L’arte di cercare soluzioni: i 7 passi del Problem Solving Strategico®

soluzioni

Soluzioni e problemi

Lo stesso problema, in momenti diversi, richiede soluzioni diverse. Eppure, c’è la tendenza, tipicamente umana, a creare mappe associative e ad applicare la stessa soluzione a problemi simili o a situazioni simili.

In questo modo, continuiamo a inciampare in una trappola che abbiamo costruito noi stessi, dalla quale non sappiamo come uscire e che continuiamo a scavare sotto i piedi.

“Di fronte a situazioni complesse non abbiamo bisogno di semplificare banalmente, ma di tecniche che ci permettono di ridurre la complessità a qualcosa di gestibile”,

dice il prof. Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta il cui contributo scientifico e applicativo rappresenta una vera e propria “scuola di pensiero” alla quale si ispirano studiosi, terapeuti e manager di tutto il mondo.

Il Problem Solving Strategico® è il modello sviluppato dal professore in maniera originale e che ci consente di affrontare i problemi spingendoci oltre le solite e consuete forme di ragionamento.

Vediamo insieme quali sono i 7 passi del Problem Solving Strategico®.

1 – Definire il problema

Il più delle volte, definire il problema viene ritenuto un passaggio ovvio, superfluo, ma non c’è niente di più fuorviante. Bisogna al contrario parlare del problema, sviscerarlo, anche se ci sembra di perdere tempo. Stiamo “partendo dopo, per arrivare prima”: quanto più tempo spendiamo per definire il problema, tanto più ne risparmieremo dopo per trovare la soluzione.

Tutti noi abbiamo la tendenza a voler cercare nella realtà ciò che conferma le nostre idee, desideri, convinzioni e sensazioni. La vera maestria sta nel cercare di guardare il problema da più angolazioni e prospettive. In questo caso aiuta immaginare come potrebbero percepire e valutare il problema altre persone a noi care.

Ulisse si fece legare all’albero maestro della sua nave per non cadere inevitabilmente in trappola a causa del richiamo delle sirene: noi dovremmo comportarci similmente e far sì che la mente non ricada in autoinganni.

2 – Concordare l’obiettivo

Dopo aver chiarito, con noi stessi o con gli altri, qual è il problema, è giunto il momento di descrivere quali sarebbero i cambiamenti concreti che, una volta
realizzati, farebbero affermare con certezza che esso è stato risolto. È un passo importante per figurarsi quali sono i cambiamenti necessari per realizzare lo scopo desiderato. La resistenza al cambiamento, conscia o inconscia che sia, è prerogativa umana: ecco perché la costruzione mentale dei propri desideri rappresenta una tappa fondamentale del Problem Solving Strategico®.

3 – Valutare le tentate soluzioni

La terza fase consiste nell’individuazione e nella valutazione di tutti i tentativi fallimentari che abbiamo messo in tavola per cercare di risolvere quel problema. La soluzione passa da qui: attraverso quei tentativi che non hanno avuto successo. Ad esempio, una persona che ha la fobia di parlare in pubblico cerca, solitamente, di evitare quella situazione. Questo rappresenta un tentativo fallimentare, che alimenta la stessa paura: il timore evitato ci fa sentire “in salvo” ma, allo stesso tempo, non farà altro che confermarci la nostra incapacità personale di affrontare quella cosa (parlare in pubblico) fino a trasformarla in panico vero e proprio.

Porre l’attenzione sui tentativi fallimentari che abbiamo messo in atto ci solleva dalla trappola, tutta umana, di sforzarci continuamente a trovare soluzioni, ancor prima di aver indagato su ciò che non funziona. Questa terza fase serve per predisporre la nostra mente e a cercare possibili soluzioni alternative.

4 – La tecnica del come peggiorare

Occorre ora porre a se stessi una semplice domanda: “Se volessi far peggiorare ulteriormente la situazione invece  di migliorarla, come potrei fare?” A questo punto bisogna immaginarsi per bene e nel dettaglio tutte le  possibili modalità.

La tecnica del come peggiorare riesce a diffondere una vera e propria avversione verso tutte le possibili azioni fallimentari descritte. Si farà strada anche il sentimento di consapevolezza che le tentate soluzioni hanno mantenuto vivo il problema finora e ciò contribuirà alla crescita di una forte leva motivazionale propulsiva.

5 – La tecnica dello scenario oltre il problema

La quinta fase consiste nell’immaginare, in modo dettagliato,  gli scenari che si presenterebbero al di là del problema. In altre parole, dobbiamo figurarci mentalmente quali sarebbero tutte le caratteristiche della situazione ideale risolta. 

Via libera all’immaginazione! Ci permetterà, in un secondo momento, di individuare quegli aspetti che sono concretamente realizzabili.

La tecnica dello scenario oltre il problema ci aiuta anche a capire le possibili controindicazioni indesiderate della realizzazione del nostro progetto e, eventualmente, a gestirle preventivamente.

6 – La tecnica dello scalatore, o dei piccoli passi

Ora non resta altro da fare che concentrarci sulla nostra scelta, partendo dal più piccolo, importante, passo. È spesso difficile capire quale sia il primo intervento da realizzare: la tecnica dello scalatore, o dei piccoli passi, ci viene in aiuto in questo senso. 

La tecnica consiste nel pensare a come farebbe uno scalatore che vuole raggiungere la vetta di una montagna alta. Lo scalatore, infatti, invece di partire dalla base della montagna, studia il suo percorso iniziando dalla vetta e procedendo a ritroso fino al punto di partenza.  Ciò consente di evitare quei percorsi fuorvianti che potrebbero allontanarci dal nostro obiettivo e, al tempo stesso, di figurarci pian piano di fronte a noi il percorso minimo, concretamente realizzabile.

7 – Aggiustare progressivamente il tiro

Un problema complesso può richiedere più di una soluzione. È molto importante, poi, affrontare un problema alla volta, iniziando da quello più accessibile sul momento.

Una volta risolto il primo, è possibile procedere con il secondo e così via, mantenendo però la visione globale sulle possibili interazioni e concatenazioni dei problemi. 

L’intento? Aggiustare progressivamente il tiro, non dimenticandoci mai il nostro ambito desiderio. Dobbiamo essere flessibili e agire in modo dinamico per far fronte a tutti quei cambiamenti, inevitabili, che si presenteranno man mano nel nostro percorso.

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