Possiamo raggiungere risultati diversi se facciamo sempre la stessa cosa?

Possiamo raggiungere risultati diversi se facciamo sempre la stessa cosa?

Spesso si dice: “La vita non è un film”. Eppure, tutti noi recitiamo una parte. E questo, lungi dall’essere un tema morale sull’indossare maschere o recitare, ha a che fare con il concetto di cambiamento. Adattarsi ai diversi contesti è utile e necessario. Le situazioni più difficili da leggere, però, sono quelle in cui ciò che stiamo facendo ci sembra frutto del nostro volere senza accorgerci che stiamo recitando un copione già scritto. E il problema è che lo abbiamo scritto noi.

Certi comportamenti, che ci sembrano totalmente dipendenti dal nostro intelletto, in realtà sono stati – e sono ancora – influenzati da tutte le esperienze, dalla cultura e dalle credenze con cui siamo cresciuti e nelle quali siamo immersi.
Riuscire a distinguere le situazioni nelle quali agiamo usando solo la nostra testa e quelle in cui siamo attori involontari di un copione è insidioso e richiede molta attenzione. Dovremmo, oltre che essere attori, diventare anche registi e sceneggiatori del film che stiamo recitando.

Fortunatamente per noi, i copioni che tendiamo a recitare non sono infiniti e una volta individuati possono essere facilmente riscritti, in modo da compiere davvero la scelta che, a rigor di logica, risulta migliore.

Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta, definisce questi copioni come “Psicotrappole”. Sulla base di un’esperienza trentennale in cui ha trattato con successo oltre 15.000 casi, il Prof. Nardone ha individuato 7 modelli di trappole del pensiero, in cui spesso cadiamo e che non ci permettono di compiere le scelte migliori.

L’inganno delle aspettative

Chi non è mai stato deluso una volta da una persona? La cosa brucia di più quando a farlo è una persona a noi cara. Ma quello che dobbiamo chiederci è: su quali basi abbiamo poggiato le nostre aspettative?

È infatti una tendenza insita nell’uomo quella di attribuire ad altri le proprie percezioni e convinzioni, aspettandosi in risposta reazioni conseguenti. Ma se si tiene conto che ognuno di noi si è evoluto attraverso esperienze differenti ed è dotato di caratteristiche bio-psicologiche del tutto originali e irripetibili, questa attribuzione non ha alcun senso. Purtroppo, questa trappola si estende pressoché a tutte le sfere della nostra esistenza. Possiamo infatti essere vittime delle nostre aspettative non solo nei confronti degli altri, ma anche e soprattutto riguardo noi stessi. Quante volte abbiamo pensato che sarebbe giusto fare più attività fisica o passare più tempo in famiglia e poi abbiamo fatto altro?

Per non incorrere in questo errore è necessario evitare di irrigidirci nella nostra prospettiva come se fosse l’unica e la migliore. Occorre imparare a metterci nei panni degli altri e ad analizzare le questioni partendo non solo dal proprio punto di vista, ma anche da quello delle altre persone.

L’illusione della conoscenza definitiva

Questa trappola riguarda l’illusione tipica dell’uomo moderno di dominare ogni cosa attraverso la conoscenza. Quest’ultima ci è certamente utile ed è la molla che ci fa progredire, ma spesso tendiamo a sopravvalutarne la portata, specie quando ci troviamo di fronte a eventi dettati dal caso. Nel farlo, soddisfiamo il nostro bisogno naturale di sentirci rassicurati, ma al contempo commettiamo anche un grossolano errore di valutazione.

Quando dobbiamo prendere una decisione, l’attenzione deve focalizzarsi su una domanda: sto cercando le informazioni che mi rassicurano nella scelta o sto cercando di scoprire la verità e di comportarmi di conseguenza?

Il mito del ragionamento perfetto

Mentre le prime due trappole sono insite nella maggior parte delle persone, il mito del ragionamento perfetto è tipico degli individui maggiormente intelligenti e intellettualmente più elevati. Secondo questo mito, attraverso il ragionamento che rispetta i criteri della logica razionale si possano affrontare tutti i problemi e le difficoltà della vita.

Ma siamo davvero così intelligenti da poter trovare una soluzione a qualsiasi tipo di problema col solo ragionamento?

Hegel diceva: “Se la teoria non concorda con i fatti, tanto peggio per i fatti”. Provate a spiegare ai vostri collaboratori o al vostro capo che non è il vostro progetto ad essere sbagliato, ma che è l’obiettivo aziendale a non essere in grado di renderlo realizzabile.

Per evitare un’ingloriosa presentazione aziendale, bisogna valutare se ciascuno dei singoli passaggi del nostro ragionamento possa essere espresso solo tramite strumenti logico-matematici. Nel caso non sia possibile e la nostra idea sia influenzata da altri fattori (emozioni e sensazioni personali), occorre fermarsi.

Lo sento quindi è così

Da un lato c’è una fede cieca nella capacità dell’uomo di poter ragionare su tutto (il mito del ragionamento perfetto), dall’altro il lasciarsi trasportare da sensazioni che non sono corroborate dai fatti (lo sento, quindi è così).

Il “sesto senso” o istinto può fare più danni che altro. La trappola del “me lo sento, quindi è così” non solo può portare a valutazioni erronee, ma può anche innescare un meccanismo detto “profezia che si auto-avvera”: vengono attribuite a qualcuno o qualcosa certe proprietà senza averne alcuna prova tangibile. È come se indossassimo delle lenti deformanti che alterano la percezione di quello che abbiamo intorno.

Per evitare questa trappola, è necessario che l’intuizione sia sostenuta da fatti concreti, che il “sentire” sia seguito dal “toccare” con mano. Insomma, siate dei San Tommaso e siatelo soprattutto nei confronti delle vostre stesse percezioni!

Il pensare positivo

Il pensiero positivo e l’ottimismo sono strumenti molto utili se gestiti propriamente. Diventano però un problema quando la loro applicazione si limita semplicemente al ripetersi davanti allo specchio: “Ce la farò, ce la farò, ce la farò”.

Se basiamo la nostra capacità di produrre dei cambiamenti reali solo sull’ottimismo, poggiamo il nostro benessere su fragili fondamenta, che verranno spazzate via al primo soffio di vento.

Per evitare questa trappola, bisogna eludere la tendenza a creare illusioni volontarie, basando invece i nostri sforzi su un’efficacia comprovata e non su fantastiche quanto fragili chimere.

Coerenza ad ogni costo

Nonostante ci ripetiamo spesso che solo gli stupidi non cambiamo idea, la coerenza con i nostri valori rimane per molti un motivo di vanto, tanto che spesso siamo disposti a tutto pur di non retrocedere dalla nostra posizione, anche quando ci dimostrano che stiamo sbagliando. Semplicemente ci affezioniamo alle nostre idee e poi ci dispiace vederle smontate dalle parole altrui.

Di coerenza muoiono tante aziende ogni anno: per rimanere fedeli alla mission che le ha portate al successo, non si evolvono per adattarsi agli sviluppi e ai mutamenti dei mercati (vedi Kodak e Blockbuster). Per prevenire questa trappola è necessario imparare ad accettare le incoerenze: sia quelle altrui che le proprie.

L’ambivalenza è connaturata nell’essere umano, non dobbiamo avere paura di fare un passo indietro. Come diceva Walt Withman: “Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Contengo moltitudini.

Sopravvalutare e sottovalutare

Due lati della stessa medaglia, una medaglia ben costosa però. Tendiamo infatti a sopravvalutare le doti delle persone che ci piacciono e a sottostimare quelle che non ci vanno a genio. Ma costruire un ambiente artificiale in cui gli amici sono belli e bravi e quelli che non ci sono simpatici buoni a nulla e raccomandati ci porterà prima o poi a dover fare i conti con la realtà.

Per evitare di cadere in questa trappola, è necessario collezionare quanti più pareri possibili su una determinata idea o su una persona. Soprattutto occorre fare in modo che questi pareri non arrivino solo da persone che sono disposte a darci sempre ragione. Volendo interpretare in un altro modo il detto popolare: “Tenetevi vicini gli amici e ancora più vicini i nemici”, possiamo dire che la vicinanza con persone a noi sgradite potrebbe non essere un male così grande. Mettiamo alla prova i nostri giudizi, chiunque essi riguardino.

Queste 7 trappole del pensiero sono state individuate dal Prof. Giorgio Nardone che, negli oltre 15.000 casi trattati, ha raggiunto una percentuale di risoluzione del 89%.

Se, infatti, esistono le trappole (che ci creiamo da soli), esistono anche le soluzioni.

Il professor Giorgio Nardone sarà il protagonista di alcuni corsi di Life Strategies. Puoi vedere tutti i dettagli sul programma cliccando qui!

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