La storia di Chiara, che aveva dei confini troppo stretti

come superare i propri limiti

Chiara è una donna come tante: fa quello che fanno tutti, vive una quotidianità nella norma.

Dentro di lei, però, sente il disagio di un tempo che scorre sempre uguale, privo di prospettive, senza la possibilità di realizzare i suoi desideri più profondi. Guarda fuori dalla finestra. Ormai è estate e il volo degli uccelli le pare un’espressione di libertà che a lei non è concessa. Chiara è un po’ come tutti noi e la sua storia è come la nostra, quella che possiamo osservare se abbiamo la forza di guardarci dentro e superare i nostri confini, fino a raggiungere un cambiamento, il punto di svolta oltre il quale volere sempre di più, con felicità e anche un pizzico di tenacia. 

Lo scrittore e filologo Igor Sibaldi sarebbe fiero della volontà di Chiara raggiungere la libertà di quei voli che osservava dalla finestra e che l’hanno portata al punto di svolta verso un futuro diverso. 

L’inizio del viaggio: il tuffo nei problemi

Chiara inizia questo viaggio all’improvviso. Il mondo che le sta attorno ha fissato delle rigide regole che osserva da tempo: i doveri quotidiani, che tracciano un passato pesante e un futuro rigido, devono essere controllati in ogni aspetto per essere giudicata “brava, buona e bella”.

Pian piano si è lasciata trasportare in un mondo stretto e costretto, senza spazi di espressione creativa. Il “dovere” è il mantra di ogni giorno. Il “non sentirsi a suo agio” in queste regole è dovuto al suo vissuto personale e alla sua relazione con il sistema di controllo che c’è attorno a lei, ma soprattutto dentro di lei.

“Ho sempre questa esigenza di tenere tutto sotto controllo, in ogni istante del giorno e della notte”.

Del resto, non farlo comporta il non rispettare le regole che impongono di essere bravi e diligenti. Non farlo non è contemplato: è come se, venendo meno alle regole, il mondo potesse crollare. Chiara è come sdoppiata. Una parte di lei è consapevole di ciò che sta accadendo e del grigiore di cui si colora vivendo sotto quelle regole quotidiane: si osserva dall’esterno e vede che dentro di lei c’è una seconda Chiara. L’altra se stessa è tenace nel mantenere il controllo. Una parte di lei, infatti, è completamente immersa in un mondo di regole, perfettamente immedesimata nei ruoli quotidiani di madre, moglie, lavoratrice, figlia, consumatrice, sportiva, schierata politicamente, e così via. Va dritta verso il suo obiettivo di efficienza quotidiana.

L’altra Chiara, la prima, riesce ad osservarla perché è oltre, ma il suo alito di vento a volte è lontano: si trova in un punto un po’ più in là, legata alla speranza che da quel tunnel senza luce si possa anche uscire.

La Chiara Autòs, cioè la Chiara un po’ rigida e immersa nei doveri, rinchiusa nell’orizzonte ristretto della mente ordinaria, non vuole assolutamente perdere il controllo. L’Autòs di Chiara non vuole demordere e fa scelte che la allontanano da quel cambiamento che assume l’aspetto delle paure più grandi.

Il cambiamento è l’esatto opposto del controllo.
Il cambiamento fa paura.

Dal controllo al cambiamento

Così ragiona la mente, mantenendoci nel tanto rassicurante status quo.
È così che veniamo addomesticati nei nostri sistemi sociali, di credenze, politici, religiosi. È una versione collettiva di una mente che vuole rimanere ancorata a ciò che conosce, che è facilmente gestibile e controllabile.

Chiara sa che per uscire dalle regole che non le consentono di esprimere ciò che ha dentro deve affrontare un cambiamento e quindi perdere il controllo.

Chi controlla non è mai disposto a cedere spazio: grande energia viene spesa affinché non avvengano cambiamenti che modifichino lo stato delle cose, anche dentro di noi.
Quando siamo immersi nel nostro status quo spendiamo molta energia per cercare di rimanervi e sentirci al sicuro, convinti che ogni cambiamento porterebbe grandi disastri, sofferenze, perdite.
Eppure, non ci rendiamo conto che siamo noi stessi i nostri carcerieri.

Questo è il fulcro. Questo è il centro.
Per vederlo, però, bisogna librarsi in alto.

Non è come quando dici le bugie

Chiara lo capisce questo fulcro. Lo ammette. Si rende conto che accorgersi di avere un Autòs interiore molto spaventato, ma anche fortemente al comando, non è come quando dici una bugia e vieni scoperto. Quando la tua bugia viene scoperta, il palcoscenico cade e tutto il mondo si riorganizza attorno alla nuova realtà, ripartendo su una strada diversa, non menzognera: sei stata scoperta e ricominci con un’altra azione. No, non funziona così con la nostra testolina. Ogni giorno bisogna ammetterlo, esercitarsi, prendere confidenza, tentare nuove strade perché Autòs, la sua paura e il suo bisogno di controllo avranno sempre voglia di tornare nel piccolo mondo che già conoscono. Noi non siamo fatti per rimanere nel mondo conosciuto: quella parte di noi che ama il controllo ci è utile per le azioni pratiche quotidiane, che non dobbiamo re-imparare ogni volta. Per il resto, siamo scoperta, immaginazione, stupore e questo è ciò che Chiara da qualche parte manteneva vivo.

È quello che ciascuno di noi, in fondo, sa.

Poi tutto cambia se si esce dai propri confini

Come fa Chiara ad attivare la forza del cambiamento?

La storia di Chiara ci aiuta a scorgere alcuni schemi che possono valere anche per noi, per uscire da quei confini per i quali non siamo fatti, attraversando il deserto di cui parla Igor Sibaldi. Chiara fa una cosa mentre compie il suo percorso: si proietta idealmente nel suo futuro. Immagina se stessa in un periodo in cui è una persona diversa, fa cose diverse, si sente entusiasta, realizza alcuni suoi progetti che da tempo vede come possibilità lontane. Si sente felice e libera. Chiara visualizza un futuro che non c’è, ma che inizia a vedere come possibile: lei vuole uscire dalla realtà attuale che le sta stretta e diventare la Chiara che è nel suo futuro immaginato. Un futuro in cui non fa solo quello che fanno tutti, in cui è una persona normalissima, ma in cui è anche felice e libera da quel mondo così stretto che sta vivendo ora. Si toglie di dosso un vestito che la infastidisce e la costringe in una condizione asfissiante.

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 Questa problematica, in quel futuro, non la rappresenta più e ciò che vede di sé tra qualche anno è una condizione di grandi possibilità.

Chiara, metafisicamente parlando, inizia a vivere secondo il principio di scopo, abbandonando il principio di causa-effetto: il futuro che vuole la aiuta a cambiare il presente affinché tutto si avveri. Così è stato e così è sempre, per chiunque di noi.

La libertà come desiderio

“Non ero libera di scegliere perché sottostavo morbosamente a leggi e legacci che io stessa mi ero creata.”

Il tema della libertà ritorna spesso nella storia di Chiara: non si sente libera e questa condizione inizia a generare in lei un desiderio che, pian piano, riduce la forza di Chiara Autòs a tal punto da poter immaginare un momento in cui nuove porte si spalancano. Il cambiamento è stato desiderato.

Un ricordo fa capolino nel suo presente, fra un problema e l’altro: devi solo vivere la vita. Si accorge che non sta vivendo, che è sempre occupata a pensare a come rimanere nei suoi problemi, così rassicuranti. La strada che ha intrapreso è una strada che ha percorso da sola, dentro di sé, anche se accanto ha avuto tante persone che hanno continuato a starle vicino.
Perché, come lei stessa dice, “non c’è nessuno che possa davvero vedere e sentire quel che hai dentro” ad eccezione di quella Chiara che, da qualche parte, vedeva la vita scorrere e che, a un certo punto, ha desiderato un futuro diverso.

La strada del guerriero è la strada di tutti noi

Non si tratta propriamente di battaglie, anche se portiamo addosso una serie di cicatrici ideali, raccolte nel corso di prove, scoperte e tentativi, a volte estremamente dolorosi. Dice Sibaldi:

“Se tu scopri, non puoi sbagliare. Si comincia a sbagliare non appena si smette di scoprire”.

E se scrivessi “Non ascoltare gli altri, che non sanno quello che dicono” non sapresti dirmi se a dirlo sia stata Chiara o Igor Sibaldi. Ma non ha importanza, purché possa ispirare. Chiara il suo percorso lo ha fatto. Si è aggrappata alla vita e ha lasciato il suo passato, con una grande forza di perdono verso se stessa che l’ha portata avanti, verso quel futuro che continuamente si crea e si ricrea con nuovi desideri. Sa che non le basta e non le basterà mai. Chiara ha esteso così tanto i suoi confini da essersi abituata a un Io molto più vasto, che non vuole smettere di fare nuove scoperte. Ha avuto una volontà talmente potente che oggi vive di entusiasmo, con una visione avida di futuro e di desideri perché “i problemi ti portano giù, ma io voglio salire sempre più su”. Nei suoi occhi passa l’immagine di una forza realizzatrice che, se ha saputo trovare lei, potrà trovare anche noi tutti.

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