Come ritrovare forma fisica e benessere per essere felice

Hai mai riflettuto sul perché gli sportivi adottano sempre un regime alimentare ristretto, nonostante le tante, tantissime calorie bruciate durante gli allenamenti?

Fanno tanto di quell’esercizio fisico da non avere certo problemi a concedersi qualche golosità ogni tanto, eppure non lo fanno, reputando l’essere fedeli ad un certo programma alimentare fondamentale per raggiungere risultati sul campo.

“Di tutte le attività umane, mangiare è la prima da mettere a posto”, dice il maestro a Dan Millman nel libro La Via del Guerriero di Pace, e ciò è tanto vero da meritare un discorso approfondito sui perché dovremmo tutti decidere, prima o poi, di adottare un regime alimentare controllato nella vita di tutti i giorni.

Non conta chi tu sia o cosa tu faccia. È evidente che la normale alimentazione può darti un mucchio di energia, ma anche renderti confuso, influenzare negativamente i tuoi stati d’animo e, soprattutto, abbassare il tuo livello di consapevolezza.

Il punto è che per ottenere qualcosa da te stesso, devi innanzitutto nutrire il tuo corpo nel modo giusto, farlo essere capace di supportarti nelle avversità della vita e renderlo un contenitore degno della tua anima.

Personalmente ho sperimentato il valore di certe scelte alimentari e credo fermamente che averle portate avanti senza condizionamenti nel corso di tutta la vita abbia giovato al mio carattere, prima ancora che al corpo. In questo senso devo molto ai miei nonni, le cui umili origini sono servite a farmi apprezzare il cibo semplice e genuino della terra, piuttosto che quello raffinato dell’industria moderna.

Nella loro concezione di vita era un atto vergognoso alzarsi da tavola con la pancia piena e di assoluto non rispetto avanzare qualcosa nel piatto. Il rapporto con il cibo doveva essere equilibrato, parsimonioso e franco, esattamente come le loro origini contadine.

Ti racconto una storia vera.

Quando avevo 16 anni mia madre conobbe per caso una vecchietta simpaticissima che viveva da sola nella nostra città. Si chiamava Anita e aveva 102 anni.

Incredibilmente sottile, leggiadra come il vento, si recava ogni giorno nella chiesa vicina, attraversando le vie cittadine con passo veloce e felpato. In inverno indossava uno scialle di lana fatto a mano per ripararsi dal freddo e noi, equipaggiati per temperature artiche con piumini a prova di Polo Nord, ci chiedevamo come facesse a non ammalarsi vestita così. Mia madre se ne innamorò subito e quando la vedeva passare non perdeva occasione di seguirne gli spostamenti con lo sguardo, per capire come facesse, con i suoi 102 anni, a vivere una vita più mondana di lei che aveva appena 40 anni. In breve tempo nacque un’amicizia e Anita, che aveva visto morire il marito, l’unico figlio e la nipote, non avendo più nessuno al mondo fu letteralmente adottata dalla nostra famiglia. Trascorreva i week end da noi e, come era prevedibile, divenne un’adorabile mascotte. Nel raccontarsi, apprendemmo che la sua vita, iniziata il 13 febbraio 1893, era stata costellata da tanti eventi, molti dei quali legati alla storia dell’Italia post Risorgimento e alle guerre mondiali, delle quali era stata, suo malgrado, spettatrice. Ci faceva sorridere quando in macchina, passando davanti alla statua di Giuseppe Garibaldi, salutava con un affettuoso “ciao Peppe” quell’eroe dei due mondi che era stato capace di unire l’Italia con una spedizione leggendaria e che era morto solo cinque anni prima della sua nascita.

In casa Anita non aveva termosifoni e neppure un camino, ma diceva di non sentire freddo. Prima di andare a letto diceva di bere la Sambuca, un liquore dolce che la riscaldava dentro e che la faceva addormentare. Ma la cosa incredibile era la sua dieta. Anita non cucinava, perché usare il gas non la faceva sentire sicura. Così, visti anche i pochi soldi a disposizione, al mattino comprava un pezzetto di formaggio e un piccolo panino, che mangiava con gusto nell’unico pasto che faceva ogni giorno di ogni stagione dell’anno. La sua alimentazione spartana e lo stile di vita semplice ed essenziale non ha mai minato il suo stato di salute, tanto che quando trascorreva il week end da noi, facevamo attenzione a che assaggiasse i piatti che preparavamo con parsimonia, per non appesantire il suo piccolo stomaco e rompere un equilibrio che, in un modo o nell’altro, le aveva consentito di superare il secolo di vita in ottima salute. Anita è entrata nei nostri cuori e ci ha lasciato improvvisamente una notte, qualche anno dopo averla conosciuta e amata, a 105 anni. Non ha mai avuto un cappotto, ha continuato a bere Sambuca fino alla fine ed è morta senza perdere mai, neppure per un attimo, la sua concentrazione sulla vita.

Ho voluto condividere con te questo ricordo per farti capire che l’alimentazione è la prima forma di cura del nostro corpo e più è raffinata e più è letale per il nostro organismo.

Non sono le cattive abitudini che contano, ma quelle buone, dice Socrate a Dan deciso più che mai a diventare un “guerriero di pace”, ed è vero. “Ciò significa che le tue buone abitudini devono diventare così potenti da annullare quelle che sono diventate inutili”.

“Occorre mangiare solo ciò che è salutare e solo nella quantità necessaria”, dice Socrate e, se non avessi il libro di Dan Millman tra le mani, penserei che a dirmelo sia mia nonna. Anche lei mi diceva sempre la stessa cosa e lo faceva anche cantandomi quella famosa nenia per bambini che recitava “andiamo a tavola, bambini cari…  tutto buonissimo, tutto mi piace, chi mangia troppo è una vergogna…”, capisci? Mangiare troppo era una vergogna, perché bisognava mangiare solo ciò che è necessario e, per dirla ancora con le parole del nostro Socrate, “per apprezzare quello che chiami naturale, devi affinare i tuoi istinti. Devi diventare naturale”.

Da anni, da molto prima di leggere questo libro, ho imparato a godermi tutto il processo: la fame che precede il momento di nutrirmi, l’attenta preparazione del cibo, l’allestimento di una bella tavola, masticare, respirare, annusare, gustare, ingoiare… e alla fine, proprio come dice Socrate, “la sensazione di leggerezza e di energia”. Soprattutto ho imparato ad apprezzare i pasti semplici, tanto che le verdure, preparate secondo la tradizione di mia nonna, sono diventate pietanza e non contorno nella mia dieta quotidiana. Non è stata una fatica e quella che, inizialmente, era apparsa come una rinuncia ad alcune golosità, è oggi uno stile di vita, una buona abitudine che metto in pratica senza accorgermene.

cibo e salute - life forum - life strategies“Il piacere che ricavi dal cibo – dice il maestro a Dan – è molto più del gusto che sentono le tue papille e della sensazione della pancia piena…devi eliminare tutti i cibi che contengono zucchero raffinato, farina bianca, carne e uova, caffè, alcol, tabacco…mangerai frutta fresca e verdura cruda, cereali e legumi…potrai fare colazione con frutta fresca e ogni tanto dello yogurt.  A pranzo, che è il pasto principale, insalata verde, patate al forno o al vapore, pane integrale o semi tostati. A cena, insalata cruda e, occasionalmente, verdure appena scottate al vapore… il tutto accompagnato con semi crudi non salati e con delle noci”.

Questi suggerimenti dati a Dan dal maestro Socrate sono solo un esempio del “come” e del “perché” occorra intraprendere un cammino di crescita personale che includa anche un atteggiamento di maggior rispetto e cura del proprio corpo, l’unico nel quale potremo vivere, almeno per quanto riguarda questa vita, ammesso che ce ne siano  altre.

L’addestramento di un “guerriero” prevede tante cose, inclusa l’acquisizione del giusto atteggiamento interiore per fondersi con la vita.

Le ultime parole del Buddha ai suoi discepoli furono: “IMPEGNATEVI CON TUTTE LE VOSTRE FORZE”. 

Sara Pagnanelli
Fondatrice di  Life Strategies

Sara Pagnanelli, Fondatrice e Vice Presidente Life Strategies

 

 

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