Queste ultime settimane sono caratterizzate da un lento e graduale ritorno alla normalità, ma non è affatto semplice. Le misure di prevenzione e contenimento per una possibile convivenza con il Coronavirus durante la ripresa delle attività sono ovviamente accompagnate da una costante attenzione. Viviamo in uno stato di allerta perenne, in un mondo fatto di distanza sociale, mascherine, standard di sicurezza nei luoghi commerciali, pubblici e al lavoro.
Il futuro fa paura
Il risultato è che molte persone stanno vivendo ancora uno stato di ansia per il futuro e fanno fatica a tornare alla vita di sempre. L’incertezza, economica e sociale, è quanto mai forte. Per la prima volta, l’intero pianeta si è trovato ad affrontare qualcosa di totalmente nuovo. Nessuno sa fare una previsione concreta sugli scenari futuri.
Il Ministero della Salute ha sottolineato che “la paura, la preoccupazione, l’incertezza e i fattori di stress costanti nella popolazione durante l’epidemia di Covid-19 possono portare a conseguenze a lungo termine all’interno della comunità, della famiglia e degli individui”.
Quando l’ansia è debilitante, occorre andare alla radice dello stato emotivo per risolverlo. Innanzitutto bisogna identificare quali sono i due aspetti che, fra tutti, potrebbero maggiormente concorrere a mantenere attivo lo stato di ansia:
- Il procrastinare
- La paura
Procrastinazione e paura
La procrastinazione è quell’atteggiamento psicologico che ti porta a ritardare un’attività, un’azione, anche se rimandare potrebbe avere conseguenze future negative. Chi procrastina, mette in atto una forma di evitamento di qualcosa che, molto spesso, spaventa. Va da sé che le vicende di questi ultimi mesi creano un terreno assai fertile per comportamenti come questi. Di fatti, il procrastinare procede di pari passo con la paura. La paura, lo sappiamo, ci salva la vita. Citando il dizionario Treccani:
“La paura è quello stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso, […] assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente”.
Questa emozione primaria, dunque, subentra quando avvertiamo un pericolo, sia esso di natura fisica o mentale. Ecco cosa accade a livello biologico: il nostro cervello capta un rischio e invia un segnale specifico alle ghiandole surrenali, le quali producono adrenalina. Questo processo permette la contrazione dei muscoli, tipica reazione di chi sta per “tagliare la corda”.
Di fronte alle paure reali, quelle che ci permettono di scappare, lo stress si scarica con la fuga o con l’attacco. È lo stesso istinto che hanno gli animali e che può effettivamente salvare la vita. L’abbiamo ereditato dai nostri antenati. Era proprio la paura ad assicurarci la salvezza e la sopravvivenza, perché ci consentiva di combattere un animale selvatico o di scappare di fronte ad esso.
Una risposta allo stress
Ovviamente, con tutto ciò che è accaduto, l’ansia per la nostra salute, per quella dei nostri cari, per l’economia e per il futuro si è drasticamente accentuata. Il dover vivere perennemente in questo stato emotivo ci causa contrazione muscolare, che non è altro che stress.
Lo stress, quando non viene “scaricato”, resta lì, ci rimane dentro.
La chiave per affrontare le emozioni che si basano sullo stress, quando non sono ancora invalidanti, sta nel prepararci all’emergenza.
Ma se inneschiamo la risposta allo stress più volte al giorno, ci ritroviamo a vivere nella stessa dimensione dello stress, perché produciamo troppa adrenalina e acido lattico. Questa nostra risposta “ci costa troppo”, ci affatica, ci indebolisce, attaccando il nostro sistema immunitario.
Un’alternativa ci viene suggerita dagli studi condotti dall’Istituto HeartMath, i cui programmi di gestione dello stress sono stati impiegati in tutti i corpi dell’esercito americano. Le ricerche di questo Istituto hanno rivelato che concentrarsi sul cuore in quanto organo riduce in modo misurabile la presenza di ormoni da stress, aumenta il DHEA e altri livelli di ormoni anti-invecchiamento, consentendo il massimo delle prestazioni in molte situazioni diverse. Questo avviene perché, quando si sposta l’attenzione dalla mente al cuore, il corpo si rilassa e dal cervello arrivano input chimici positivi, che inducono a un rilassamento naturale.
Ma come si fa a spostare il focus dalla mente al cuore?
La tecnica dell’Havening®
Con la tecnica dell’Havening®, nota come Terapia psicosensoriale, anche in mezzo al caos della vita quotidiana, è possibile interrompere la risposta allo stress, in favore di una sensazione di rilassata prontezza ed equilibrio emotivo.
Portando un immediato beneficio in termini di rilassamento, la tecnica dell’Havening ® può fornire informazioni dettagliate sulle azioni che si possono intraprendere per rendere le nostre situazioni più simili a come le desideriamo. Tristezza, stress, senso di costrizione: sono stati d’animo sui quali possiamo intervenire con efficacia, attraverso tocchi ripetuti su parti del corpo, specifici movimenti oculari e visualizzazioni.
Questa tecnica combina:
- Schemi di rassicurazione, le stesse che consentono a una madre di confortare il suo bambino
- Sequenze che hanno l’obiettivo di abbattere le associazioni che hanno scatenato sentimenti infelici.
Nel tempo, praticando questa tecnica, è possibile persino incidere sul modo in cui il cervello elabora pensieri e sentimenti e, a mano a mano, recuperare motivazione e sicurezza in noi stessi.