in compagnia, non parlate. Ascoltate soltanto. Ascoltatevi.
    • Poni attenzione, mentre cammini, a tutto ciò che ti circonda.
    • Consenti alla quiete di scorrerti dentro.
    • La tua mente inizierà a vagare su altro, è normale.
    • Prendi nota mentalmente del rumore dei tuoi passi sopra le foglie e i rami a terra.
    • Ascolta il fruscio dei rami, il canto degli uccelli, il frinire dei grilli, ma concentrati sul silenzio che si cela sotto.

Inoltre, anche se a volte può sembrare scontato, è bene ribadirlo perché tutti noi tendiamo a dimenticarlo: ognuno dei nostri cinque sensi è importante. Nella tradizione sciamanica, si dà la giusta rilevanza a tutti i sensi. Mentre la maggior parte delle persone, per acquisire informazioni sul mondo, tende a far riferimento soprattutto al senso dominante – che per molti è la vista – lasciando gli altri.

“Quando trascuriamo gli altri sensi”, dice Don Jose Ruiz, “per la mente è più facile catturare la nostra attenzione perché stiamo percependo il mondo soltanto attraverso una sorgente”. Nel momento in cui lasciamo che ogni senso entri in contatto con le sensazioni, i suoni, le vedute e gli aromi che l’immensa natura ha da offrirci, consolidiamo la nostra consapevolezza esteriore e, così facendo, diventiamo man mano sempre più consci di ciò che abbiamo dentro.

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